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Voi siete qui: Arte » “Il tratto sensibile”: personale diffusa di Umberto Grati

19 Novembre 2025

“Il tratto sensibile”: personale diffusa di Umberto Grati

All’inizio del viale della Vittoria, per chi venga dal centro di Ancona, c’è un cartello – di una serie dedicata a chi vi passeggia – su cui si può leggere: «Visualizzare significa creare immagini nella mente. Questo richiede osservazione, attenzione e fantasia che aiutano la memoria. È un’abilità migliorabile!».

Non saprei che rispondere se mi chiedeste cosa ho mangiato ieri a pranzo, ma ho scolpito nella memoria com’è nato il mio incontro con Umberto Grati. La sera di mercoledì scorso mi sono imbattuto nella locandina della mostra a lui dedicata, dal titolo Il tratto sensibile. Personale diffusa, affissa a una bacheca alla fine dello stesso viale della Vittoria, prima di attraversare la strada verso il Monumento del Passetto.

Confesso che non conoscevo l’artista e non sapevo della sua prematura morte, avvenuta giusto un anno fa. Per ricordarlo la moglie Gemma e la figlia Eva, insieme agli amici, hanno pensato a un’esposizione diffusa in varie sedi di Ancona, tutte a ingresso libero e gratuito. Gli indirizzi e gli orari si trovano sul sito indicato in calce all’articolo.

Avendo poco tempo a disposizione, ho deciso di iniziare la visita dallo studio dell’artista, pensando che il suo atelier mi avrebbe raccontato qualcosa di lui, al di là delle sue opere. Così, appena rientrato in hotel dopo aver assistito allo splendido concerto Bach is in the air di Ramin Bahrami e Danilo Rea, ho mandato un messaggio al numero di cellulare indicato sul sito per fissare un appuntamento. Dopo pochi minuti ho ricevuto la conferma per il pomeriggio dell’indomani. Non sapevo di aver appena attivato un processo simile a un corso di apprendimento accelerato. L’avrei scoperto il giorno dopo.

Per prima cosa giovedì ho visitato la Galleria Papier in via degli Orefici, a due passi dal Teatro delle Muse. Il primo pomeriggio l’ho invece dedicato al Museo Archeologico Nazionale delle Marche, dove – rispetto alla visita dell’anno scorso – ho potuto constatare un paio di importanti cambiamenti: l’esposizione del cofanetto di Belmonte Piceno, realizzato in avorio e ambra, e le due nuove sale dedicate ai reperti di epoca romana (straordinario l’emblema di pavimento a mosaico con caccia al cinghiale, da Pollenza). A seguire l’immancabile salita alla cattedrale di San Ciriaco.

Una breve passeggiata, per fortuna questa volta in discesa, mi ha portato a scoprire l’Atelier del Faro, dove ho fatto una bella chiacchierata – divisa in due parti – con Massimo Franzoni, falegname restauratore e artista, compagno di giochi di Umberto al campetto vicino a casa. E in quel garage molto accogliente, simile all’antro di Prospero, alcune opere di Umb (con questa abbreviazione era chiamato Grati) sono esposte con amorevole cura e Massimo le illustra ai visitatori.

Ma se invitato, racconta anche dei propri acquerelli, delle sculture in legno – molte sono balene – e degli animaletti realizzati dalla compagna Marion che viene da La Rochelle e alterna i lavori a uncinetto a quelli di pasticceria (i biscotti con uvetta, limone e frutta secca handmade with love sono già un dolce ricordo…).

Massimo mi ha fatto un primo ritratto di Umberto, come persona e come artista. Poi sono andato all’appuntamento nello studio di Grati. Ad aprirmi la porta è stata Gemma che mi ha guidato per le stanze piene di disegni, quadri, sculture, libri e dischi dell’artista. Sono bastati pochi scambi di parole perché il dialogo superasse la fase d’imbarazzo che caratterizza ogni nuova conoscenza.

Ho curiosato alla ricerca di indizi che mi parlassero dell’uomo e dei suoi interessi. Sugli scaffali i libri di Kafka e Manuel Vázquez Montalbán sono accanto a quelli di Pratt e Schulz, Kandinskij sullo stesso ripiano di Hermann Hesse e Bioy Casares.

Su un tavolo di lavoro ci sono ancora i tubetti dei colori a olio, qua e là fotografie di famiglia. Sul frigo in cucina è attaccato un magnete del Kennedy Space Center: Gemma mi ha raccontato che la figlia Eva, ventiseienne, è ingegnera aerospaziale. Mi ha confessato che Umberto ne era orgogliosissimo e non è stato necessario che aggiungesse che anche lei lo è.

Intanto c’era un viavai di gente per l’appartamento usato come studio. Sul tavolo della piccola cucina c’erano alcuni taccuini di Umberto, pieni di disegni e di annotazioni. «A casa ce ne sono centinaia», ha detto Gemma che dava un’occhiata a un quadernetto prima di consentire a uno degli ospiti di sfogliarlo: «Ci sono cose private…», diceva sorridendo.

Seduta di fronte a me, mi ha chiesto come fossi approdato lì e le ho raccontato che in realtà ero ad Ancona per il concerto organizzato dagli Amici della Musica, per scoprire che anche lei era presente nell’Aula Magna dell’Università! E poi si sono uniti alla chiacchierata il poeta Luigi Socci, tra le altre cose direttore artistico del festival di poesia La Punta della Lingua, e il musicista Giovanni Seneca.

Saranno loro a chiudere – il prossimo 6 dicembre alla Sala Boxe della Mole Vanvitelliana nell’ambito di Dorico Film Festival – il ciclo di eventi abbinato alla mostra diffusa. Erano alla ricerca di materiale audio per la scaletta della serata.

Altri amici si sono aggiunti, come Giulia Sbano, vicepresidente dell’Associazione Amici della Musica “Guido Michelli” e responsabile del coordinamento della mostra, curata da Bruno Di Marino con la direzione artistica di Simona Lisi, mentre l’organizzazione è dell’Associazione Ventottozerosei in collaborazione con Nie Wiem e Adriatico Mediterraneo.

Ricordando come si sono conosciuti e aneddoti della loro amicizia, Jimmy non riusciva a nascondere la commozione. Era uno dei segni – diffusi ancor più della mostra – del segno che Umberto ha lasciato nelle persone che l’hanno conosciuto e frequentato. L’intensità del rapporto con ciascuno di loro che ho conosciuto si riverberava negli sguardi e nelle parole e mi trasmettevano una tessera del mosaico di interessi e passioni che deve essere stata la vita di Umb.

«Gli piaceva lavorare con le finestre aperte», ha detto a un certo punto Gemma. Teneva le cartine di Ancona per i turisti che passavano davanti allo studio e forniva volentieri informazioni sui luoghi da visitare, lui che ha viaggiato per il mondo. Nel 1997 mandava i suoi disegni alla Rizzoli via fax mentre era in vacanza in Egitto, ma quando la tecnologia gli ha consentito di lavorare lontano dagli editori con cui collaborava, ha deciso di tornare da Milano alla sua Ancona.

Il giorno dopo, l’ultimo del mio breve soggiorno in città, avrei visitato lo Spazio Presente con la selezione più ampia delle sue opere: grandi tele (come Il bacio della pantera e Sirene del Conero), ma anche il piccolo acquerello su cartone Direzione vento forte, scelto come immagine icona della mostra, e i lavori di illustrazione per Il Sole 24 Ore – una collaborazione durata oltre vent’anni – e La Settimana Enigmistica.

E per finire un salto allo Spazio Eventi Popolare, dove sono esposte le sue opere dedicate alla musica, tra cui Miles e Sagoma con chitarra, ma anche un disco della EMI dedicato «a Umberto Grati con simpatia».

Non ho potuto conoscere di persona Umberto, ma in qualche modo le parole di chi gli ha voluto (e vuole) bene e le sue opere dal «tratto sensibile» me l’hanno fatto incontrare.

Saul Stucchi

Umberto Grati

Il tratto sensibile
Personale diffusa

8 novembre – 7 dicembre 2025

Ancona

Informazioni:

www.gratidesign.it

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