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Voi siete qui: Interviste » Giovanni Agnoloni intervista lo scrittore Riccardo Ferrazzi

21 Gennaio 2010 Scritto da Saul Stucchi

Giovanni Agnoloni intervista lo scrittore Riccardo Ferrazzi

ferrazzi_ante A margine della recensione del libro Gli occhi di Caino, edito da Eumeswil, Giovanni Agnoloni ha intervistato l’autore Riccardo Ferrazzi.

Che cosa ha significato la Spagna, per te, come scrittore e come uomo?
Credo che il mio primo impatto con la Spagna sia stato un imprinting indelebile. Passai la frontiera di Irún in automobile, attraversai i Paesi Baschi a tavoletta, e mi parvero una specie di Svizzera, pieni di colline verdi. Non sembrava Spagna manco per niente. Ma quando fui in cima alle colline il panorama si allargò di colpo in una pianura ondulata come il mare, che si estendeva in tutte le direzioni fino a sprofondare nell’infinito. Era la meseta, l’altopiano sterminato della Castiglia dove i paesi sono lontanissimi l’uno dall’altro e si può viaggiare per ore senza incontrare anima viva. In tutta Europa non esiste niente di simile. Stranamente, la sensazione che se ne ricava è di potenza. Cristoforo Colombo, sbarcando in America e prendendone possesso, deve aver provato la stessa sensazione.
Questa immagine mi è rimasta nel cuore. In tutto ciò che scrivo non faccio altro che tentare di trasmettere al lettore questa sensazione di infinito. E forse questa è la ragione per cui, nella vita e nei romanzi, mi danno fastidio le conclusioni perfette, matematiche, in cui tutto trova una spiegazione logica. La vita non è così, e il ricordo del panorama immenso della meseta me lo ricorda continuamente.
ferrazzi_1
Ci puoi parlare dei “modelli” letterari in cui ti riconosci di più?
Non so se posso dire di riconoscermi in un modello. Posso parlare degli scrittori ai quali ho “rubato” qualcosa.
In tutte le scuole di scrittura si raccomanda di leggere i racconti di Hemingway. È un buon consiglio, ma va applicato con intelligenza. Hemingway credeva davvero di scrivere “come si parla” (o almeno, così ci ha detto Fernanda Pivano); in realtà ne dava soltanto l’impressione, e ci riusciva applicando una serie di “trucchi” retorici. Ho imparato moltissimo, soprattutto per le descrizioni e i dialoghi, individuando quei trucchi e cercando di capire quale fosse il momento giusto per applicarli.
Un altro scrittore che, forse con maggiore consapevolezza, ha seguito la strada del “trucco per sembrare naturale” è Céline.
Fra i contemporanei, Raul Montanari è quello che ha la scrittura più depurata, precisa, perfetta. Gli ho detto più di una volta che scrive come il De bello gallico (e tutte le volte lui mi guarda come per dirmi:”Ma sei scemo?”). Ho imparato da lui a raccontare l’azione (che sembra la cosa più facile e invece è piena di insidie).
Marino Magliani ha il dono di descrivere atti e fatti della vita quotidiana con la precisione di chi osserva qualcosa di straordinario. In questo modo trascende la cosa che descrive e ti fa entrare in uno stato d’animo. È una capacità che non smetterò mai di invidiargli.
Naturalmente gli scrittori, antichi e moderni, dai quali c’è da imparare sono molti di più. Ho citato quelli che sono più vicini al mio modo di sentire e di scrivere.
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La storia de Gli occhi di Caino miscela amore, assassinio, nostalgia, ma soprattutto atmosfera. Qual è la fonte, e il segreto, di questa alchimia?
Ah, se lo sapessi! Un cuoco può creare un piatto e dare la ricetta, ma uno scrittore non può fare altrettanto con un romanzo. Credo che chi scrive non possa guardarsi dentro più di tanto. Ognuno può fabbricarsi una regola per lo stile, ed esporla, e discuterne. Ma la forma è un’altra cosa. Il segreto è tutto lì ed è praticamente impossibile darne una definizione. È un po’ come chiedere a una donna: “Che cos’è l’amore?”. Se è onesta risponderà che non sa cos’è: sa soltanto come si fa, ma non sa spiegarlo.
Forse il modo in cui facciamo l’amore, o scriviamo un romanzo, dipende dai panorami che abbiamo visto, dalle musiche che abbiamo ascoltato, da come le emozioni che abbiamo vissuto si sono sedimentate nella memoria e sono maturate negli anni, come succede al vino quando invecchia.

occhicainoCi puoi anticipare qualcosa sui tuoi prossimi progetti?
Sta per uscire, a cura di Marino Magliani, una antologia intitolata Il magazzino delle alghe nella quale compariranno, fra gli altri, alcuni racconti di Vittorio, il protagonista de Gli occhi di Caino. Dopo di che Vittorio incontrerà Mayte ancora due volte, in due romanzi già stesi e attualmente in fase di “limae labor et mora”.
Anche il romanzo I nomi sacri, la cui prima parte è già pubblicata in rete e gratuitamente scaricabile dal sito Vibrisselibri, sta per arrivare alla conclusione.
Intervista a cura di Giovanni Agnoloni

Riccardo Ferrazzi
Gli occhi di Caino

Eumeswil
€ 13,00

L’intervista è già apparsa su La Poesia e lo Spirito e sul blog di Giovanni Agnoloni

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