Nel 1985 Nick Cave si chiude in una stanza a Berlino con l’idea per un romanzo, così narra la leggenda. Tre anni più tardi ha tra le mani una storia intitolata E l’asina vide l’angelo (tradotto da Francesca Pe’ per SUR), di cui sono protagonisti Euchrid Eucrow e la valle di Ukulore.
Il ragazzo è il secondogenito di una madre violenta e alcolizzata e di un padre silenzioso e sadico. La vita di Euchrid scorre in una solitaria fortezza fatta di rottami arrugginiti, la minaccia di un branco di cani rabbiosi, ammassati l’uno sull’altro in un canile che ha le sembianze di un lager.
Vestito da capitano, Euchrid si arrampica su una torre di guardia e scorge le vite degli abitanti di Ukulore, valle di fanatici religiosi. Euchrid è il re di Testa di Cane, feudo allucinato fatto di malattia, incubi e rancore: è un mistico deforme e muto, che compensa l’impossibilità di parlare con un monologo interiore torrenziale, altisonante, in netto contrasto con lo squallore iperbolico del paesaggio che lo circonda.

Nick Cave racconta un mondo sommerso e fanatico dove vive un’umanità sfigurata di queste pagine, dove girano personaggi bizzarri e picareschi ma accumunati dal dolore e dalla sofferenza. Una sofferenza che non dispensa neanche gli animali (pagine dense sono dedicate al ronzino pelle e ossa di nome Cordoglio, che viene inghiottito dalla palude di Ukulore in una scena da incubo).
Euchrid è l’unico sopravvissuto di un parto gemellare. Il tema del primogenito nato morto compare spesso nella letteratura degli Stati Uniti d’America del Sud, forse ispirato dalla biografia di Elvis Priesley, la cui importanza nell’immaginario locale non è trascurabile. Scene bibliche pervadono tutto il romanzo di Cave, cosa che lo accomuna alla tradizione del gotico del Sud che va da William Faulkner fino a Flannery O’Connor.
Euchrid il muto, in bilico tra slanci spirituali e pura crudeltà, è un improbabile Profeta (come lo sono il Giobbe di Joseph Roth o quello di Olga Tokarczuk de I libri di Jakub (traduzione di Barbara Delfino e Ludmila Ryba per Bompiani, 2023).
Euchrid ha un angelo custode, Cosey Mo: una prostituta tossicomane che viene linciata dalla folla nel tentativo di estirpare il peccato dalla valle. Beth, bambina sacra della comunità con evidenti problemi psichici, è convinta che Euchrid sia Dio, ma l’unione che cerca ha ben poco di mistico, è piuttosto permeata da un desiderio fisico malato.
A ben vedere, E l’asina vide l’angelo nasce dell’eccesso: linguisticamente ridondante, violento, grottesco, sembra quasi aspirare al perturbante. Le pagine sono percorse dalla ricerca spasmodica di redenzione, che non giungerà.
Contrariamente alle opere di Flannery O’Connor, nelle quali le improvvise esplosioni di violenza sono finalizzate a una contorta dimostrazione della presenza imperitura della grazia divina, il romanzo di Cave descrive atrocità che non sembra mostrare il divino.
Si percepiscono sia il bisogno di un assoluto sia una pulsione altrettanto intensa verso gli inferi, la follia, l’ossessione e della morte. Per questo Cave ha scritto un romanzo religioso e blasfemo allo stesso tempo, un vangelo della corruzione che investe di sacralità anche le azioni umane più abiette. Il risultato non lascia indifferenti.
Claudio Cherin
Nick Cave
E l’asina vide l’angelo
Traduzione di Francesca Pe’
SUR
Collana Collezione Sur
2024, 400 pagine
20 €