Il vostro caporedattore preferito sabato scorso si è scolato 730 km di autostrada per assistere alla presentazione di due libri, in due località ben distanti tra loro. In tarda mattinata è arrivato a Verbania, sul Lago Maggiore, dove si è accreditato con l’assistenza dei volontari della prima edizione del festival LetterAltura. Non è un errore di battitura, bensì l’azzeccatissimo nome che hanno scelto gli organizzatori.
Coniuga perfettamente l’idea di letteratura e di montagna, natura e viaggi che sono poi gli ingredienti principali di questa nuova iniziativa culturale (sulla scia dell’ormai classico festival della letteratura di Mantova che tanti epigoni ha figliato negli ultimi anni). Ancora grazie al supporto dei simpatici e fattivi volontari, riconoscibili a colpo d’occhio per la maglietta blu, il caporedattore è arrivato nella piazzetta di San Rocco, dove, all’interno dell’omonima chiesa, era stato allestito il luogo d’incontro con lo scrittore britannico (di origine scozzese) John Keay.
A presentarlo Lorenzo Scandroglio, traduttore del suo libro La via delle spezie, edito da Neri Pozza nella collana Il Cammello Battriano.
Lo scrittore ha esordito spiazzando il pubblico con una rivelazione molto curiosa: la prima volta che andò in Kashmir, infatti, non fu spinto dalla voglia di conoscere un mondo remoto (almeno per un occidentale) o dal desiderio di seguire le orme di celebri – e spesso sfortunati – esploratori. Fu invece la pesca della trota il motivo che lo condusse in quelle lande, ha confessato, aggiungendo che allora la regione era molto meno pericolosa di oggi perché non c’era il fanatismo religioso che l’ammorba da qualche anno.
Lorenzo Scandroglio, prima di introdurre La via delle spezie, ha voluto parlare dei suoi libri precedenti, in particolare di Quando uomini e montagne si incontrano, un classico della letteratura di montagna o della letterAltura, per sfruttare la felice trovata degli organizzatori del festival (sempre edito da Neri Pozza).
Scandroglio ne ha sottolineato lo humor tutto britannico con il quale l’autore ha descritto gli originali esploratori occidentali, primo tra tutti il leggendario Alexander Gardner. Ha poi mostrato al pubblico un interessante filmato che aveva realizzato proprio per presentare Quando uomini e montagne si incontrano.
L’interesse di Keay per il commercio delle spezie risale indietro nel tempo. Ne è testimone la monografia dedicata alla Honourable Company: A History of the English East India Company, che si apre proprio con la storia della “corsa alle spezie”. Vi parteciparono Portoghesi, Spagnoli, Olandesi e ovviamente i Britannici. Lo scrittore si è detto meravigliato dello straordinario potere che le spezie, questi piccoli vegetali essiccati, hanno esercitato sul destino di milioni di persone.
Regni e imperi sono stati costruiti e abbattuti per colpa (o merito) delle spezie. Anticamente si credeva che le spezie contribuissero a conservare la carne, in un’epoca che ovviamente non conosceva i frigoriferi. Invece le spezie non ebbero mai questa funzione. Semplicemente servivano (come servono ora) per modificare il gusto e l’aspetto delle vivande. Rendevano importanti e distinte le poche persone che potevano permettersele.
Erano affascinanti anche perché- proprio perché – provenivano da mondi tanto lontani che le persone che le utilizzavano ne ignoravano l’origine. Era un commercio molto più antico di quello della seta, anteriore all’epoca di Alessandro Magno e faceva girare una quantità di denaro inimmaginabile, con profitti stratosferici per chi vi era coinvolto.
Lasciata Verbania, il caporedattore si è messo in strada per raggiungere Cervo, scenografico paesino in Liguria. Qui ha assistito alla presentazione dell’ultimo romanzo di Marino Magliani, Il collezionista di tempo, edito da Sironi. Ma su questo libro avremo modo di tornare tra qualche tempo…
Saul Stucchi