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Voi siete qui: Europa » In mezzo scorre il fiume Tago: mille chilometri nella Penisola Iberica

26 Giugno 2013

In mezzo scorre il fiume Tago: mille chilometri nella Penisola Iberica

HACE UN FRÍO DE MIL DEMONIOS. Fa un freddo pungente a metà maggio sulla Sierra di Albarracín, in Aragona. A pochi chilometri da dove nasce il fiume Tago, il passo di Puerto de El Cubillo, a 1617 metri di altezza sul livello del mare, è punteggiato da spruzzate dell’ultima nevicata. Un cartello annuncia la Mancha, mentre il cambio di asfalto testimonia – se ce ne fosse bisogno – che ogni mondo è paese e le comunità autonome spagnole non fanno eccezione alla regola.

Tago_1_1

 

Sono arrivato qui per dare inizio al mio viaggio lungo il fiume che divide in due la Penisola Iberica. Per ripassare i nomi dei cinque principali corsi d’acqua che la attraversano mi guardo la mano destra e immagino che il pollice sia l’Ebro, dal percorso vagamente diagonale, l’unico a finire nel Mediterraneo.

L’indice è il Duero che sfiora i 900 chilometri ed è il più settentrionale dei grandi fiumi che sfociano nell’Atlantico; l’anulare il Guadiana che si distende per circa 820 chilometri; il mignolo è il Guadalquivir, il più corto dei cinque, con i suoi 657 chilometri che gli permettono comunque di superare di un’onda il nostro Po (652 km). In mezzo sta il Tago, il più lungo di tutti (1.008 km), anche se per quanto riguarda l’ampiezza del bacino idrografico si piazza solo al terzo posto dopo il Duero e l’Ebro. Per seguirlo da fonte a foce, alla fine percorrerò in auto 2 mila chilometri in dieci giorni, da Valencia, sul Mediterraneo, a Trafaria, di fronte a Lisbona, “onde o Tejo se faz ao mar”, dove il Tago diventa mare.

Tago_1_3

L’anno scorso ho seguito con tre amici il corso del Tevere, dal Monte Fumaiolo sugli Appennini, allo sbocco nel Tirreno a Ostia. Quel viaggio è rimasto un costante punto di riferimento durante l’inseguimento del Tago. A cominciare dalla sua origine, a Frías de Albarracín sui Montes Universales, dove è stato eretto il Monumento al Nacimiento del Río Tajo con la personificazione del fiume, un gigante con la testa coronata da un cristallo di neve e la barba irrigidita dal gelo.

È affiancato sulla sua destra dalle raffigurazioni delle tre province che lo accolgono nel primo tratto: il torello simboleggia Teruel, il calice Cuenca, il cavaliere Guadalajara. Il luogo e il gruppo scultoreo (opera di José Gonzalvo Vives) differiscono molto da quelli che segnano la fonte tiberina: qui una larga spianata e statue dall’aria più simpatica che magniloquente, là un piccolo spiazzo in mezzo agli alberi sembra soffocare la pur minacciosa aquila di Roma.

Tago_1_2

“Serrano, alcarreño, manchego, toledano, extremeño”: Pedro De Lorenzo ha contato cinque “Tajos” nel suo viaggio lungo i fiumi della Penisola (1968): della Sierra, di Alcarria, della Mancha, di Toledo e dell’Estremadura.

Lo ricorda un cartello che racconta ai turisti (pochi per la verità, in questa stagione) la biografia del fiume. Nella commedia Doña Beatriz de Silva di Tirso de Molina il personaggio di Pedro Girón la sintetizza così alla regina Isabella:

“niño en Cuenca, en Toledo hombre
y en nuestra Lisboa, viejo”.

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Due volte ho toccato il fiume con mano. Letteralmente. Mentre sgorgava come una fontanella a Frías e dieci giorni dopo, seduto sui gradoni del nuovo lungo-Tejo della capitale portoghese, fingendo di non aver compreso il cartello che vieta di avvicinarsi all’acqua per il rischio di scivolarci dentro.

Tra i due estremi l’ho marcato più stretto che ho potuto, avvistandolo dai finestrini dell’auto che ho noleggiato a Valencia e che ho subito ribattezzato Rocinante, in doveroso omaggio all’ingenioso hidalgo della Mancha. Ho sostato sulle sue rive e l’ho attraversato numerose volte su ponti carichi di storia; l’ho visto ricevere le acque che generosamente gli tributano i suoi affluenti, scorrere placido tra castelli e pueblos, sorvolare da aquile, rondini e cicogne.
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Ne ho percorso un tratto in barca e un altro in vaporetto e in quelle occasioni ho ripensato a Giovan Battista Antonelli, l’ingegnere italiano che all’epoca di Filippo II operò con tenacia e sagacia perché divenisse navigabile, da Lisbona a Toledo (ma la sua opera venne vanificata e il progetto rimase solo un sogno…).

Mi ha regalato incontri molto piacevoli e istruttivi con persone che lo conoscono e amano profondamente e da anni combattono per difenderlo contro l’inquinamento e il drenaggio di risorse idriche. Conserverò questi tra i ricordi più intensi, insieme a panorami mozzafiato, come quello illuminato dalla luna piena che si rifletteva nelle sue acque ai piedi del ponte romano di Alcántara.

Senza mai perderlo di vista, ho ammirato tesori di arte e architettura di varie epoche, testimonianze delle diverse civiltà che si sono succedute lungo le sue rive. Ma ho anche visto i segni di una crisi economica che morde sempre più ferocemente la Penisola Iberica: alcune aree attraversate sono in assoluto le più colpite, con tassi di disoccupazione che superano il 30%!

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Nella lisboneta Praça do Comércio il Tago mi ha stupito fino alla commozione per la sua immensità che induce molti turisti a scambiarlo per l’Oceano (capitò anche a me, vent’anni fa, al mio primo arrivo in città): dalla sommità del Cristo-Rei sulla collina di Almada risulta ancora più stupefacente l’imponenza del suo ultimo tratto che già anela alla sterminata distesa oceanica, mentre dall’aereo – se si ha la fortuna di avere un posto sul lato giusto – si può comprendere la conformazione della foce e guardare più in là, perché “Pelo Tejo vai-se para o Mundo”, per il Tago si va per il Mondo, come ha scritto Alberto Caeiro (alias Fernando Pessoa).

Intanto ho capito che un fiume è come un libro: non va giudicato né dalla copertina (fonte) né dalla quarta (foce), ma lo si apprezza e lo si comprende pagina dopo pagina, chilometro dopo chilometro.

Nelle prossime puntate vi racconterò quello che più mi ha colpito nella mia “lettura” del Tago.


Saul Stucchi
Ringrazio di cuore gli amici e i lettori di ALIBI che hanno contribuito a co-finanziare il progetto “Io Tago”, rendendo possibile il mio viaggio – reportage. Grazie anche all’Ufficio Turistico del Portogallo per il prezioso sostegno.

DIDASCALIE:

  • Il Monumento al Nacimiento del Río Tajo a Frías de Albarracín.
  • La fonte del fiume Tago.
  • Il primo tratto del fiume, sulla Sierra di Albarracín.
  • Il Tago nei pressi di Zorita de los Canes (Guadalajara).
  • Il Tago (Tejo) nei pressi del castello di Almourol, in Portogallo.
  • Il Tago confluisce nell’Atlantico a Trafaria (sullo sfondo Lisbona).

Ufficio Spagnolo del Turismo
Via Broletto 30
Milano
www.spain.info
Ufficio Turistico del Portogallo
Via Paolo da Cannobio 8
Milano
www.visitportugal.com
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