ALIBI Online ha intervistato Flavia Amabile, giornalista de La Stampa e co-autrice (insieme a Marco Tosatti) de I Baroni di Aleppo, edito da La Lepre Edizioni, storia di un Paese – la Siria – e insieme di una dinastia di albergatori armeni – i Mazloumian – vista attraverso le vicende che hanno avuto come teatro e oggetto del desiderio il più affascinante hotel del Medio Oriente: il Baron di Aleppo.
L’intervista viene pubblicata con l’imprimatur di Marco Tosatti.
Perché avete scelto di raccontare la storia del Baron?
Nel 1994 stavo scrivendo una guida sulla Siria. Su una guida di Hotels letterari del mondo leggemmo di un albergo di Aleppo dove si conservavano le ricevute di uno champagne “non bevuto” da Lawrence d’Arabia, grande archeologo, grande spia, ma soprattutto astemio. Il dettaglio ci incuriosì, e fu così che capitammo al Baron.
L’atmosfera di quel luogo completamente avulso da quanto lo circondava, l’aspetto di una barca consumata da troppo mare e anche di quello mosso, come avremmo scritto nel libro, ci conquistò. Da giornalisti quali siamo, iniziammo a chiedere informazioni, e poi un appuntamento con il proprietario. Quando ci raccontò la storia della famiglia e dell’albergo non avemmo dubbi: andava scritta in un libro.

Quali fonti avete utilizzato per la vostra ricerca?
Innanzitutto abbiamo parlato a lungo con l’ultimo proprietario del Baron. Dopo quel primo viaggio ne seguì un altro, con l’unico obiettivo di raccogliere quanto più materiale era possibile. Parlavamo con lui la sera fino a notte fonda e durante il giorno andavamo in giro per biblioteche o per famiglie armene alla ricerca di notizie. Qualcos’altro l’abbiamo trovato anche a Parigi dove esiste un ricco archivio di storia armena.

Com’è stato lavorare in due, con Marco Tosatti? Vi siete divisi i compiti?
No, abbiamo lavorato il più possibile insieme. Non è stato facile ma anche la storia è stata scritta insieme. Iniziava uno di noi con una versione di un capitolo, quando terminava la passava all’altro che interveniva, correggeva, spesso riscriveva. Il risultato di questa lotta a suon di parole è il libro che poi è stato pubblicato.
Quale particolare o personaggio incontrato durante la ricerca vi ha affascinato maggiormente?
Molti personaggi di questa famiglia ci hanno conquistati, impossibile dirne uno. C’è il capostitipite, il vecchio Krikor, che ha il coraggio e la lungimiranza di prendere moglie e figli e abbandonare la terra e la casa quando il grande genocidio degli armeni realizzato dai turchi nel 1915 era solo una paura lontana. Inventa una nuova vita creando il primo albergo di Aleppo. C’è la moglie Ieranik che nel pieno dello sterminio riesce a salvare migliaia di armeni con il suo ingegno. C’è il nipote di Krikor, Koko, il vero protagonista della storia, un eroe triste, uomo affascinante, carismatico, poliedrico, abituato a conversare con Agatha Christie e Rockfeller, si troverà ad affrontare la parte più difficile della storia del Baron, la svolta che porterà ad un inesorabile declino. C’è Sally, la moglie, di origine inglese, sbarcata ad Aleppo nel 1945 per fuggire da una Londra incupita dalla guerra. All’inizio la nuova città le sembra un paradiso, si innamora di Koko e lo sposa senza immaginare che il destino le sta preparando un brutto scherzo.

Che cosa rimane oggi del Baron e del suo mito?
Un ricordo che resiste al tempo, una memoria che si rinnova di viaggiatore in viaggiatore. Chiunque capiti ad Aleppo, e abbia letto qualcosa sull’albergo, finisce per andare a dargli un’occhiata. E un pezzo di storia che è stata scritta proprio nelle sue stanze.
A cura di Saul Stucchi
Le foto del Baron Hotel sono di Rafael Gomez Carrera (¡muchas gracias, Rafa!)
Flavia Amabile è giornalista de La Stampa e autrice di libri di viaggio. Con La Lepre Edizioni ha pubblicato Fiordamalfi (2009); ancora in coppia con Marco Tosatti ha scritto Mussa Dagh. Gli eroi traditi (Mursia, 2005). Per i tipi di Perdisa ha invece pubblicato Mangiare per strada (2004).
Flavia Amabile
Marco Tosatti
I Baroni di Aleppo
La Lepre Edizioni
2009, 208 pp., 16.00 €