Ieri sera Giovanni Lindo Ferretti era in vena di sorrisi. E di per sé questa sarebbe una notizia, data la sua proverbiale parsimonia nelle esternazioni sentimentali.

Certo, ha tenuto le mani in tasca per quasi tutta la durata del concerto in piazza Garibaldi a Lecco, ma si è sciolto in più di un sorriso, tutti ricambiati da calorosi applausi del pubblico di fedelissimi, molti della primissima ora, a giudicare dalle magliette indossate – se non dall’età anagrafica…
L’avranno forse messo di buon umore le sigarette e il mezzo bicchiere di vino rosso che ha consumato sul palco durante l’esibizione. O forse avrà sentito alle sue spalle lo sguardo severo e combattivo del generale Garibaldi e avrà voluto sottolineare il suo spirito di indipendenza, lui “barbaro con facoltà di parola, arreso al mistero”…

La scaletta ha alternato brani di tutte le tappe della (tormentata?) carriera di Ferretti, da Depressione Caspica e A tratti, fino a canzoni più recenti, mescolate a grandi successi come Cupe vampe, Mi ami? e Radio Kabul.
Vista la buona predisposizione del momento, qualcuno dal pubblico gli ha urlato: “dicci qualcosa!”. Giovanni Lindo è sembrato per un secondo colpito, ma non si è scomposto e ha replicato soltanto con un sorriso, prima di intonare un’altra canzone, tra le schitarrate di Luca A. Rossi e le sviolinate di Ezio Bonicelli.

Intanto Garibaldi rimaneva di pietra, mentre il pubblico (nelle prime file anche qualche coppia “diversamente giovana”, forse incuriosita dalla presenza in città di un allevatore mancato che è partito col cantare le lodi dell’homo sovieticus ed è arrivato – ma sarà davvero arrivato? – a scrivere sull’Avvenire) piano piano si scioglieva e cominciava a muoversi, se non proprio a ballare.
Ma solo alla fine, sulle note di Per me lo so, un gruppetto di fan si è scatenato in una danza bacchica.

Al termine del concerto Ferretti si è ritirato sotto un gazebo a leggere il giornale e a parlare con alcuni amici, prima di uscire a firmare qualche autografo agli spettatori più affezionati (e pazienti).
Saul Stucchi