Quella che il visitatore si trova di fronte è una sorta di Antologia di Spoon River senza parole. Nella mostra che il Museo Archeologico di Madrid con PHotoEspaña dedica ai ritratti funebri cosiddetti “del Fayum” a parlare sono infatti gli sguardi, quelli di tredici persone di duemila anni fa che ci guardano dritti negli occhi e paiono chiederci di entrare in contatto con loro. Donne e uomini, vivevano nell’Egitto della Pax Romana, non soltanto nella regione del Fayum che ha dato il nome a questa tipologia di arte funeraria, ma un po’ in tutto il Paese del Nilo, da Alessandria a Tebe. I ritratti che ci hanno lasciato raccontano un po’ della loro vita, pur essendo rappresentazioni funebri.
Grazie ai monili e alle pettinature, gli studiosi sono in grado di avanzare datazioni approssimate al decennio: l’uomo che chiude la fila visse probabilmente attorno all’80-100 dopo Cristo, oltre un secolo prima della donna che gli sta accanto e una generazione prima della donna successiva. Il primo ritratto rappresenta invece un sacerdote del dio Serapide, vissuto durante il regno di Antonino Pio (138-161 d.C.); ma qualcuno avanza l’ipotesi che fosse piuttosto un fedele, dato che i sacerdoti erano usi radersi il capo. Gli uomini sono caratterizzati da una carnagione più scura rispetto alle donne, ma tutti sono accomunati da labbra chiuse in quella che sembra una posa di concentrata quiete. Gli sguardi trasmettono emozioni leggermente diverse, ritratto per ritratto: stupore, dolore, rimpianto… Otto delle tredici opere sono arrivate in prestito dal British Museum di Londra, mentre le altre provengono da Amsterdam, Vienna e Swansea (in Galles).

Oggi ho visitato la mostra subito dopo essere atterrato all’aeroporto di Barajas e confesso che il video dell’artista albanese Adrian Paci “Centro di Permanenza Temporanea”, posto a conclusione del percorso espositivo, mi ha colpito in modo particolare. Già il titolo è significativo e nella sua semplicità denuncia l’ossimoro di una situazione dichiarata temporanea ma che nei fatti si protrae senza una chiara scadenza. I migranti non parlano; gli unici rumori che sentiamo sono quelli prodotti dagli aerei che decollano e atterrano.

Loro invece si avvicinano in fila indiana a una scala, senza portare con sé alcun bagaglio a mano, e cominciano a salirne i gradini. Ma solo alla fine del breve video l’artista ci svela il paradosso della loro condizione: sono “invitati” a lasciare il paese in cui hanno cercato rifugio, ma nessun aereo è pronto per riportarli a casa. Nel pannello introduttivo il curatore della mostra, Gerardo Mosquera, rende esplicita la ragione che “giustifica” l’accostamento tra le due parti. L’anello di congiunzione è l’opera che John Berger ha dedicato ai ritratti del Fayum, nella quale mette in relazione queste opere dell’Egitto romano con la nostra epoca caratterizzata dal fenomeno delle migrazioni. I migranti dell’opera di Adrian Paci hanno (sono) volti che aspettano un passaporto, un lasciapassare per una nuova realtà. Proprio come i volti dei ritratti funebri del Fayum, “documenti d’identità” di persone in attesa di transitare verso un nuovo mondo, quello dell’aldilà.
Saul Stucchi
Retratos de el Fayum+Adrian Paci: sin futuro visible
Fino al 24 luglio 2011
Museo Archeologico Nazionale
Calle Serrano 13
Madrid
Ingresso libero
Orari: da martedì a sabato 9.30-20.00; domenica 9.30-15.00
Lunedì chiuso
Informazioni:
www.mcu.es
DIDASCALIE:
Ritratto di mummia di una donna (particolare)
Hawara, Egitto, periodo romano, 55-70 d.C. circa
EA 74713 © The Trustees of the British Museum. All rights reserved
Ritratto di mummia di un sacerdote
Hawara, Egitto, periodo romano, 140-160 d.C. circa
EA 74714 © The Trustees of the British Museum. All rights reserved
Ritratto di mummia di una donna
Hawara, Egitto, periodo romano, 100-120 d.C. circa
EA 74706 © The Trustees of the British Museum. All rights reserved
Ritratto di mummia di un uomo
Hawara, Egitto, periodo romano, 80-100 d.C. circa
EA 74718 © The Trustees of the British Museum. All rights reserved
Adrian Paci
Centro di Permanenza temporanea, 2007 (fermo immagine)
Courtesy: Galerie Peter Kilchmann, Zurich; Gallery Kaufmann Repetto, Milan; Peter Blum Gallery, New York
© Adrian Paci