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Voi siete qui: Biblioteca » “Jünger. Una biografia letteraria e politica”

6 Dicembre 2025

“Jünger. Una biografia letteraria e politica”

I legami con la destra e con il nascente partito nazista hanno portato molti a liquidare Jünger come un intellettuale del nazionalsocialismo. Ma Gabriele Guerra, nel libro Jünger. Una biografia letteraria e politica (Carocci, 2025), dimostra come la storia intellettuale dello scrittore − uomo politico e di lettere − fu diversa.

La Grande guerra segnò la vita di molti. Per Jünger, partito come volontario, la Prima guerra mondiale non fu da meno, ma presto diventò ricerca biografica, esistenziale e politica. Oltre che di militanza.
Lo scrittore, infatti, aderì, tra il 1919 e il 1928, alla cosiddetta Rivoluzione Conservatrice, militò nel movimento ‘verde’ giovanile antiborghese, anticapitalista che per molti rappresentò la voce dei veterani della Grande guerra (per merito in guerra, gli fu conferita la maggiore onorificenza tedesca: l’Ordine prussiano).

Gli anni Trenta lo portarono a intraprendere un sentiero che lo avrebbe condotto fuori dai grandi movimenti di destra. Rimase conservatore, certo, ma non prese parte ai dibattiti; si allontanò dai circoli politici e intellettuali e dai movimenti in voga in quegli anni. E intraprese un suo originale percorso che lo portò verso il Tibet e verso lo studio dell’esoterismo.

Dopo un primo avvicinamento al partito di Hitler, lo scrittore aveva capito che il Terzo Reich e il Führer non erano ciò che cercava. Non si riconosceva nelle camicie brune delle SA e in quelle nere delle SS. Jünger avrebbe voluto un Reich più interiore come quello anelato da Stefan George e dai suoi discepoli nel 1928.

Il cuore avventuroso. Annotazioni di giorno e di notte del 1929 è la svolta ‘a-politica’ di Jünger (molto diversa da quella del Thomas Mann di Considerazioni). La scrittura in questo testo diventa criptica, se non enigmatica. L’autore scopre e si fa influenzare da Kafka, da Kubin e dai surrealisti francesi. Il cuore avventuroso è una strana opera che si colloca tra l’«autobiografia e il surrealismo».

Molto vicina al testo di Kubin − L’altra parte – perché anche Il cuore avventuroso è un’esperienza interiore, prima che letteraria. Quest’autobiografia è composta da ‘Träume’ (sogni) che messi insieme raccontano e danno forma a un’‘avventura del cuore’, dell’interiorità che ormai sostiene la sua scrittura. L’avventura onirica de Il cuore avventuroso rivela il bisogno di una rinascita, che lo scrittore desidera avvenga per mezzo di un misterioso maestro, chiamato «Nigromontanus». Il cuore avventuroso si rivela un viaggio verso le profondità di un mondo primitivo e dell’inconscio.

Il 1939 e il romanzo Sulle scogliere di marmo, il suo capolavoro, segnano il distacco definitivo dalla scena della politica. Jünger, nonostante gli inviti e le lusinghe del partino hitleriano, si arruola nell’esercito, mentre la censura sondava Sulle scogliere di marmo per trovare critiche alle barbarie scatenate dai totalitarismi e di Hitler, per altro rappresentato nella figura del Forestaro.

Durante la guerra, Jünger trascorse anni di relativa pace, nella sede degli alti comandi della Wehrmacht, all’Hotel Raphael di Parigi. Jünger in questo momento si concentrava nello studio di piante, pietre e colori, notando appena la violenza della guerra cui stava partecipando. Da questo periodo sarebbe venuto fuori uno scritto diaristico dal titolo Giardini e strade del 1942, in cui analizzava la bellezza dei paesaggi francesi.

Poi, con estatico distacco, si ritrova in quegli stessi anni a soggiornare (sempre nell’esercito) in Norvegia e nel Caucaso, fino al drammatico luglio del 1944, quando il colonello Claus von Stauffenberg attentò alla vita del Führer. La vendetta di Hitler fu tremenda con l’impiccagione dei congiurati. Jünger, che era al corrente dell’‘Operazione Valchiria’ fu risparmiato, ma dovette ‘mimetizzarsi’ in un paesino tedesco.

A questo periodo risale la morte di Ernstel, il primogenito, inviato in una compagnia di disciplina dalla Gestapo, che lo considera un disfattista. Salvato dal padre, venne spedito dalle autorità tedesche sulle Alpi Apuane dove cadde – forse per fuoco amico – in uno scontro coi partigiani nel 1944.

Solo verso gli anni Ottanta del Novecento le opere e il pensiero di Jünger vengono riabilitati. Jünger aveva iniziato da anni uno studio scientifico lontano dalla scena culturale. Era un appassionato entomologo. Di coleotteri ne raccolse e ne catalogò più di 40.000.

Accanto alla catalogazione dei coleotteri, scrisse romanzi utopici-distopici come Heliopolis (1949), Eumeswil (1977) o Le api di vetro (1957), in cui si racconta di una civiltà completamente meccanizzata, automatizzata, in cui anche le api volano in una società reificata, dominata da un capitalista discreto, riservatissimo, geloso della sua privacy, che vive in un casolare dei tempi passati.

Del 1970 è Avvicinamenti. Droghe ed ebbrezza, dove descrive le sue esperienze dell’LSD che aveva sperimentato con Albert Hofmann, lo scopritore del potente allucinogeno. A 90 anni pubblica un giallo, Un incontro pericoloso ambientato nella Parigi della Belle Époque.

Nel 1985 vola in Malesia a rivedere la cometa Halley che aveva visto nel 1910 e ne scrive in Due volte Halley. Convinto della concezione nietzschiana dell’eterno ritorno dell’uguale, della ciclicità dell’universo e della vita umana, Jünger muore centenario nel 1998.

Claudio Cherin

Gabriele Guerra
Ernst Jünger
Una biografia letteraria e politica

Carocci
Collana Frecce
2025, 292 pagine
29 €

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