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Voi siete qui: Biblioteca » Hans Tuzzi rievoca passioni e debolezze del magnate JP Morgan

20 Marzo 2013

Hans Tuzzi rievoca passioni e debolezze del magnate JP Morgan

Prendete uno degli uomini più ricchi d’America (di quelli che hanno contribuito a spostare il baricentro dell’economia mondiale, rendendo possibile il sorpasso sulla Gran Bretagna), giunto ormai agli ultimi giorni della sua vita; aggiungete una giovane donna volitiva e competente, un segretario inventato e un’incredibile storia di libri altrettanto incredibili. Disponete gli elementi in un sapiente disegno strutturato sull’alternarsi di due monologhi; intrecciate il tutto con il filo di uno stile scorrevole ma sempre attento alla forma e otterrete Morte di un magnate americano. Lo ha fatto per la collana Narrativa di Skira Hans Tuzzi (al secolo Adriano Bon), bibliofilo e scrittore dalla penna felice.

TUZZI_Morte_magnate_americanoIl suo nuovo romanzo è un libro che parla di libri: bramati e acquistati senza badare a spese ad aste internazionali oppure irrimediabilmente perduti per sempre (su questo tema vi consiglio Il manoscritto, di S. Greenblatt, edito da Rizzoli); manoscritti riccamente miniati, collezionati ma mai letti, secondo l’accusa più frequente – ma in buona parte ingenerosa – rivolta a John Pierpont Morgan, considerato da avversari e nemici un opulento accumulatore più che un fine bibliofilo. Ma commetterebbe un grave errore chi giudicasse un arricchito il magnate protagonista di questa storia, annoverandolo tra i nouveaux riches d’Oltreoceano: JPM veniva infatti da due delle famiglie più antiche del Paese, nelle vene gli scorreva sangue gallese e i suoi antenati erano arrivati in America con i Padri Pellegrini. Faceva parte della “nobiltà” della nazione e quest’appartenenza lo contrapponeva ai “baroni ladroni” con cui comunque non aveva scrupoli a fare affari. E i libri (illustrati) erano davvero la sua passione: da Roma inviò un telegramma allo storico inglese George C. Williamson che aveva curato il catalogo The Morgan Book of Watches. Nel  ringraziarlo per avergliene mandato una copia gli scrisse: “È il più bel libro che abbia visto”. Quel catalogo era sul suo comodino nella suite reale del Grande Albergo di Roma quando JPM morì (lo racconta S. N. Behrman in Duveen. Il re degli antiquari, Sellerio). 

Il segretario di JPM, frutto della fantasia di Tuzzi, racconta gli ultimi giorni di vita del “Napoleone di Wall Street”, l’uomo a cui dovette ricorrere il presidente Roosevelt per salvare l’economia americana. E al suo racconto si intrecciano i pensieri dello stesso Morgan che sul letto di morte si ritrova a fare il bilancio di una vita vissuta intensamente, costellata di grandi successi, ma anche di tragedie (su tutte l’affondamento del Titanic, fiore all’occhiello della flotta White Star di sua proprietà) e segnata dalla depressione, tanto da fargli riconoscere che poteva svolgere il lavoro di un anno in nove mesi, ma non in dodici.   
Tuzzi_2
Non ha invece diritto di parola, se non indirettamente, Miss Belle, appendice di JPM e nerbo della sua biblioteca, talmente indispensabile da continuare a dirigerla fino al 1948 (sarebbe morta due anni dopo). Il magnate volle legarla all’istituzione che aveva creato, assegnandole un elevato stipendio, ma negandole nel testamento un vitalizio: era il suo modo di dichiararla sua. Aveva chiuso un occhio sulla relazione di lei con Bernard Berenson, il celeberrimo storico dell’arte e consulente di mercanti d’arte, mentre la moglie di lui affrontava con cattolica pazienza il ruolo di terza incomoda. “Sui rapporti, non solo d’affari, fra lui [Berenson, ndr] e JPM si potrebbe scrivere un libro” dice il segretario a pagina 101 e il lettore spera che Tuzzi mantenga quella che pare a tutti gli effetti una promessa.

Tuzzi si diverte a strizzare l’occhiolino al lettore: “quell’esule russo” di pagina 117 è Lenin; così come è evidente che parla di oggi quando scrive: “Ogni speculazione, si sa, porta alla crisi. Quella del 1907 fu tanto temuta quanto prevista, e proprio per questo scatenò il panico: se tutto, nella crescita caotica e continua della nostra economia, faceva prevedere il tracollo, perché nessuno vi aveva provveduto per tempo?” (pag. 41). Economisti e bibliofili dovrebbero scambiarsi il ruolo, di tanto in tanto. Ma i libri correrebbero grandi rischi. L’economia non maggiori di quelli a cui siamo abituati…
Saul Stucchi

Hans Tuzzi
Morte di un magnate americano
Skira 

2013, 176 pagine, 15 € 

Nella foto: Chiara Beria d’Argentine e Hans Tuzzi alla presentazione del libro al Teatro Franco Parenti di Milano, lo scorso 11 marzo. 

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