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Voi siete qui: Europa » Viaggio in Aquitania per il gemellaggio con Vianne (prima parte)

6 Ottobre 2013

Viaggio in Aquitania per il gemellaggio con Vianne (prima parte)

Vianne 1
Venerdì 12 giugno.
Partiamo alle 5.30 del mattino sotto un cielo carico di pioggia che però, una volta passata la frontiera, si fa di un azzurro pallido, acquerellato da marmoree nubi in corsa. La Provenza è rudemente pettinata dal vento quando ci fermiamo a pranzo a Saint Martin de Crau, per far conoscere ai nostri concittadini colori, sapori e spezie della cucina locale.

Alla ripresa la strada ci pare in perpetua salita: è lento, il viaggio in pullman, e il pomeriggio sembra trascinare con sé, nel suo declino, le nostre energie. Ma quando, verso le 19.30, usciamo dall’autostrada ad Aguillon e, qualche chilometro più avanti, troviamo ad aspettarci, in macchina, il vicesindaco Lucien Rovet e la moglie Elise Vicini, la gioia del reincontro si sovrappone allo stordimento della stanchezza. Pochi minuti ancora e ci arrestiamo sul lato est delle mura civiche, accanto al vecchio mulino ad acqua, dove il sindaco Bernard Taulet, gli amministratori, i cittadini e una banda dixieland (che già conosco, perché ne avevo organizzato il soggiorno a Castelnuovo Scrivia, durante la scorsa festa patronale) ci accolgono con abbracci e toccanti canzoni, conducendoci in corteo, attraverso il mercatino serale del venerdì, fino al Municipio. Qualche emozionato discorso pubblico, poi un levar di calici lascia il posto ai fitti colloqui individuali: la moglie del vicesindaco francese abbraccia commossa la quasi omonima bambina Annalisa Vicini, della nostra delegazione (scopriranno poi che il nonno della prima era fratello del bisnonno dell’altra); un anziano mi si rivolge in antico dialetto piemontese, spiegandomi di essere nato in Francia da genitori originari della provincia di Torino, e mi presenta i cugini provenienti dall’Argentina, che stanno trascorrendo le vacanze da lui e coi quali riesce a comunicare solo nella vecchia lingua dei padri.

Il comune di questi argentini, Umberto I, si è appena gemellato col paesino torinese di Faule, del quale è sindaco il cugino di alcuni componenti del nostro gruppo: il mondo sembra davvero piccolo, e noi siamo emigrati in tanti di quei posti… Ci disperdiamo nelle famiglie, dove ci laviamo e ci cambiamo. “Gli italiani hanno portato il sole” hanno detto prima, ma la sera è insolitamente fredda, per la metà di giugno, così ceniamo al coperto, nei locali del campo da tennis in cui, fino a un paio di anni fa, si trovava il ristorante di cucina portoghese “Au pili pili”, mentre i padroni di casa ci accompagnano gentilissimi, tralasciando, per far questo, la prima partita ai mondiali della loro nazionale di calcio. Dopo cena, il Sindaco ci guida sulle vellutate e sfavillanti rive della Baïse, dove un magnifico spettacolo di fuochi artificiali (i primi, quaggiù, dopo quarantacinque anni) accende nel cielo nero colorate fioriture luminose che si riflettono tremule sull’acqua pieghettata dalla corrente. Una volta a letto ci addormentiamo subito, stanchi come siamo, e i nostri sogni, curiosamente, o forse no, parlano francese.Vianne 2

Sabato 13 giugno. Il mattino è freddo e piovigginoso. Visita alla Cantina Sociale di Buzet, un’enorme struttura con 200 dipendenti al servizio di 15.000 ettari di vigneti. Ci vengono illustrate le tecniche di lavorazione, dall’arrivo dell’uva all’imbottigliamento, e ci viene offerta una degustazione delle varietà del loro nettare. Subito dopo, sempre sotto l’uggioso stillicidio dell’acqua, andiamo alla scuola di Calézun per l’inaugurazione del mosaico realizzato dai bambini. Ci commuoviamo quando questi ci cantano, in italiano, “Come prima” sotto una cortina di pioggia, quando ci offrono un quadro ricamato da loro stessi a punto croce con gli stemmi dei nostri due Comuni, quando il Direttore Didattico ed io, dopo aver portato il nostro saluto, abbracciamo i piccoli che offrono il dono. Ma il tempo incalza: i nostri bambini e la maestra ricambiano l’offerta coi loro regali, poi balziamo sul pullman e salutiamo con la mano mentre il veicolo gira per portarci all’imponente vetreria: uno stabilimento con 300 dipendenti che, dopo un periodo di declino, sta riprendendo quota sotto la guida intelligente del nuovo proprietario. Ci hanno lavorato (sono alla terza generazione) i miei parenti di qui, la famiglia Mangiarotti. Qualche acquisto di regali in vetro ed eccoci al ristorante “Thalassa” a degustare un ottimo cassoulet di cosce d’anatra, fagioli, verdure e spezie. Piove. A pranzo conosciamo una vecchietta mantovana di 87 anni, emigrata in Francia quando ne aveva 12, che ci racconta la sua storia di difficoltà economiche, di grande dignità e di amore per l’Italia (e la lingua italiana, e il suo dialetto delle rive del Mincio: li parla ancora con suoni straordinariamente puri). È la vedova di un altro mantovano emigrato anche lui negli anni Venti; la loro figlia, Elise Vicini, ha scoperto ieri di avere parenti nella nostra delegazione.

Nel pomeriggio ancora umido visitiamo la palombière di Cambeyres, dove ci viene spiegata nel dettaglio la raffinatissima tecnica di cattura dei colombacci, vera e propria passione locale che supera di gran lunga quella del calcio o di qualsiasi altro sport.

A casa per cambiarci d’abito e rieccoci in pista – stavolta in mezzo ad autorità di grosso calibro: il Prefetto, il Deputato (ebreo, socialista e pied noir, mi fa notare qualcuno), la Consigliera Regionale, il Presidente del Distretto, l’ex Ministro degli Esteri François Poncet, altri sindaci ed amministratori – per l’inaugurazione del Centro Polifunzionale “Jourdain de l’Isle”, costato 3.500.000.000 di lire (con contributi comunitari, statali, regionali, provinciali e di privati, che li detraggono dalle tasse – un’utopia, da noi, soprattutto per un Comune di 1.300 abitanti come Vianne), opera veramente faraonica. Concerto, discorsi, taglio del nastro, visita… fino al rinfresco finale in piazza, con una esibizione canora, un po’ goliardica, mia e del Sindaco francese.

Quindi, succulenta cena a base di paella al ristorante spagnolo di Rosario Sánchez, accompagnata da altre canzoni (“Les feuilles mortes…”) e scherzi fraterni.
(Prima parte – continua)
Marco Grassano
Nelle immagini, tratte da Wikipedia, rispettivamente la chiesa e la porta di Vianne.

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