Non aspettatevi fotografie spettacolari, realizzate con una tecnica “rivoluzionaria”. Le immagini immortalate da Ernesto Guevara, esposte al Museo di Roma in Trastevere fino al prossimo 11 settembre nella mostra Che Guevara fotografo. El pensamiento y la mirada, sono piuttosto la testimonianza diretta di una passione personale e il documento di un’epoca, vista attraverso gli occhi – e con la mediazione dell’obiettivo della macchina fotografica – del Che. La qualità degli scatti è raramente degna di essere definita artistica, né questo doveva essere lo scopo con cui Guevara li realizzò durante i suoi numerosi viaggi in giro per il mondo. Il pannello cronologico posto all’inizio del percorso espositivo ne ripercorre la biografia, dalla nascita a Rosario, in Argentina, nel 1928 alla tragica morte in Bolivia, nell’ottobre del 1967. La prima sala raccoglie molte foto scattate in Guatemala e Messico, soprattutto presso il sito archeologico di Chichén Itzá (alcune immagini sono stampate in formato molto piccolo), o durante la scalata del vulcano Popocatepetl.

Nel 1955 Guevara era a Città del Messico, dove immortalò alcuni momenti della seconda edizione dei Giochi panamericani. Una foto celebra il velocista Juan Carlos Miranda, suo connazionale: eccolo sull’attenti, sul gradino più alto del podio, in mezzo a due atleti statunitensi in posa più rilassata. Ci sono anche immagini a colori, per esempio quelle realizzate durante i viaggi in Indonesia e a Ceylon. Ritraggono templi e statue buddhiste. Quelle di Ceylon sembrano scattate con una maggiore consapevolezza artistica. Il tema dei viaggi è uno dei principali interessi dell’obiettivo del Che, insieme alla sua famiglia, a Cuba e agli autoritratti. Vediamo la Sfinge e le Piramidi, Toledo, i resti della città romana di Volubilis in Marocco, i paesi del Sud-Est asiatico. Si nota una certa predilezione per il taglio verticale, anche senza una precisa motivazione legata alla disposizione del soggetto inquadrato.

Nella serie che testimonia lo sviluppo industriale di Cuba (risalente al 1961, a due anni cioè dalla vittoria della rivoluzione castrista) si può dire del tutto assente l’afflato propagandistico di stile sovietico; le immagini sembrano piuttosto foto di documentazione. È invece negli autoritratti che Guevara dà il meglio di sé come fotografo. Risale al 1950 quello in sella alla bici, con tanto di camera d’aria di scorta a tracolla, scattato in patria a Cordoba. In altri si è colto in alcuni dei suoi celebri camuffamenti: sorprendentemente calvo (lui, la chioma più fluente della Rivoluzione), seduto in poltrona con un sigaro in bocca e la macchina fotografica posata sulle ginocchia, puntata verso lo specchio della porta. E poi ci sono le foto della famiglia, quadretti di intimità borghese (nel senso più neutro possibile del termine) che raccontano un mondo personale comune a milioni di noi.
Saul Stucchi

Che Guevara fotografo. El pensamiento y la mirada
Museo di Roma in Trastevere
Piazza S. Egidio 1B
Roma
Dal 17 giugno all’11 settembre 2011
Orari: da martedì a domenica 10.00-20.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietto: intero 6,50 €; ridotto 5,50 €
Informazioni:
Tel. 060608
www.museodiromaintrastevere.it