La finestra della mia cucina affaccia su un albero il cui fogliame, cambiando di giorno in giorno, in particolare in quest’autunno finora sereno, testimonia lo scorrere del tempo senza alcuna necessità di calendario. In casa, invece, è la ciclica sostituzione dell’opera che campeggia sulla parete del soggiorno a dirmi che è già passato un mese dall’inaugurazione della precedente MicroMostra di ALIBI.
Così sabato sera, 8 novembre, il collage Coricato in basso, perché potesse cadere su di me il rito…”della serie che Antonello Lello Cassinotti ha dedicato ad Antonin Artaud – realizzato nel febbraio del 2019 – ha lasciato il posto a una fotografia di Marcello Francone intitolata Come Ansel Adams. Val Masino, Piana di Predarossa, 2024.

Agli ospiti invitati a presenziare all’inaugurazione l’autore ha raccontato il motivo della scelta dell’opera, la tecnica di esecuzione (la foto – bellissima – è stata realizzata con uno smartphone!), il luogo in cui è stata scattata.
Da un paio di anni in pensione, dopo essere stato per decenni art director di Skira, Marcello non ha però smesso di lavorare e continua a fare il grafico editoriale. Quella della fotografia non è mai stata per lui una professione, ma sempre una passione, coltivata con talento, studio e tanta voglia di sperimentazione.

La prima volta che ho potuto ammirarla è quando ho guardato lo scatto in bianco e nero realizzato nel febbraio dell’anno scorso in occasione dell’inaugurazione di “Lampi. Duetti culturali” nello Studio milanese di Lucia Crespi. Rappresenta il sottoscritto in dialogo con Alberto Casiraghy, artista, poeta, editore di Pulcinoelefante.
Una copia accoglie gli ospiti da “Lampi”, un’altra ha trovato posto sulla libreria che ho collocato nel sottoscala del soggiorno. Entrambe sono state generosamente regalate da Marcello, al pari della grande foto della Val Masino.
Alcune sue fotografie hanno recentemente vinto il Premio della Giuria alla prima edizione del Premio Nazionale di Fotografia Stanislao Farri, dedicata al tema dei Beni Culturali, un’iniziativa del Comune di Bibbiano (Reggio Emilia), luogo di nascita del fotografo emiliano scomparso quasi centenario nel 2021.

Francone ha mostrato sul suo smartphone – lo stesso con cui ha messo in bolla la cornice – diverse fotografie da lui realizzate, comprese le altre due tra le quali è stato a lungo indeciso per la scelta da destinare alla MicroMostra.
Ha scelto questa perché riassume l’hobby a cui si dedica in questi anni, ovvero le escursioni. In principio aveva optato per un ritratto di Silvio Pasotti, pittore bergamasco che conosce da quarant’anni, ma la fotografia in questione è un’opera a due mani, visto che Pasotti ci ha dipinto sopra e Marcello ci tiene a conservarla.
Tra aneddoti – compresi quelli relativi alla sua somiglianza con Gad Lerner – ricordi, conoscenze comuni nei mondi dell’arte, della fotografia e dell’editoria, accompagnati dalle bontà di un aperitivo particolarmente ricco preparato dall’editora di ALIBI con deliziosi apporti da parte delle ospiti (in un caso del marito di una di loro) la serata è proseguita fino a diventare notte e si è chiusa dolcemente con una mousse di cachi.
Come quelle che l’hanno preceduta, la MicroMostra di Marcello Francone è visitabile su appuntamento.
Saul Stucchi