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Voi siete qui: Mondo » Lettera dallo Zambia: il container è vita. Anche se vintage

26 Febbraio 2013

Lettera dallo Zambia: il container è vita. Anche se vintage

Terza lettera di Carlotta dallo Zambia.

Cari tutti, è domenica, e con la prospettiva di un giorno di respiro posso serenamente affrontare l’argomento. La domanda ricorrente è: cosa stai facendo laggiù? Imbocchi i bambini denutriti, coltivi le banane, ti fai fregare dai commercianti zambiani al mercato, insegni inglese nelle community school? Sì, ma nel tempo libero. Perché sono chiusa dalla mattina alla sera in un container verde più grande di casa mia, cercando di dare un senso al groviglio di merci che riempie tutto lo spazio, alto basso davanti fondo. Prima di arrivare qui, avevo visto questi scatoloni di ferro attraversare velocissimi stazioni in cui il treno non fermava, oppure in controluce sollevati dai bracci meccanici del porto – in entrambi i casi, io distante e ferma sulla banchina. Adesso me ne ritrovo una decina in giardino, uno accanto all’altro, rosso arancio verdeprato verdescuro verdemela, come gigantesche piante ornamentali, gradito omaggio di associazioni umanitarie o indispensabile missiva dalla madrepatria.

L’ultimo è arrivato in novembre, dopo mesi di viaggio per terra e per mare: qualcuno ha tentato di metterci le mani, ma dopo aver recuperato caffè olio televisore dentifricio medicine e scorta di dvd di Walt Disney per il piccolo di casa, tutti hanno desistito. Potevo non cimentarmi in questa impresa titanica? Ci ho messo un’ora buona, la prima volta, ad aprire la maledetta trappola, lucchetti fermi maniglie, nelle orecchie la variazione della frase ricorrente – ma come a Milano non l’avete mai visto un container? E hai voglia a dire che non sono milanese…, osservata da chi lavora in quello che io chiamo giardino, e che comprende azienda agricola e fattoria, mulino, falegnameria, officina meccanica, laboratorio di intaglio del legno e della pietra saponata, laboratorio di pasticceria – loro sanno come fare, quando i container sono vuoti diventano ripostigli per gli attrezzi e spogliatoi, ma morissero piuttosto che dare una mano ad una musungu!
Zambia_3_2
Dopo quasi due settimane di tentativi è come fosse la porta di casa, il caos delirante che regnava all’interno sta assumemdo una forma organizzata e lo sconforto iniziale lascia il posto alla soddisfazione dell’archivista che c’è in me. Tralasciando la fatica di spostare sacchi scatoloni mobili attrezzature da lavoro, la polvere e la segatura che appesantiscono l’aria, il caldo soffocante che cresce verso il fondo, mentre la luce diminuisce, le bestie con le ali che entrano diritte e rimangono intrappolate a farmi compagnia, incapaci di volare via – tralasciando tutto questo, esplorare il container è una figata.

È il paradiso del vintage: ho trovato pantaloni fiorati a vita alta, camicie di seta, cinture intrecciate, giubbini di camoscio, gonnellone a pieghe – tutto inspiegabilmente scomparso, poi ritrovato appeso ai fili del bucato e quindi nel mio armadio. È il buco nero dove finiscono gli indumenti dimenticati: le indistruttibili magliette della salute Ragno, i mutandoni di spugna dei pallavolisti, i tailleur con sciarpa in coordinato, le camicie da uomo fantasia, i fazzoletti ricamati. È il cimitero dei capi di vestiario assurdi e immettibili, che ti chiedi chi possa averli disegnati, e ancor di più comprati, ma soprattutto chi possa aver pensato di spedirli in Africa. È una palestra per la mente, che può fermarsi oppure galoppare mentre sei lì dentro, solo tu e il caos, a cercare di organizzare in scatoloni sacchi scaffali quello che a poco a poco tiri fuori dal mucchio. Èd è una palestra punto e basta, programma muscolare completo, di quelli che la sera quando ti siedi poi non riesci più ad alzarti.

Io comunque ho detto “va bene, lo faccio, però poi vado a giocare con i bambini nel compound e tanti saluti, non pensate di incastrarmi con un’altra assurdità pensata apposta per i volontari milanesi, o presunti tali”. Ci aggiorniamo quando chiuderò definitivamente i lucchetti del container.
Come sempre abbracci,
Carlotta

– Indice delle lettere inviate da Carlotta dallo Zambia.
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