Può capitare che il primo testo su cui cada l’attenzione in occasione della visita al sito e al Museo Archeologico di Eleusi in Attica (a una ventina di chilometri da Atene) sia in realtà al di fuori della recinzione. A me è capitato questa mattina, cercando l’entrata al sito e un posto per parcheggiare l’auto.
Il muro bianco di una casa che sorge lungo la strada attorno all’area attira infatti lo sguardo grazie a due frasi, riportate entrambe sia in greco sia in inglese. In effetti sono citazioni di due autori anglofoni. La citazione dal Colosso di Marussi di Henry Miller recita così: “Eleusi vive, vive eternamente in un mondo agonizzante”.
Quella da Virginia Woolf, invece, si può tradurre più o meno con “Siamo finalmente giunti a Eleusi con un ritardo di duemila anni”. Non è trascorso così tanto tempo dalla mia prima visita al sito, uno dei centri della religiosità greca – in particolare ateniese-, eppure mi sembra che in mezzo ci stia una vita. Quello che sono oggi non è quello che fui allora, diciottenne.

Ho faticato a riconoscere il sito e non solo perché l’alzato monumentale non è dei più “leggibili” in Grecia. Tornato a casa, cercherò le foto della prima volta e le conterò in poche unità, non certo in decine come quelle scattate oggi!
Nel frattempo è cambiato il mondo e, per restringere l’orizzonte a questo centro dell’Attica, il Museo Archeologico ha mutato completamente aspetto. Il riallestimento è stato completato nel 2023, grazie ai finanziamenti del Ministero della Cultura e dello Sport e alla donazione di mezzo milione di euro da parte della Fondazione Paul & Alexandra Canellopoulos (il cui Museo ad Atene è attualmente chiuso per lavori di rinnovamento).

Impossibile raccontare un sito dalla storia così lunga e articolata come quello di Eleusi in un poche righe. Mi limiterò allora a proporre una selezione di reperti che hanno attirato mia curiosità, tutti esposti nel Museo Archeologico o appena fuori, come nel caso del pezzo che apre questa mia personalissima selezione.
Nove pezzi da Museo
- Sarcofago in marmo di epoca romana, datato al secondo secolo dopo Cristo.
Sulla fronte è raffigurata la caccia al cinghiale calidonio. - In una teca sono esposti un paio di fondi di tazze per bere in ceramica bianca. Una è decorata con il dio marino Tritone.
- Tra le offerte rinvenute in una tomba risalente al periodo geometrico (datata al IX-VIII secolo a.C.) vi è uno skyphos, ovvero una coppa per bere con scene di battaglia sul mare e sulla terraferma.
- Nei pressi dell’ingresso su una parete sono esposte alcune teste di statue. Quella che preferisco apparteneva alla statua di una donna di epoca classica.
- La cosiddetta “Fanciulla in fuga” è senza dubbio uno dei pezzi più notevoli della collezione, tanto da meritarsi il posto centrale in questo mio “mosaico”. Viene da un frontone perduto che raffigurava il rapimento di Persefone da parte di Ade o la sua ascensione dal regno delle tenebre. È datata al 480 a.C.
- Fu invece scolpita attorno al terzo secolo dopo Cristo la testa del piccolo iniziato ai misteri che indossa una corona di mirto.
- Mille anni prima, alla metà del VII secolo a.C., un artista “all’avanguardia” (così dice la didascalia) realizzò la grande anfora attribuita dagli studiosi al cosiddetto Pittore di Polifemo (questo è il vaso eponimo, quello che gli dà il nome). Sul collo della giara è rappresentato Ulisse che, insieme ai compagni, acceca il ciclope Polifemo. Sul corpo, invece, c’è Perseo inseguito dalle Gorgoni dopo aver decapitato la loro sorella, ovvero Medusa. In suo soccorso arriva però la dea Atena. Nel grande vaso venne sepolto un bambino morto attorno ai 10 anni.
- Al Museo Archeologico si può ammirare una delle due Cariatidi (I sec. a.C.) che sostenevano i Propilei minori. Rappresenta una sacerdotessa che reca sulla testa una cesta, il contenitore riservato alla custodia e al trasporto degli oggetti sacri dei misteri.
La sorella gemella è esposta al Fitzwilliam Museum di Cambridge. A portarla in Inghilterra fu nel primo Ottocento il viaggiatore Edward Daniel Clarke che ricorse alla corruzione dei governatori ottomani per raggiungere il suo scopo, infischiandosene dell’opposizione degli abitanti del villaggio. Lord Elgin non era una pecora nera isolata: apparteneva a un gregge molto nutrito! - Statua di Antinoo, amante dell’imperatore Adriano (II sec. d.C.). Suo è il volto più riconoscibile della statuaria antica, almeno da parte dei lettori del capolavoro di Marguerite Yourcenar.
Saul Stucchi
Sito archeologico di Eleusi
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