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Voi siete qui: Biblioteca » Da Einaudi “Pioggia di distruzione” di Richard Overy

2 Agosto 2025

Da Einaudi “Pioggia di distruzione” di Richard Overy

Agli americani (agli USA) si è perdonato tutto, non si sa quanto per convinzione o quanto per cinica convenienza. Un immaginario novecentesco, almeno quello successivo alla Seconda guerra mondiale, colonizzato dai nordamericani – poiché lo stalinismo era orribile, la liberazione, di conseguenza il mito non pareggiabile della libertà, è stato appannaggio degli USA.

Così il genocidio fondativo delle origini a danno degli indiani, o le bombe sganciate – potendone forse fare a meno – sul Giappone, sono stati per lo più rimossi e/o considerati corollari secondari di una storia cui però guardare – da parte di molti – con ammirazione, favorita da una conoscenza sommaria cui si potrebbe sempre opporre uno studio spassionato dei fatti per ricalibrare il tiro dell’interpretazione.

Non si dice qui di libri militanti, ideologicamente antiamericani, o di storiografia “non allineata”. Ma piuttosto di contributi documentati, robusti, precisi nella ricostruzione di fatti e intenzioni, dettagli compresi. Nel caso di uno degli storici più attrezzati degli ultimi decenni, Richard Overy (studioso in particolare di storia politico-militare, della Seconda guerra mondiale in specie) si scoprirebbe quello che ai più è ignoto, ossia che prima di Hroshima e Nagasaki, il proposito degli americani di mettere a ferro e fuoco il Giappone bombardandolo era stato programmato con larghissimo anticipo sulle due catastrofi citate.

Centinaia di migliaia di persone vennero uccise negli anni precedenti incendiando le città giapponesi – Tokyo in particolare – senza alcuna preoccupazione per i civili. Overy lo dimostra entrando negli uffici dei vertici politico-militari americani rivelandone le strategie, i contrasti fra poteri, la condivisa determinazione ad annichilire il Giappone. Una storia, si diceva, che parte da lontano: dagli anni Venti, quando si fa strada l’idea che per ridimensionare o azzerare la potenza dell’Impero asiatico si dovesse ricorrere a bombardamenti intensivi.

Tra fasi alterne, difficoltà tecniche e divergenze fra i corpi militari, la pervicace volontà dei nordamericani di smantellare le velleità di potenza giapponesi non indietreggiò davanti alle difficoltà iniziali, ma col tempo l’uccisione di civili smise di essere considerata un tragico effetto collaterale dell’azione bellica, ma l’obiettivo preciso di una strategia. Peraltro favorita in certe zone dai materiali di costruzione delle città nipponiche, facilmente infiammabili.

La ricostruzione di Overy è al solito certosina, s’incunea fra le discussioni all’interno dei vertici militari (molto più marcata e decisiva sembra la loro presenza rispetto a quella politica) e dimostra che ebbero sempre la meglio personaggi quali il generale LeMay, convinto sostenitore della tesi che per battere il Giappone occorresse ucciderne i civili.

Poi alla decisione delle bombe finali concorsero più fattori: l’odio cresciuto in seno alla popolazione americana verso quella giapponese (la propaganda ebbe un suo ruolo) e il bisogno della stessa di farla finita con la guerra, l’acquiescenza amorale sempre più marcata verso una soluzione finale che implicasse la morte di migliaia di civili e anzi l’efficacia calcolata di un ampio potere dimostrativo, la psicologia giapponese refrattaria per cultura all’idea di una “resa” (di fronte all’ineluttabile, considerando anche i rischi di una ribellione interna, l’imperatore Hirohito dovette ricorrere alla “sacra decisione”, formula incomprensibile alla cultura occidentale che serviva a rassicurare il suo Paese che la capitolazione del Giappone non equivalesse a un annientamento).

Overy accoglie con qualche perplessità, pur non escludendola, la tesi che avesse il suo peso anche la necessità americana di far intendere ai sovietici di ridimensionare i loro obiettivi sull’Asia orientale.

Quando i bombardieri B-29 sembrarono poter risolvere alcun deficit di copertura del raggio d’azione, la decisione era già stata presa. Dai militari, ancora – Truman qualche scrupolo se lo faceva: gli venne fornita una rappresentazione (falsa) di Hiroshima e Nagasaki come città strategiche da un punto di vista militare, pertanto i civili sarebbero stati solo trascurabili effetti collaterali.

I tempi – gli accadimenti oggidiani – sono purtroppo maturi per storicizzare l’epoca del dominio statunitense e leggerla con la lucidità necessaria.

Michele Lupo

Richard Overy
Pioggia di distruzione
Tokyo, Hiroshima e la bomba

Traduzione di Laura Bernaschi
Einaudi
Collezione La Biblioteca
2025, pagine XIV – 194
25 €

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