Tempo di esperienze musicali fuori dall’ordinario, scrivevo giusto qualche giorno fa, a proposito del concerto dei Pomeriggi Musicali al Teatro Dal Verme di Milano. Arrivato al terzo appuntamento di quella che avevo chiamato “cinquina” ho constatato che devo aggiornare il conteggio: il mese di aprile si aprirà infatti con un altro concerto, portando a sei il numero degli eventi musicali a cui assisterò di fila.
Il primo aprile sarò al Museo del Novecento di Milano per il concerto organizzato – in collaborazione con NoMus – per celebrare i 70 anni dello Studio di Fonologia Musicale di Milano della Rai. La pianista Ilaria Baldaccini si esibirà in un programma che unisce Luciano Berio – fondatore insieme a Bruno Maderna dello Studio di Fonologia – a Luigi Dallapiccola e Dimitri Shostakovich. Sarà anche l’occasione per ascoltare la prima esecuzione di una nuova composizione realizzata da Francesca Gambelli (classe 1977), intitolata Luce blu e rossa in assenza di verde.

Una novità è stata la versione italiana del testo cantato dal coro nelle Danze Polovesiane di Borodin, primo pannello del dittico del concerto all’Auditorium di Milano, con l’Orchestra Sinfonica diretta dal vulcanico Emmanuel Tjeknavorian (sua la decisione di far tradurre il testo dall’originale russo). Calorosissimi gli applausi al termine dell’esibizione, venerdì sera. Oggi il concerto verrà replicato con inizio alle ore 16.00.
Se non totalmente inedita, è stata comunque una prima quasi assoluta quella di ieri al Teatro Donizetti di Bergamo dove, nel Ridotto Gavazzeni, l’Ensemble Locatelli ha presentato al pubblico il Mosè di Bernardo Pasquini.

Il direttore dell’orchestra barocca Thomas Chigioni ha spiegato, nell’introduzione all’opera, che l’unica esecuzione italiana risale al 2010, a cui però non è seguita un’edizione critica né una registrazione. Lui stesso ha studiato e lavorato sul manoscritto dell’oratorio, composto alla corte estense di Modena da quello che era il clavicemballista più apprezzato dell’epoca (tanto da essere chiamato il “Corelli del clavicembalo”).
Il titolo completo dell’oratorio a 4 voci con strumenti in due parti è I fatti di Mosè nel deserto e allude al periodo della vita del patriarca preso in esame dal librettista Giovanni Battista Giardini (sintetizzabile in un unico concetto: la vittoria degli Israeliti contro gli Amaleciti è dovuta alle preghiere di Mosè rivolte a Dio piuttosto che all’azione militare).
L’opera fa infatti parte di un ciclo di ben otto oratori interamente dedicato alla figura di Mosè, ciascuno su un tema molto circoscritto. Questa estrema concentrazione e circoscrizione della tematica ha probabilmente contribuito a far cadere nel dimenticatoio l’oratorio, dal quale ora l’Ensemble Locatelli intende riportarlo alla luce e all’attenzione degli appassionati di musica barocca.

Avendolo ascoltato ieri, posso giustificare le sentite parole d’elogio rivolte dal maestro Chigioni al Mosè di Pasquini. L’ensemble riunito nella sua componente strumentale e vocale era così composto:
- Clavicembalo e direzione: Thomas Chigioni
- Violino I: Jérémie Chigioni
- Violino II: Ulrike Slowik
- Viola: Tessa Rippo
- Violoncello: Andrea Alziati
- Contrabbasso: Carlo Sgarro
- Arciliuto: Mauro Pinciaroli
- Tiorba: Stefan Sandru
- Organo: Dimitri Betti
- Mosè: Maddalena De Biasi (soprano)
- Giosuè: Sofia Sala (mezzosoprano)
- Testo: Matteo Straffi (tenore)
- Getro: Santiago Garzón-Arredondo (baritono)
L’oratorio verrà di nuovo eseguito questa sera alle ore 18.00 nella Chiesa di San Teodoro a Cantù (CO) nell’ambito della stagione Il Barocco a Cantù.
Il prossimo appuntamento con l’Ensemble Locatelli al Teatro Donizetti è invece in calendario per domenica 13 aprile alle ore 11.00 con Torelli: la nascita del concerto. Vi consiglio di non perdervelo.
Informazioni sul sito ufficiale dell’Ensemble Locatelli.
Saul Stucchi