È stata una mattinata intensa quella di oggi (martedì 8 luglio 2025) al Museo Egizio di Torino. Non soltanto per la dirigenza, a cominciare dalla presidente della Fondazione, Evelina Christillin, e dal direttore, Christian Greco, fresco di conferma e già all’opera nel nuovo mandato, ma anche per i giornalisti invitati alla conferenza stampa di presentazione delle nuove sale.
Ne parlerò prossimamente. Qui mi soffermo su un discorso più generale, inteso a sottolineare la velocità e la profondità con cui il museo torinese cambia aspetto, praticamente ogni giorno.

Chi, come il sottoscritto, frequenta con assiduità l’Egizio sa per esperienza diretta che non lo troverà come l’ha lasciato alla visita precedente. Nelle teche cartellini segnalano l’assenza di alcuni reperti, ritirati per ragioni di studio o di conservazione, oppure concessi in prestito in giro per il mondo.
Ci sono nuovi pannelli di sala o nuove didascalie. In conferenza stampa Greco ha detto che il rinnovamento totale di queste ultime costerebbe qualcosa come 450 euro! Compaiono approfondimenti che prima non c’erano. Per esempio oggi ho notato la traduzione di alcuni testi conservati su papiro o altro supporto, come il racconto intitolato Khonsuemhab e il fantasma. Un brano è riportato su un ostrakon in terracotta scritto in ieratico, datato al Nuovo Regno (XIX-XX dinastia), proveniente dal villaggio operaio di Deir el-Medina.
Nella sala che ospita il corredo funerario trovato intatto nella tomba di Kha e Merit, alcuni studiosi sono impegnati nel restauro del sarcofago esterno di Kha. Un cartello segnala ai visitatori che “l’intervento inizia con la pulitura e prosegue con il consolidamento della superficie, in vista del riallineamento della sala previsto per fine anno”, senza tralasciare l’invito a partecipare alla campagna di raccolta fondi per questo e altri lavori.
Ma il cambiamento che più mi ha sorpreso è un altro: il piccolo ambiente al secondo piano – vicino alla porta d’ingresso alle sale – che prima era usato come laboratorio di restauro e prima ancora come servizi, è diventato adesso uno Spazio tranquillo.
Il cartello esposto sulla parete spiega:
Questo spazio è riservato a chi ha bisogno di un po’ di silenzio e di tranquillità, prima di proseguire al meglio la propria esperienza in museo. Il personale di sala è pronto a darti le indicazioni utili per l’utilizzo di questa area”.
Alla curiosità di chi scrive l’operatrice museale (quando ero giovane avrei scritto “la custode”) ha risposto che al momento la saletta era occupata da una madre che stava facendo riposare la sua bambina.
Proprio come tutti noi, il Museo Egizio di Torino cambia pelle ogni giorno.
Saul Stucchi
Museo Egizio
via Accademia delle Scienze 6
Torino
Informazioni: