Tra le serie televisive del momento House of Cards è una di quelle che riscuotono maggior successo, per una volta tanto incontrando anche il consenso della critica, solitamente restia a concordare con i gusti del grande pubblico (peraltro spesso a ragione, ci sia consentito dire). Qual è il tema della serie? Semplice: il potere per il potere. Nulla di nuovo sotto il sole, davvero. Tutto “semplicemente” scespiriano, con una sola variante: i coniugi Underwood sono due Lady Macbeth, con le ambizioni smodate e la mancanza di scrupoli di lei, ma senza i turbamenti e le titubanze di lui, Barone di Cawdor.
Shakespeare è, insieme a Tacito, il più fine analista e profondo conoscitore delle pulsioni del cuore umano alle prese con il potere: l’ansia nella ricerca, le paure, i fingimenti, gli scatti, le esitazioni e il ruolo fondamentale di consiglieri, secondi, partner e complici, destinati poi a soccombere insieme al tiranno nella sua caduta, se non addirittura a finire da lui sacrificati nella scalata al trono.
Kings, il nuovo spettacolo di Alberto Oliva in scena al Teatro Tertulliano di Milano fino al prossimo 22 novembre, mette insieme su drammaturgia di Michelangelo Zeno le parabole di tre sovrani scespiriani: Riccardo II, Enrico IV ed Enrico V. Le lotte per la corona inglese varcano i confini dell’Isola per viaggiare nel tempo e nello spazio: l’analisi del politologo Shakespeare si dimostra ancora perfettamente valida oggi, qui, nella Milano dell’Expo (i ponteggi della scenografia curata da Giuseppe Scordio e Saverio Assumma alludono agli eterni cantieri della storia nostrana) come nella Washington delle elezioni di Midterm o nella Corea del Nord del Presidente Eterno Kim Il-sung (per la cronaca morto nel 1994). Corruzione, fiumi di denaro pubblico deviati dai leciti obiettivi per finire in tasche private, incompetenza, inadeguatezza.
Ma su tutto l’inappagabile fame di potere. Del potere per se stesso: non per un fine, lungimirante o di corto respiro che sia, ma semplicemente come combustibile da consumare alla ricerca spasmodica di ulteriore energia. Una scalata con il fiato in gola e gli occhi fissi alla vetta che si arresta soltanto una volta raggiunta la cima per comprendere che ora non resta altro che la discesa, rovinosa, a precipizio. Il consigliere è generoso di ammonimenti alla prudenza e alla magnanimità, salvo poi scordarli una volta indossata la corona. Il tradimento è l’abitudine, il costume più diffuso. Ma chi partecipa alla lotta per il potere sa che deve tradire per primo se stesso ed essere pronto ad abbandonare senza remore convinzioni e principi secondo la convenienza del momento. Tragedia e commedia si alternano e si mescolano nella farsa che è la cifra del potere degenerato in un’epoca degenerata.
Alla seconda rappresentazione (andata in scena lo scorso giovedì) mi pare di aver notato qualche titubanza di troppo in alcuni scambi di battute. Conoscendo un poco la pignoleria con cui il regista Oliva cura i suoi lavori è probabile che nelle rimanenti repliche la corrente scespiriana torni a scorrere fluida e potente come merita.
Saul Stucchi
KINGS
Il gioco del potere
da Riccardo II, Enrico IV ed Enrico V di William Shakespeare
drammaturgia Michelangelo Zeno
con Giuseppe Scordio e Piero Lenardon, Angelo Donato Colombo, Enrico Ballardini, Federica D’Angelo, Martino Palmisano, Paolo Grassi
regia Alberto Oliva
scene Giuseppe Scordio e Saverio Assumma
costumi Sartoria Streghe & Fate
disegno luci Alessandro Tinelli
Dal 5 al 22 novembre 2014
Orari: da mercoledì a sabato ore 21.00, eccetto replica di sabato 8 novembre ore 19.00; domenica 16.30
replica straordinaria martedì 18 novembre ore 21.00
Biglietti: 16 € intero; 10 € ridotto
SPAZIO TERTULLIANO
Via Tertulliano 68
Milano
Info e prenotazioni:
Tel. 02.49472369 – 320 6874363
www.spaziotertulliano.it