È l’instabilità che ci fa saldi ormai. Penso e ripenso a questa massima che mi sembra sempre più vera, da molti mesi che si sono accumulati in anni confluiti a formare una decade malefica.
Devono convenirne anche i protagonisti di Corpi estranei, il convincente romanzo di Paola Ronco appena edito da Perdisapop. Sono Alessia, universitaria che si barcamena tra lavori saltuari, l’agente Cabras, ferito nel corpo e prostrato nell’anima da un incidente che non può dimenticare, e Silvia, addetta stampa che cerca come può di nascondere, per prima a se stessa, la profonda insoddisfazione che la agita.
Vivono e lavorano a Torino, ma c’è Genova dietro – o prima, un prima che minaccia di diventare futuro – l’intreccio delle loro storie. È un intreccio che funziona, ben diretto (quasi cinematograficamente), dalla giovane scrittrice legata alla due città: in quella della Mole è nata e ha vissuto per anni, in quella della Lanterna vive attualmente. Dei tre protagonisti veniamo a conoscere pagina dopo pagina l’inquieto presente e il problematico passato. Il romanzo coinvolge anche per lo stile al quale si può forse solo appuntare un qualche abbassamento eccessivo di tono con un inutile scivolamento nel colloquiale più giovanilistico.
La Ronco non mette in scena giovani allo sbando, quanto piuttosto si serve di loro per ritrarre un’intera gioventù alla deriva (ma allargando il campo visivo constateremmo con angoscia che la deriva riguarda l’intera società). I punti di riferimento tradizionali sembrano perduti e prevale un grigio disincanto che si declina in tentativi differenti di uscire dal pantano, tutti però frustrati.
Centrale è il tema del lavoro, che ormai si accompagna soltanto all’aggettivo interinale che altro non è che un inutile eufemismo per mascherare la realtà del precariato. È il caso di Silvia che fa l’addetta stampa, ovviamente precaria, con un capo (donna) terribile e alla mercé di giornalisti dalla curiosità inesauribile che si esprime in domande senza senso (e qui emerge chiara l’esperienza autobiografica dell’autrice).
Leggiamo storie di coppie alle prese con i problemi della convivenza forzatamente allargata per le ristrettezze economiche o con quelli di un trasloco in vista di una vita a due a cui non ci si sente preparati, mentre la rivoluzione non è più all’ordine del giorno ed è anzi scomparsa dal calendario.
Appartiene all’orizzonte (ma anche alla mitologia) di un passato in cui il bene collettivo appariva come interesse superiore dei singoli. Ora invece ciascuno si arrabatta come può per mettere insieme pranzo e cena con i soldi dell’affitto e il sogno è arrivare allo sballo del fine settimana.
Quelli che non si sono ancora arresi aspirano a un lavoro “vero” che non abbia la scadenza ravvicinata di uno yogurt. E poi riemerge, non nominato, il macello di Genova, con l’inaudita violenza e l’ancor più grave sospensione – de facto – della democrazia e delle garanzie sulle quali si basa.
È una ferita non ancora rimarginata che nei protagonisti incancrenisce e degenera in pus. Intanto le strade del capoluogo piemontese sono insanguinate da una banda di giustizieri che freddano extracomunitari, tossicodipendenti, barboni e zingari.
“Ma poi insomma, prima di prenderli lasciamogli fare ancora un po’ di pulizia, no?” dice ridendo un collega di Cabras in commissarriato. È lui il fidanzato di Silvia ed ecco svelato uno dei legami che uniscono i tre protagonisti; l’altro lo lasciamo scoprire ai lettori. L’incapacità o l’impossibilità di comunicare produce un senso di alienazione da cui ciascuno dei tre si sente schiacciato.
Certo, come tutti gli altri anche loro parlano, ma non riescono a esprimere a parole il disagio che li tormenta e dalle parole delle persone che gli sono vicine non ottengono alcun giovamento.
Se rimane qualche speranza di salvezza, è lontano, fuori dalla palude in cui si sta inabissando la società italiana.
Eppure non tutto è perso, perché come ha detto qualcuno “finché si è irrequieti, si può stare tranquilli”. E la citazione ci pare un perfetto pendant a quella di Malcolm X scelta a epigrafe di una delle parti del romanzo: anger is a gift.
Saul Stucchi
Sabato 12 dicembre 2009, in occasione della manifestazione Un libro a Milano, Paola Ronco ha presentato al pubblico milanese il suo romanzo. Qui sotto un breve video della presentazione.
Paola Ronco
Corpi estranei
14,00 €
2009, 206 pp.
Perdisa Pop
www.gruppoperdisaeditore.it