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Voi siete qui: Teatro & Cinema » La Brianza ai piedi di Arianna Scommegna

29 Giugno 2021

La Brianza ai piedi di Arianna Scommegna

Curiosamente, ma non per caso, la settimana scorsa per me si è aperta e chiusa con due reading dedicati alla natura. Lunedì 21 giugno ho assistito, nel Chiostro Nina Vinchi del Piccolo Teatro Grassi di Milano, alla presentazione del volume “La poesia degli alberi. Un’antologia di testi su alberi, arbusti e qualche rampicante”, curato da Mino Petazzini per l’editore Luca Sossella (sono ben 76 i nomi di piante che vi compaiono). Venerdì 25, invece, sono salito al Colle Brianza per vedere prima “Amleto, una questione privata” e poi Arianna Scommegna in “Un albero di trenta piani”.

La poesia degli alberi

Dopo aver ammirato Massimo Popolizio in “Furore” di Steinbeck allo Strehler e in attesa di vederlo rievocare Troia in fiamme ai Bagni Misteriosi del Teatro Franco Parenti (non perdetevi assolutamente l’appuntamento con “La caduta di Troia” del prossimo 6 luglio), ho prenotato per tempo il mio posto alla presentazione dell’antologia curata da Petazzini. Ho fatto bene: è stato un incontro molto piacevole (e anche istruttivo). Con il curatore e l’attore c’era Laura Pugno, poetessa, saggista e scrittrice.

Massimo Popolizio e Mino Petazzini alla presentazione dell'antologia "La poesia degli alberi"

Prima ancora che iniziasse l’incontro, una maschera girava per i tavolini per spiegare agli spettatori il motivo e il contenuto del sacchettino di carta regalato a ciascuno di noi: semi di roveja, un legume quasi del tutto dimenticato in Italia. Per vedersi subito corretto dalla signora con cui condividevo il tavolino: un vivaista della provincia di Lecco lo coltiva da tempo! “Diabolici, ‘sti brianzoli”, mi è venuto da pensare (da buon brianzolo).

All’ombra – sarebbe da dire – della meridiana del chiostro (con la scritta “Horam non numero nisi serenam” illuminata dai faretti), Popolizio ha letto – o, molto meglio: interpretato – una nutrita scelta delle poesie selezionate da Petazzini: il fior fiore, per proseguire nell’immagine. Dall’idillio “Orfeo” tratto da “La Sampogna” di Giovan Battista Marino (“Avevo voglia di sentirlo leggere come si deve”, ha confessato Petazzini) alle “Metamorfosi” di Ovidio, passando per componimenti di Emily Dickinson, Robert Louis Stevenson (“Terre straniere”) e John Updike (forse il più curioso, dedicato a una pera che sembra una patata…).

“La poesia degli alberi” – che Petazzini ha dedicato ai suoi due maestri: Roberto Roversi e Delfino Insolera – raccoglie componimenti che abbracciano praticamente tutta la storia della letteratura, dall’epopea di Gilgamesh a Walt Whitman. Sono oltre quattrocento gli autori presenti!

Ma il momento più intenso, almeno per me, è stato la lettura di “Davanti San Guido” del Carducci. Non avevo mai fatto caso a quanto Dante ci sia in questi versi! Ci voleva Popolizio ad aprirmi le orecchie.

Un albero di trenta piani

Venerdì sera avevo ancora negli occhi e nel cuore le emozioni di “Amleto, una questione privata” di Campsirago Residenza, quando mi sono accomodato sulla seggiola a due passi dal palcoscenico. Stava per scendere la notte e Arianna Scommegna, accompagnata da Giulia Bertasi alla fisarmonica, ha iniziato a inanellare poesie, brani e testi vari a formare la corona di “Un albero di trenta piani”, reading o lettura scenica che dir si voglia.

Arianna Scommegna e Giulia Bertasi in "Un albero di trenta piani"

Non ha fatto in tempo a dire “paradiso in terra” che gli uccellini hanno cinguettato, come a suo comando, e un cane ha voluto salutarla abbaiando. Ed eccoci già in viaggio. Chi altri poteva inaugurarlo, se non il sommo poeta con la sua “divina foresta”? Arianna ha scelto il XXVIII canto del Purgatorio con la descrizione dell’Eden:

Un’aura dolce, sanza mutamento
avere in sé, mi feria per la fronte
non di più colpo che soave vento;

per cui le fronde, tremolando, pronte
tutte quante piegavano a la parte
u’ la prim’ ombra gitta il santo monte;

All’aura dolce ha risposto il venticello (che poi è andato rafforzandosi) che mi soffiava sul collo e agli augelletti per le cime hanno fatto eco i loro fratelli briantei. Dante ha lasciato posto a Italo Calvino con il suo “Marcovaldo ovvero Le stagioni in città”. Dal paradiso terrestre siamo precipitati nella città industrializzata (una Torino senza nome): ma anche qui la natura si prende i suoi spazi, perfino alla fermata del tram, dove il protagonista se la vede con lo spazzino Amadigi (come Arianna pronuncia questo nome: solo lei!) per la raccolta dei funghi…

Da Celentano al papa

La fisarmonica di Giulia Bertasi sottolineava o faceva da contrappunto, rispondeva e commentava. Laggiù, intanto, si distendeva Milano, “Città di M.”, sulla quale calava un sipario rosa fenicottero e grigio smog. Per fortuna non arrivavano fino a qui i suoi rumori infernali.

“Guarda bene come ci ha conciati la metropoli” canta Celentano nel brano che non solo dà il titolo allo spettacolo, ma ne costituisce parte integrante. Dante insieme a Celentano… Stupiti? E di cosa?! Mauro Corona (Il tasso? È la Ferrari del bosco) convive senza problemi con Roberto Calasso (Dioniso e Ampelo, due “atleti erotici”) e con papa Francesco.

E quando l’attrice ha scritto in aria il nome del pontefice al termine del suo invito a spegnere le luci inutili, il cane che gironzolava tra il pubblico ha alzato la zampa per fare pipì contro le assi del palco. E un pensiero mi ha fulminato la mente: “Ci sono più cose tra cielo e terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia”.

Arianna Scommegna e Giulia Bertasi nello spettacolo "Un albero di trenta piani" (foto di Alvise Crovato)

Ha comunque ragione Pablo Neruda, di cui Arianna recita “Ode alla tranquillità”:

Nulla è muto sulla terra:
chiudiamo
gli occhi
e ascoltiamo
cose che scivolano,
creature che crescono,
scricchiolii
di legno invisibile,
e poi
il mondo,
terra, celesti acque,
aria,
tutto
suona a volte come un tuono,
altre volte
come un fiume remoto.

La ricerca continua

L’antologia selezionata per “Un albero di trenta piani” è varia e affascinante quanto quella messa insieme da Petazzini (cosa non sarebbe un duetto Scommegna – Popolizio: et in Arcadia ego!).

Ho assistito allo spettacolo stregato dai talenti di Arianna e Giulia, come un animaletto ammansito dalla cetra di Orfeo. A casa, poi, mi sono impegnato in una caccia sottile – e incruenta, va da sé – alla ricerca delle fonti a cui si è abbeverata l’artista. Poche quelle che avevo riconosciuto, come “L’uomo che piantava gli alberi” di Jean Giono e il già citato “Marcovaldo”. Numerose quelle a me ignote, come la poesia “Sii dolce con me, sii gentile” di Mariangela Gualtieri…

E non mi sono sorpreso più di tanto quando ho ripreso la lettura del libro “Una spia tra le righe” di Salvatore Silvano Nigro (Sellerio) dal capitolo in cui mi ero fermato un paio di giorni fa, ovvero “Una selva di dotti inchiostri”. È dedicato a un racconto di Giuseppe Bonaviri. Sapete come s’intitola? “La divina foresta”.

Scrive Nigro: “Apologo o favola, o «empedocleo» poema fisico e lustrale, La divina foresta è un cónto melodioso sull’inattingibilità del Paradiso terrestre, sulla lontananza, e sulla perpetua ricerca”.

Ecco: Il Giardino delle Esperidi Festival è uno dei luoghi (e delle occasioni) in cui impegnarci in questa perpetua ricerca.

Saul Stucchi
Foto di Alvise Crovato
La foto di Popolizio è di Saul Stucchi

Un albero di trenta piani

Lettura scenica con Arianna Scommegna e Giulia Bertasi
Atir Teatro

Informazioni sullo spettacolo

Dove

Campsirago Residenza
via San Bernardo 2, Colle Brianza (LC)

Quando

25 giugno 2021

Orari e prezzi

Orari: ore 21.00
Biglietti: intero ? €; ridotto ? €

Maggiori informazioni

Sito web ufficiale:

www.ilgiardinodelleesperidifestival.it

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