S’intitola La ballata dell’ultimo ospite (traduzione di Alessandra Iadicicco per Guanda Editore, 2025), l’ultimo romanzo di Peter Handke, autore non privo di aspetti controversi, Premio Nobel nel 2019.
Il protagonista del romanzo è Gregor, personaggio questo che è stato molto presente nella produzione dell’autore. È apparso, per la prima volta, ne I calabroni, romanzo d’esordio dello scrittore austriaco, nei primi anni Sessanta, per poi tornare in altri suoi lavori.
Ne La ballata dell’ultimo ospite Gregor si reca nella sua città natale per informare la famiglia della morte del fratello minore. Nessuno dei familiari sa della morte di Hans. La vita di Hans è trascorsa prima nel paese dove la famiglia risiede da tempo, poi, nella Legione Straniera.

Gregor, che a un certo punto ha discusso con Hans, è riuscito in tempi non sospetti a riappacificarsi con lui. Ora del fratello minore non resta altro che una fotografia in cui si ritrae la tomba, la montagnola di terra, l’idea di un corpo sepolto lontano. Impossibile anche solo pensare di riportarlo a casa e dargli una degna sepoltura.
Gregor raggiunge la casa, ma esita. Esita perché ha paura di recare questa notizia agli altri componenti che vivono le loro vite tranquille e hanno fiducia che Hans sia al sicuro, anche se lontano. Così Gregor passeggia per la sua cittadina, si perde, non accetta passaggi. Gli sembra di trovarsi in un mondo fatto di estranei e di aver perso una parte della sua coscienza. Tratto un po’ comune nella scrittura dello scrittore austriaco, che, fin dall’inizio, ha fatto della perdita dell’io, dell’estraneità e dell’incomunicabilità i suoi temi di ricerca.
Gregor sa solo vagabondare cosa, per altro, che sente di non aver mai fatto nella sua vita («un simile vagare non era stato mai roba per lui!»). Nel suo errare si avvicina e si allontana dalla casa di famiglia. Spia i familiari, che vivono serenamente. Girovaga nei dintorni della casa di famiglia: visita il frutteto di famiglia che è incolto.
A un certo punto, immagina di sentire suo padre cantare. E si accorge che si tratta di suo fratello più piccolo che deve aver cambiato la voce. Dal momento che non trova conforto da nessuna parte, finisce per vagare nella periferia del villaggio, dove c’è un supermercato. Da lì arriva al cinema, e finisce, a sera, in una taverna. Mentre si trova lì a bere, gli compare l’ombra del fratello che dice cose banali, quelle che fanno parte della vita di tutti i giorni. Handke è uno scrittore che ammetterebbe che i morti predicessero qualcosa.
Dorme in uno spazio pubblico e si risveglia quando il sole è già altro. Continua a vagare, e decide di andare nel bosco. Qui incontra una carovana (così viene chiamata dallo scrittore, che non dice se sia dei Rom o di giovani hippies), con cui condivide la serata. La mattina dopo raggiunge le pendici della montagna e vede il luogo in cui i rider hanno rovinato i sentieri tra gli alberi.
Alla fine del romanzo, Gregor ritrova finalmente se stesso. Dopo aver vagato e vacillato, dopo aver immaginato e visto la realtà attraverso i suoi occhi ed essere sprofondato nel passato, Gregor si sente pronto. Pronto a diventare colui che porterà la notizia di morte.
Handke scrive mostrando il dolore e l’estraneità che la morte di una persona cara riversa nelle persone che l’hanno amata.
Claudio Cherin
Peter Handke
La ballata dell’ultimo ospite
Guanda
Collana Narratori della Fenice
2025, 208 pagine
19 €