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Voi siete qui: Arte » Ermanno Olmi ha presentato a Brera il “suo” Cristo morto (del Mantegna)

10 Dicembre 2013

Ermanno Olmi ha presentato a Brera il “suo” Cristo morto (del Mantegna)

Olmi_1

Lo scorso lunedì 2 dicembre nella Sala della Passione della Pinacoteca di Brera è stato presentato il nuovo allestimento, firmato da Ermanno Olmi, di due capolavori della collezione: il Cristo morto di Andrea Mantegna e la Pietà di Giovanni Bellini.

Ha preso la parola per primo l’avvocato Cesare Rimini, giustificando la propria presenza con il ruolo di contatto tra il maestro Olmi e la Soprintendente Sandrina Bandera. In attesa che il regista pagasse pegno alle televisioni (è la TV, bellezza! Carta stampata e testate online possono attendere…), Fiumi ha ricordato la vicenda di un’altra importante opera di Mantegna, quella Madonna della Vittoria che gli fu commissionata per celebrare la vittoria di Francesco II Gonzaga a Fornovo. Furono gli ebrei mantovani a pagare l’opera, pena la loro vita.
presentazione_Olmi

“Mai avrei immaginato di trovarmi qui”, ha esordito Olmi, accolto dal caloroso applauso dei molti presenti. La Soprintendente ha raccontato la genesi dell’intera operazione che ha portato al nuovo allestimento, spiegando di aver pensato a Olmi perché in lui vede un maestro del silenzio e del sacro. La sua collaborazione è stata una grande lezione di come si lavora.

Olmi non soltanto ha riposizionato il Cristo morto alla corretta altezza che consente di apprezzarne al meglio l’incredibile prospettiva, ma ha disegnato anche il distanziatore per permettere una fruibilità ottimale dell’opera. Visibilmente emozionata, la Soprintendente è incorsa in due lapsus assai significativi, nominando una volta Mantegna per Olmi e poi Olmi per Mantegna: l’allestimento attuale stringe un legame fortissimo tra i due nomi (sia detto di passaggio: riguardando Il mestiere delle armi non si può non scorgere nel Giovanni dalle Bande Nere sul letto di morte un omaggio – citazione al Cristo morto di Mantegna).

L’intervento dell’assessore alla Cultura Filippo del Corno è stato breve e preciso, con una coda polemica indirizzata all’articolista del Corriere della Sera che sulle pagine milanesi aveva accusato la giunta e la Pinacoteca di scarsa produttività in termini di mostre. Del Corno ha invece messo in evidenza la “grande fertilità per il pensiero” di Milano: fertile nel creare, ma anche nel custodire e nel promuovere la condivisione.

 

Olmi_2

Ma le parole più intense e centrate sono state quelle del professor Giovanni Reale che ha tenuto una piccola lezione di approccio filosofico-teologico all’arte. Al centro ha messo il Cristo morto del Mantegna, di cui ha sposato la nuova datazione proposta dalla Soprintendente Bandera sulla scorta di documenti da lei ritrovati.

Il compianto realizzato dal Mantegna non è solo bellissimo, ma anche “rivoluzionario” perché al posto dei canonici sette personaggi che piangono il Cristo qui il pittore ne inquadra soltanto tre: Giovanni, Maria e… E il terzo? Secondo Carlo Bertelli si tratterebbe della Maddalena, ma Reale propone di vedervi un uomo: forse Giuseppe di Arimatea o Nicodemo. I suoi tratti sarebbero in realtà quelli del figlio maggiore del pittore, morto prematuramente, mentre il volto del Cristo sarebbe un autoritratto. “Con la morte di Cristo è morta la morte”, ha ricordato Reale, sottolineando la profonda sensibilità religiosa di Mantegna che avrebbe tenuto per sé il quadro.

Olmi ha chiuso la presentazione ringraziando tutti gli intervenuti per le loro parole, ma senza civetteria ha tenuto a notare che i discorsi della presentazione costituivano una pregiudiziale per la visita del nuovo allestimento: sarebbe stato meglio visitare prima la nuova disposizione delle opere e poi parlarne. “Dobbiamo farci sorprendere sempre, farci trovare sempre sguarniti” di fronte alla sorpresa.

Il consiglio allora è di visitare la Pinacoteca di Brera prima di partecipare al dibattito pubblico del 12 dicembre, alle ore 17.00, nella stessa Sala della Passione. Insieme alla Soprintendente Bandera e al maestro Olmi sarà presente Andrea Carandini, presidente del FAI.
Saul Stucchi

Le foto dell’allestimento sono di Giacomo Gatti.

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