Quest’anno a Gerusalemme
Parigi 1789
Sto leggendo Parigi 1789 di Daria Galeteria (edito da Sellerio). A pagina 118 ho trovato questo curioso riferimento a Gerusalemme: “Per Beugnot, futuro conte dell’Impero, il soggiorno alla Conciergerie [utilizzata come carcere durante la Rivoluzione] fu un’odissea, ma per motivi eminentemente letterari.
Intanto, al momento dell’arresto aveva chiesto se poteva portare con sé dei libri; per Epitteto e Marco Aurelio non erano sorti problemi, ma la Gerusalemme liberata aveva incontrato un’inflessibile opposizione. Beugnot non capiva cosa trovassero da ridire nel Tasso dei gendarmi dell’anno II [1794]. “Cittadino”, gli avevano detto, offrendogli gratuitamente un consiglio da non disprezzare, “credeteci, di questi tempi, tutto quello che viene da Gerusalemme è sospetto””.
Unusual
Ero a Padova per incontrare Paolo Rumiz che gentilmente ha concesso la sua disponibilità a farsi intervistare da ALIBI (potrete leggere l’intervista sul numero 3 in edicola a febbraio). Ho mangiato un toast allo storico Caffè Pedrocchi e tra un’occhiata a chi entrava e agli altri clienti (si va al Pedrocchi più che altro per guardare gli altri, credo) ho letto un articolo comparso su La Stampa di sabato scorso. Spiega la caotica situazione di convivenza forzata tra le varie – numerose – confessioni cristiane che si dividono l’utilizzo del Santo Sepolcro. Prima di arrivare in stazione, dove mi attendeva Rumiz, ho acquistato il CD-DVD dedicato a Giuni Russo, Unusual. Il libretto riporta un passo del salmo 137:
Sui fiumi di Babilonia,
là sedevamo piangendo
al ricordo di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
Là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
canzoni di gioia, i nostri oppressori:
“Cantateci i canti di Sion!”.
Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se ti dimentico, Gerusalemme,
si paralizzi la mia destra.
Segnalo, en passant, il libro fotografico La Gerusalemme perduta (Sperling & Kupfer), con testi di Rumiz e foto di Monika Bulaj.
Ecco ritornare Gerusalemme. Ma non è finita. Di sera ho ripreso la lettura di Parigi 1789, arrivando al capitolo più drammatico, quello intitolato Presagi. È davvero impressionate: vi si racconta, tra le altre cose, la profezia di Cazotte, l’autore de Le Diable amoreux, che predisse ai presenti, convenuti per una cena in casa di un accademico, la rispettiva (mala) sorte sotto l’imminente Rivoluzione.
Quando gli astanti, ormai impietriti dalla paura, gli chiesero della sua, Cazotte citò la Guerra Giudaica di Flavio Giuseppe: “Madame, avete mai letto l’assedio di Gerusalemme descritto da Giuseppe?”. “Certo, chi non l’ha letto?”. “Bene, Madame, durante quell’assedio, un uomo fece per sette giorni di seguito il giro delle mura, sotto gli occhi degli assedianti gridando con voce tonante e sinistra:
“Disgrazia a Gerusalemme! Disgrazia a Gerusalemme!”. E di colpo una pietra enorme, lanciata dalle macchine nemiche, lo raggiunse e lo fece a pezzi”. Cazotte s’inchinò, e uscì.
Tutti questi richiami sembrano un invito a tornare a Gerusalemme. E allora, con una lieve modifica al noto augurio che si scambiano gli Ebrei, posso dirmi (dirvi): Quest’anno a Gerusalemme!
Invito tutti quelli che ci sono stati – più o meno recentemente – a raccontare la loro esperienza.
PS: una curiosità: il libro della Galateria è stato stampato il 14 luglio 1989, ovvero nella ricorrenza del bicentenario della Rivoluzione.