Alla data dell’11 febbraio 1816, nel suo Memoriale di Sant’Elena, Emmanuel de Las Cases riporta di aver ricordato all’ex Imperatore l’ondata di caricature portata (causata) dalla Restaurazione. Una in particolare divertì Napoleone: “Castello delle Tuileries: una folla di oche e di tacchini entra dalla porta, spinta da soldati di tutte le nazioni e di varie armi. Nello stesso istante da una finestra del primo piano un’aquila ad ali distese si allontana in un volo rapido e maestoso e in basso la scritta: Cambiamento di dinastia”. Napoleone era stato il protagonista e il bersaglio di infinite caricature (gli Inglesi lo chiamavano quasi affettuosamente Boney) ed era ben consapevole del loro potenziale distruttivo, capace di irridere e smitizzare qualunque potere. Dei duecentocinquanta oggetti esposti alla bella mostra Bonaparte sulla Schelda. Lo spettacolare sviluppo di Anversa in epoca francese, circa un decimo è costituito proprio da caricature.

Tra le prime appare quella in cui Napoleone (non ancora autoproclamatosi Imperatore dei Francesi) è intento a fare a fette il mondo per mangiarsi l’Europa, mentre dall’altro lato del tavolo il primo ministro inglese William Pitt, più compito, si riserva l’altra metà del globo. Poco più avanti fa la sua comparsa John Bull, personificazione dell’uomo britannico, che se ne sta seduto con le mani sulle ginocchia mentre Napoleone – come un moderno Atlante – gli si rivolge per chiedergli un favore, piegato in due dal peso del mondo che porta sulle spalle.
In un opuscolo stampato e diffuso all’epoca viene addirittura immaginato un dialogo tra Napoleone e John Bull: lo menziona Jean Tulard nel suo libro L’anti-Napoleone (tradotto in italiano nel 1970 dall’editore Veutro, con una prefazione di Renzo De Felice). John Bull chiede a Bonaparte: “Perché odiate tanto la nostra libertà di stampa?” per sentirsi rispondere: “Che domanda sciocca, John! Perché? Perché essa svela tutti i miei progetti più reconditi. Perché mi rende odioso ai miei sudditi e all’Europa intera, rivelando i fiumi di sangue, le distruzioni, le rapine per mezzo delle quali sono giunto al potere e vi rimango. Perché consiglia l’amore, la lealtà e l’obbedienza a un re che intendo detronizzare, e l’unanimità a un paese che intendo conquistare, depredare e distruggere”. Un’analisi politica stringente, fatta fare da un inglese a un francese e che necessariamente deve sorvolare sul fatto che la specialità del regicidio per via rivoluzionaria ha visto i Francesi arrivare secondi dietro gli Inglesi, distanziati di quasi un secolo e mezzo.

Ma torniamo alla mostra e proprio alle fasi più cupe della Rivoluzione, grazie a una caricatura che oppone un magrissimo sanculotto che si ciba di cipolle, rappresentazione della libertà francese, a un rubicondo suddito inglese, alle prese con un succulento cosciotto, simbolo della schiavitù britannica.
Il sogno degli Inglesi era veder sfilare l’acerrimo Nemico per le vie di Londra chiuso in gabbia e un anonimo disegnatore lo raffigura di dimensioni lillipuziane con un enorme cappello alto quanto lui, esposto alla curiosità dei londinesi, prigioniero in una gabbia di uccelli. Allo stesso anno (1803) risale l’acquaforte con l’ingresso trionfale del Primo Console a Londra, in cui Bonaparte è costretto a cavalcare seduto al contrario. Tutte le caricature esposte in mostra hanno la finalità di ridicolizzare la persona, il ruolo, le vittorie o le pretese di Napoleone (o dei Francesi che in quel momento storico lui rappresenta), sminuendoli e demitizzandoli.

Come ha messo in evidenza il curatore Jan Parmentier durante la chiacchierata che ho avuto con lui al MAS, queste opere rappresentavano il controcanto alla propaganda ufficiale francese. Facevano parte di una ricchissima e particolarmente elaborata campagna diffamatoria con cui la stampa inglese combatteva la sua guerra contro la Francia rivoluzionaria prima e napoleonica poi.
Durante la navigazione verso l’isoletta di Sant’Elena, de Las Cases ricorda che gli ufficiali inglesi riconoscevano di avere della Francia e di Napoleone una visione molto parziale: “Ci meravigliavamo a vicenda: loro ci sorprendevano con i loro pregiudizi; noi li stupivamo con le nostre idee e i nostri princìpi del tutto nuovi, di cui non avevano alcuna idea: la Francia gli era, insomma, più estranea della Cina”.
La mostra di Anversa si conclude proprio con una caricatura del dicembre 1813: vi è raffigurato Napoleone che, novello barone di Münchausen, viene lanciato in aria da amici e nemici per finire a Saint Cloud: la disfatta di Lipsia (a ottobre) di lì a pochi mesi avrebbe costretto l’Imperatore alla prima abdicazione e al conseguente esilio all’Isola d’Elba.
Saul Stucchi
Didascalie:
Foto: © Musée Carnavalet / Roger-Viollet
‘The King of Brobdingnag and Gulliver’
Stampa, 1804
Foto: © Musée Carnavalet / Roger-Viollet
BONAPARTE SULLA SCHELDA
MAS Museum Aan De Stroom
Dal 23 marzo al 30 giugno 2013
Informazioni su Anversa: