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Voi siete qui: Biblioteca » Fenomenologia del paracarrismo: Valzania e Sganzini a Verbania

27 Giugno 2009 Scritto da Saul Stucchi

Fenomenologia del paracarrismo: Valzania e Sganzini a Verbania

valzania_ante

Radio e pellegrinaggio da qualche anno formano un sorprendente e interessante binomio, dal successo assicurato. Buona parte del merito di questo fenomeno di “moda” (nell’accezione più nobile) va riconosciuta alle trasmissioni realizzate da Sergio Valzania direttore del secondo canale radiofonico della RAI e, sul fronte svizzero, da Lorenzo Sganzini, direttore di Rete Due della RSI.

I due giornalisti ne hanno discusso con la collega Daniela Fornaciarini durante l’incontro dal titolo Pellegrini attraverso le Alpi. Dalla Via Francigena alla Via Maestra.

Hanno parlato di pellegrini, viandanti, strade, luoghi di sosta e incontri, ma i protagonisti sono stati gli ormai celebri paracarri. Ne riparleremo a tempo debito.

Fornaciarini ha notato che la radio, grazie a trasmissioni come quelle di Valzania e Sganzini, permette di coinvolgere direttamente il territorio che lascia, almeno per un momento, il ruolo passivo in cui solitamente viene relegato per partecipare attivamente. Si creano conoscenze e si diffonde un tipo d’informazione diretta.

valzania_1

“Che cos’è la cultura e come si fa a fare una radio di cultura?”, sono le domande che si pone Valzania. La sua opinione è che sia indispensabile calarsi nel personaggio, immedesimarsi. Che i piedi del pellegrino alla sera facciano male lo deve raccontare uno a cui dolgano effettivamente i piedi alla fine di una giornata di cammino.

Il suo imperativo è stato (e rimane) quello di uscire dallo studio. Ha confessato la sua insofferenza per gli autori che gli propongono di venire in radio per parlare del proprio libro. Preferisce decisamente il percorso inverso, ovvero ospitare in studio persone che hanno in mente un progetto, un percorso, un’idea perché ne parlino prima che eventualmente questi diventino un libro.

In questo secondo caso, infatti, all’ascoltare si può comunicare l’energia che spinge verso la realizzazione.

valzania_2

E veniamo all’ontologia e alla fenomenologia del paracarro. I video pubblicati qui sotto sono dedicati a questi manufatti umani che non solo delimitano la strada, ma a ben vedere (soprattutto dopo ore di faticose salite, quando il pensiero si raffina o forse solo il respiro si fa più corto…) rappresentano simboli e segnali che meritano un’esegesi accurata. E magari portano alla discussione accesa.

Quello “bombato” del San Gottardo, finestra sul Belpaese per quanti arrivano dall’Europa del nord, non sarebbe altro, con le sue forme arrotondate e generose, che la rappresentazione della Grande Madre mediterranea.

Sganzini ha sottolineato l’importanza di camminare insieme, anche, anzi soprattutto con persone diverse da sé. È fondamentale imparare a osservare le cose con lo sguardo dell’altro e un lungo cammino a piedi offre questa possibilità. Il pellegrinaggio dà inoltre numerose occasioni di intessere relazioni con la grande storia, dove sono passati personaggi come Annibale, Carlo Magno e Napoleone.

Camminando cambia il rapporto col proprio tempo e con lo spazio. Si acquisisce un’esperienza interiore diversa. Non va poi dimenticato l’aspetto della fatica, che tempra e dà significato al camminare. La lentezza prolungata modifica la percezione delle cose.

Valzania fa un esempio chiarificatore: in auto cinquanta chilometri di boschi di noccioli scompaiono in un percorso di una mezzoretta, mentre a piedi è impossibile non notarli perché li si ha davanti agli occhi per due giorni. Riscoprire la lentezza è il refrain di questi anni sempre più “veloci” e il pellegrinaggio, o la semplice camminata senza una meta religiosa, sono i modi migliori per farlo.

Ma iniziate voi: a me viene il fiatone a salire le scale di casa.
Saul Stucchi

Informazioni:
www.letteraltura.it

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