Provate a chiedere ai vostri amici di descrivere la Spagna in cinque parole: una di loro sarà senza dubbio tapas! Al di là (ben oltre) i soliti luoghi comuni, questo pratico, spesso economico e sempre gustosissimo approccio alla cucina iberica diventa uno dei ricordi più indelebili per ogni viaggiatore o turista. E il giornalista culturale – ovviamente – non sfugge alla regola (e perché dovrebbe?). Così il mio recente viaggio a Madrid e Mérida, per visitare mostre (come quella sui ritratti greco-romani del Fayum) e siti archeologici, mi ha permesso di rituffarmi con piacere in queso mare magnum della gastronomia spagnola, miniera inesauribile di scoperte sorprendenti. 
Se andate a Mérida vi consiglio il bar-ristorante Candela. Io ho provato i pimientos del piquillo (peperoncini) rellenos de queso de cabra (spettacolari!), il langostino plancha sobre salmón ahumado y anchoa con vinagreta suave di mostaza e il montadito de setas (panino) con ayada y jamón ibérico. Come vedete nella foto qui sopra, in una libreria vicina mi sono comprato due libri di viaggio: uno sulle viaggiatrici inglesi in Oriente, scritto da Cristina Morató, l’altro è il resoconto del suo viaggio in Africa scritto da Winston Churchill.

A volte può capitare, però, che il turista cada vittima di uno dei tranelli lessicali che si annidano in ogni menù. A me, per esempio, è successo in un locale fuori dal teatro romano di Mèrida. A pochi minuti dall’inizio della rappresentazione dell’Antígona en Mérida (ne scriverò a breve) ho pensato bene di mangiarmi qualcosa di veloce. A una cameriera un po’ titubante ho ordinato cinque (5!) boca-tapas convinto che avessero le dimensioni delle comuni tapas. Mi sono invece visto portare cinque paninazzi ben farciti! In meno di dieci minuti sono riuscito ad avere la meglio su quattro di loro, ma il quinto l’ho dovuto lasciare sul piatto, gustandomi però il formaggio che conteneva. Meno male che la scorpacciata non mi ha appesantito troppo, così ho potuto gustarmi lo spettacolo.

Il bello (e buono) delle tapas è che piacciono davvero a tutti perché ne esistono per tutti i gusti. Anche i più piccoli ne vanno matti. Il mio figliolo, tanto per rimanere in famiglia, si è meritato il titolo di “re delle tapas”. A Saragozza si rimpinzava di tapas con lardo, jamón serrano, baccalà e pretendeva di assaggiare il vino tinto!

Ancora sotto i benefici effetti del viaggio in Spagna, ieri sera ho cenato (in dolce compagnia) al ristorante Ajo Blanco di Milano, nel quartiere Isola. Ho condiviso con mia moglie la brandada de bacalao, i flamenquines de ternera, una tortilla española, una combinada de jamón y queso manchego e un huevo flamenco, per finire in gloria con un pasticcio di cioccolato e pistacchi (memorabile) e dei fichi emporda. Il caffè lo trovate recensito su Tazzine d’Italia.
Saul Stucchi

Ufficio Spagnolo del Turismo di Milano
Tel. 199.906082
www.spain.info
Ajo Blanco
Via Genova Giovanni Thaon Di Revel, 11
Milano
Tel. 02.6686577
www.ajoblanco.it