Metto da parte il livello di considerazione che i Musei Eremitani di Padova hanno dei giornalisti che non si siano accreditati con almeno quattro giorni di preavviso. Metto da parte il disservizio di avere i servizi igienici fuori servizio e metà degli armadietti pure. Metto da parte, ma sarà il caso che prima o poi qualcuno se ne occupi.
Fatta questa premessa dalla quale non può che trasparire una sfumatura polemica (tolta la tara alla retorica con cui in Italia si parla di cultura, rimane poi ben poco nei fatti), lascio le dolenti note per passare alle piacevoli.
È stata per me una sorpresa scoprire oggi la mostra Elio Armano Terrestre. Antologia di terracotta curata da Stefano Annibaletto e Francesca Veronese, allestita al Museo Archeologico della città patavina, nel complesso dei Musei Eremitani.

L’occasione dell’esposizione è il traguardo degli ottant’anni dell’artista padovano che, per la precisione, li compirà il 4 aprile del 2025. Ne spiega il titolo il pannello di sala posto nella sezione romana del museo: “Terrestre perché lavora con la terra. Terrestre perché impegno politico e civile hanno sempre guidato il suo agire”.
Le sue opere sono scenograficamente collocate lungo il percorso delle sale e, a uno sguardo disattento, possono confondersi con i reperti antichi perché antico è il materiale – la terracotta – con cui sono realizzati.
Se ne trovano alcune al centro di un ampio mosaico bicromo (mi hanno fatto tornare alla memoria la mostra Field For The British Isles di Antony Gormley nella Great Court del British Museum: correva l’anno 2003!). Sopra il riquadro centrale che abbellisce con la scena di due uccelli su un ramo il pavimento in opus tessellatum recuperato da una domus che sorgeva nell’attuale via Cesare Battisti campeggia una struttura in metallo con dei melograni (sempre di terracotta, s’intende).

E poi Paesaggi su un sarcofago, mentre Chimere spuntano qua e là, tra lapidi e rocchi di colonne. E Rilievi sotto un papiro di età tarda con il Libro dei morti di Horo, figlio di Taesi (in deposito dal Museo Egizio di Torino) e Paesaggio rituale nella teca in cui è esposta la cassa antropoide di Meretamon, figlia del “principe” Harwa, anch’essa di epoca tarda.
Senza dimenticare i Giardini in scatola degli anni Settanta: sono esposti all’inizio del percorso, nella sezione della Padova preromana. Ma forse il dialogo più intenso – e l’allestimento più scenografico – è quello che mette le teste di Armano a fare la guardia alla statuetta mesopotamica datata al periodo di Uruk (seconda metà del IV millennio a.C.). Un gioiello di statuaria con pochi paragoni al mondo in compagnia di terrecotte che lasciano il segno. Come la statuetta di gladiatore con elmo crestato modellato a parte. Sembra una terracotta di Elio Armano e invece è un giocattolo rinvenuto nella tomba di un bambino della metà del II secolo dopo Cristo.
Saul Stucchi
Elio Armano. Terrestre
Antologia di terracotta
Informazioni sulla mostra
Dove
Museo Eremitani-Museo ArcheologicoPiazza Eremitani 8, Padova
Quando
Dal 26 ottobre 2024 al 7 aprile 2025Orari e prezzi
Orari: da lunedì a domenica 9.00 – 19.00Biglietti: intero 11 €