Da tempo noto come sia difficile trovare un bel posto dove mangiare (bene) quando si visita una città d’arte o anche solo una meta che abbia qualcosa di turistico. Ai primi di gennaio, era di sabato, con alcune amiche venute con me a Pisa per vedere la splendida mostra Chagall e il Mediterraneo ho faticato non poco a trovare un ristorante. Le trattorie più “interessanti” avevano pochi tavoli tutti già occupati, e soltanto nella strada che porta a Piazza dei Miracoli si è aperto un ampio ventaglio di scelte. Ma onestamente ci sono sembrati per la maggior parte ristoranti “da turisti”, nel senso deteriore del termine. Oggi a Vigevano la situazione si è ripetuta: l’insegna Napoleone è stata per me un richiamo irresistibile, ma soltanto per condurmi a una cocente delusione. Il locale ha scelto infatti di tenere chiuso il sabato a pranzo.

Mi sono subito domandato come sia possibile che una città che dovrebbe fare del turismo la sua ricchezza offra così poco ai visitatori, in pieno centro e in un giorno del weekend peraltro. Allora abbiamo scelto un bar sotto il porticato della scenografica Piazza Ducale, momentaneamente (e – forse – comprensibilmente) abbruttita da una pista di pattinaggio su ghiaccio. Ottima scelta per quanto riguarda il servizio, molto gentile, ma imbarazzante per il menu che offre solo piatti surgelati oltre ai panini. Piatti surgelati in una città italiana votata al turismo d’arte e di cultura? Il sabato a pranzo? Siamo il Paese dei mille formaggi (e qui mi torna in mente la celebre frase di De Gaulle, sull’impossibilità di governare un Paese con un numero tanto elevato di formaggi), dei mille salumi e a pranzo non ci meritiamo niente di meglio che un piatto surgelato?!? Allora ho scelto la paella, ispirato dal desiderio fortissimo di tornare a Madrid. Sarà che ho in mente di andare a visitare la mostra sul salvataggio delle opere d’arte durante la Guerra Civile, sarà che in posta ho trovato il bollettino del Museo Thyssen-Bornemisza, sarà che ho scoperto il museo Lázaro Galdiano…

A questo punto non resta che prenotare l’aereo e cercare a Madrid un ristorante italiano con specialità della Lomellina. E uno spagnolo che cucini la paella come si deve…
Saul Stucchi