Alphonse Bernoud (1820 -1889) è stato fra i pionieri della fotografia. Francese di Lione, preferì vivere e lavorare a lungo in Italia, specie intorno alla metà del secolo diciannovesimo. Si procurò committenze socialmente rilevanti: i Borbone prima e i Savoia dopo.
Giovanni Fanelli e Barbara Mazza gli dedicano uno studio monografico, il primo in Italia, un volume comprendente più di cento fotografie per le edizioni di Mauro Pagliai nella collana I Grandi Fotografi dell’Ottocento. Volume che recupera e illustra in decine di tavole le varianti dell’attività di Bernoud, a suo agio preferibilmente nel mondo delle corti, dei palazzi di potere, fra sovrani e alte gerarchie militari, non escludendo il côté estetico di quel mondo (artisti o cantanti); e soprattutto la rappresentazione celebrativa e un po’ statica della monumentalità urbana dell’epoca (e di quella più antica, attraverso quadri, sculture, architetture).
Fortunatamente accanto a questo, il lavoro del fotografo francese si è guadagnato con il tempo una considerazione significativa grazie alla ripresa certo per sua natura più dinamica di eventi importanti del nostro Ottocento. Dagli scorci di spiagge napoletane con gruppi di persone lietamente a riposo alle eruzioni del Vesuvio, all’inquietante Trasporto dei fratelli della Misericordia nell’ospedale fiorentino, dalle rovine dei terremoti nel Sud degli anni Cinquanta, all’Album delle battaglie, dei combattimenti ed altri fatti memorabili dell’Indipendenza italiana.
C’è l’aspetto del reporter che è quello più interessante anche se meno documentato nel volume (che dedica molto spazio alle Vedute di Città e Monumenti). Bernoud utilizzò con elastica versatilità tecniche differenti, dal dagherrotipo al collodio, la fotografia stereoscopica e quella per carta da visita.
Il volume, di grande formato, propone spesso anche l’ingrandimento dei dettagli accanto alla visione d’insieme – stavamo per dire dei quadri, perché a volte, quando si allontana dalla retorica encomiastica delle città, Bernoud mostra uno sguardo non solo addestrato ma anche vivamente sensibile alle suggestioni della natura, sfumate perlopiù in una tonalità fra l’ocra, il seppia e un appena nervoso punto di grigio che non guasta.
Michele Lupo
Giovanni Fanelli e Barbara Mazza
Alphonse Bernoud
Mauro Pagliai
2012, pagine 160
36 €