Nel Cotentin, poco lontano dai luoghi dove ottant’anni prima infuriò la battaglia di Normandia, sorge un piccolo villaggio che si chiama Ravenoville.
Passeggio sulla spiaggia, in una mattina dal sapore placido della serenità, mentre mia figlia impiega le energie dei suoi tredici anni in una serie di acrobazie degne di una ginnasta olimpionica.
L’aria è tersa: all’orizzonte si intravede Utah Beach, uno dei cinque punti strategici individuati dagli Alleati per realizzare l’operazione Overlord, lo sbarco che diede il via alla liberazione dell’Europa occidentale dall’occupazione nazista: il clangore degli scontri fra Americani e la Wermacht è ormai sepolto dalla polvere della storia.
Poco alle spalle c’è Sainte-Mère-Église, reso celebre dal romanzo Il giorno più lungo di Cornelius Ryan, in cui si racconta l’episodio del goffo paracadutista americano rimasto impigliato con il suo paracadute nel campanile della chiesa. Stamattina tutto è pace.
La marea si è ritirata, lasciando una densa e scura fanghiglia che rapidamente si rapprende intorno ai gusci irregolari delle ostriche; brandelli di erbe marine lasciati dal mare luccicano ai raggi del sole. Di poco rialzato sopra alla battigia, un camminamento costeggiato da variopinti capanni di legno, certo non abitazioni, non proprio cabine da mare. Qui gli abitanti del retrostante villaggio si rifugiano nel tempo libero per godere della tranquillità di un luogo che mi appare magico, completamente trascurato dalle orde di turisti che affliggono, per esempio, le magnifiche scogliere di Étretat.
Chi cucina, chi legge, chi con la chitarra elettrica tenuta a basso volume suona un brano di Wes Montgomery, chi si gode uno spuntino accarezzato dalla fresca brezza dell’Oceano, chi ascolta un programma alla radio. Qualcuno semplicemente si rilassa, seduto su una poltroncina rivolta verso il mare, la pipa stretta fra i denti a diffondere un aroma ferroso di Latakia, il tabacco siriano apprezzato da parecchi di noi che pratichiamo il vizio di Simenon (o entrambi).
In fondo alla lunga teoria di capanni colorati, una bancarella dal sapore antico espone tre cassette di ostriche appena sottratte al mare: il loro costo, comparato a ciò che si paga in Italia, è irrisorio. Alcuni giovani fanno la coda per acquistarne una dozzina ciascuno da gustare con le gambe penzoloni, seduti sul muretto di fronte al mare. Ogni volta che ne ingoiano una, lanciano le conchiglie sulla spiaggia, ridono, e bevono un sorso di birra direttamente dalla bottiglia.
Fra qualche giorno abbandonerò questi luoghi, e già sento che mi mancheranno.
Simone Cozzi
