Quattordicesima parte del reportage di Marco Grassano sull’Olanda.
Scendiamo, per la colazione, nella grande sala ristorante. Pavimento, pareti, travi spesse, credenza, tavoli e sedie, tutto in legno massello con le venature a vista. Prendo del pane scuro affettato, su cui spalmo marmellata e miele; poi un eccellente super brood dolce (finisco per mangiarne tre fette, tanto è piacevolmente gustoso) e caffè caldo con abbondante latte. Ester preferisce i cereali. Ci accomodiamo vicino al bancone del bar.
Andiamo in camera a recuperare gli zaini e ci accostiamo alla cassa per pagare il soggiorno. La donna che ci aveva accolti, probabilmente la titolare, riesce a far funzionare tranquillamente il bancomat. Usciamo e ci portiamo alle biciclette. Una famiglia nordica è appena arrivata. La mamma tira giù un bimbo di pochi mesi dal seggiolino della propria bici, schermato da un parabrezza curvo e trasparente, credo a protezione dagli insetti. Altri due fratelli, più grandi, vanno invece da soli, seguendo a ruota il padre che traina il carrellino per i bagagli. Sul marciapiede passano vacillando, col ciuccio in bocca, due gemellini di circa un anno, biondi, ricci e paffuti, probabilmente di sesso diverso, tenuti per mano dai genitori.

Ci fermiamo al minimarket nella casa bianca di legno, lungo il viale di circonvallazione, a comprare dell’acqua. Attendo mia figlia sul lato destro, chiuso da un’alta siepe squadrata. Ci rimettiamo in moto. Gli zaini sono sensibilmente più pesanti.
Dobbiamo tornare a Stavoren, per riprendere il battello, ma seguiamo un percorso alternativo a quello di ieri. All’incrocio a T, tiriamo dritti lungo il bosco. Un viale di villette distanziate, avvolte da prati e da fitte fasce di verde. L’ampio cortile di una scuola, coi giochi per i bambini.
Abbiamo a disposizione, sul lato sinistro, la pista ciclabile. Il bosco termina. Il viale invece continua. Rade case: a sinistra, in foggia di fattorie americane; a destra, di villette con giardino, sempre all’americana. Una nuova area boscosa, stavolta sul lato destro. Poi il viale si infittisce e raddoppia i filari. Un parco divertimenti, nascosto nella vegetazione. Un campeggio mascherato da piante, cespugli e siepi. Di fronte, il basso Hotel Gaartenland. Qui incrociamo un piccolo trattore che rimorchia, a tutta birra, un carrozzone su ruote, verniciato di nuovo e coi parapetti smaltati. Mi ricorda la baracca da pesca di mio zio, che dopo la sua morte era stata portata nel campo di calcio di Sale, vicino alle scuole medie, per custodirvi il frigo gelati. Il mezzo di traino è un vecchio modello, riverniciato però di rosso fiammante. Vi troneggia, sporgendo di tutto il torso, il guidatore, moro e abbronzato. Chissà se è un turista che viaggia così o sta solo spostando il casotto mobile.
Un tratto di pavimentazione a mattoncini oblunghi, anche sulla ciclabile. Una superficie verde circondata dal bosco. La cancellata di accesso è costituita da una serie di sculture geometriche in ferro.
Il viale irregolare che percorriamo ora, di alberi storti misti a cespugli, mi fa pensare a certe strade marginali della mia zona, come quella “della Vacca” tra Lobbi e Santo Stefano. Fattorie. Coltivi a prato e a mais. Lontane ondulazioni di boschi. A un secondo incrocio a T dobbiamo svoltare a sinistra. Stavoren 9, dice l’indicazione.
Seguiamo, facendo qualche curva, la strada principale. Subito dopo, incappiamo nei lavori, preventivamente segnalati, per costruirne un nuovo tratto. La ditta che li effettua, leggiamo sulle portiere dei veicoli, è la JANSMA. Pedaliamo lungo il sottofondo non ancora asfaltato e proseguiamo, sempre sulla terra battuta, oltre una rotonda in allestimento, transitando di fianco a macchinari e addetti.
Prati a distesa. Fattorie dietro cortine di alberi. Pale eoliche spuntano all’orizzonte. Un piccolo canale. Un altro canale che confluisce, a destra, in una vasta laguna. Accanto ad alcune delle stalle, cumuli di letame coperti, che emanano un odore assai ridotto, e rotoballe di fieno, avvolte nel cellophane verde pallido. Con uno scarto di lato, la pista ciclabile valica e passa a costeggiare un fosso – colmo d’acqua – proveniente da destra.

Bovini al pascolo. L’inizio del paese di Warns. A un ulteriore incrocio a T, prendiamo verso destra e superiamo una “casa della cultura” (kultuerhûs, dice l’insegna in frisone) con l’aspetto da chiesa. Poco più avanti, un bivio, sempre a T. Sulla sinistra, ecco erigersi un vicino gruppo di otto pale eoliche, credo le medesime notate ieri arrivando. Ruotano, come quasi tutte quelle viste finora. In queste piane senza barriere naturali, un po’ di vento ci dev’essere sempre. Tiriamo ancora dritti, verso Stavoren Haven.
Un rione di casette nordiche, la sua chiesina severa e la sua strada a mattonelle rettangolari che infila il valico su un canale molto ampio. Si accendono segnalatori acustici e visivi. Calano sbarre. Il traffico di auto, moto e bici è interrotto. Davanti a noi, la parte centrale della struttura viene rizzata, come il ponte levatoio di un castello, per lasciar transitare nell’acqua torbida alcuni natanti di varia stazza. Approfittiamo della pausa per bere qualche sorso e per fotografare le rive che si allungano, a monte e a valle, fitte di giunchi e di imbarcazioni ormeggiate. Verso sinistra, una pala eolica.
Ripartiamo, assieme agli altri mezzi. Raggiunta la sponda opposta ci infiliamo, sulla sinistra, lungo la ciclabile asfaltata. Un breve tratto di viale, fino all’accenno di curva in cui il navigatore e l’indicazione Nautisch Kwartier Stavoren ci fanno imboccare la pista che si diparte, ad angolo retto, a sinistra. La pala eolica di prima, a distanza ridotta. Prati. Mais. Sul lato destro, alberi, arbusti e cespugli. Una grande scuderia. Alberi anche da questa parte, ora. Gli edifici dello Jachthaven & Waterpark De Roggebroek, attorno ai quali si accalcano in fitta schiera auto e motoscafi.
Lenta e ampia curva a destra, fra due file di alberelli, fino a completare una svolta di novanta gradi. Poco oltre, prima del passaggio a livello, svoltiamo a sinistra in una stradina asfaltata che, superata una roggia colma, fila rettilinea nel verde. Anche qui bovini al pascolo.
Un alto ripetitore seguito da un lungo parcheggio. Il cartello di Stavoren / Starum. Un campo da tennis fra gli alberi. Zeilmakerij: credo sia una piccola fabbrica di vele. Rade villette. Di fronte, un giardino pubblico. Accanto al capolinea della ferrovia, posteggi per bici e la pensilina d’attesa. A sinistra, una darsena piena di barche. Sfociamo nello spiazzo al quale eravamo approdati ieri col battello.
Chiediamo all’Ufficio del Turismo di poter lasciare lì le biciclette, debitamente incatenate. Ci assicurano che non ci sono problemi, un’occhiata loro la danno sempre. D’altronde, appoggiate al muro della piccola costruzione vetrata speculare a questa ve ne sono già parecchie altre.
Quattordicesima parte – Segue
Marco Grassano
Foto di M. Ester Grassano
Didascalie:
- Pale eoliche all’orizzonte
- Bovini all’ingresso di Warns