Ci sono elementi che non possono rimanere estranei da una visita a Ravenna. Il buon cibo e il mare sono alcuni di questi. Imprescindibili. Ma poi ci sono i suoi mosaici. Opere d’arte entrate nella storia,
memorie di genti vissute secoli fa, gesti, immagini, visioni immortalate dalla perizia di artisti spesso senza nome. Composizioni che generano incredulità, ammirazione e meraviglia. Tra questi mosaici splendidi spicca la serie presente nel mausoleo dell’imperatrice Galla Placidia.
Galla Placidia era la sorella di Onorio, imperatore romano che nel 402 fece spostare la capitale dell’impero da Milano a Ravenna. Fu allora che la città divenne il centro del mondo… almeno per qualche tempo. E in onore della sorella, l’imperatore fece edificare questo mausoleo, assolutamente modesto visto dall’esterno. Un piccolo edificio di mattoni bruni, con la pianta a croce latina. Quattro bracci, un tetto a quattro spioventi. Nulla di particolarmente impressionante. Tuttavia la sua spettacolarità scaturisce da ciò che è racchiuso al suo interno.
Entrare nel mausoleo significa lasciare un mondo fatto di luce e profondità, per addentrarsi nel cupo della notte, una notte silenziosa,
solenne. Spazi apparentemente angusti, slanciati da volte arcuate avvolgono il visitatore. Tre sarcofagi, di cui uno massiccio e
imponente accolgono il nuovo venuto e ne attendono lo sguardo. Ospitano i resti di Costanzo III e di Valentiniano. Uno avrebbe dovuto accogliere le spoglie della stessa imperatrice (ma pare che così non sia stato).
Abbiamo detto che i sarcofagi attendono lo sguardo. Non abbiamo esagerato: appena il visitatore entra, le pareti ricche di mosaici portano il suo sguardo verso l’alto e non sui saccelli e quindi i meri contenitori di spoglie mortali devono attendere il loro turno, perché gli occhi del turista indugiano tra le stelle di mosaico. E qui si perdono. Nella vastità di un cielo stellato, nella profondità di un blu notte che gioca un contrasto molto forte con l’oro e i colori sgargianti delle varie scene illustrate. Il giorno fuori, la notte
dentro, ma il mausoleo non è cupo. Al contrario, è carico di una solenne attesa, di una speranza silenziosa. Simboli della vittoria della vita sulla morte (con varie accezioni religiose) sono ovunque intorno a chi osserva. Sulle pareti, sulla volta, in ogni rappresentazione. La testa si alza per istinto, quasi per volontà propria e al cospetto del Creato e del suo firmamento, la distanza tra l’uomo comune e gli imperatori si annulla: tutti spettatori dello stesso spettacolo.
La luce. La luce in questo piccolo mausoleo è parte integrante del suo fascino. Innanzitutto l’assenza di una sola luce forte permette alle tessere di fondersi in grandi macchie di colore e solo un esame ravvicinato mostra le giunture tra i diversi tasselli: è facile lasciarsi ammaliare e immaginare di essere di fronte solo a pozze cromatiche e disegni dalle linee che non sono spezzate.Al centro dei quattro bracci della croce latina, di fronte ai tre sarcofagi, e con la porta d’ingresso alle spalle, la luce all’esterno viene completamente meno. Tre finestrelle, che si aprono sopra i tre sepolcri, rischiarano l’ambiente, seppur in modo tenue. Non ci sono vetri. Gli specchi delle finestre sono chiusi da lastre di minerale ambrato e la tinta generale è di un soffice e caldo giallo scuro che ammorbidisce le linee dure della pietra. È alabastro.
Ogni finestrella è presidiata da una coppia di santi e di apostoli. Hanno le braccia alzate, in segno di adorazione verso il centro ideale
dell’edificio. Nei pressi dei santi ci sono figure di animali e simboli di rinascita e vita, con animali al pascolo e colombe che si abbeverano. Fulcro di tutto è la cupola, alta nel centro della costruzione. È dominata dalla figura della croce, orientata verso Est, attorniata da un’infinità di stelle su fondo azzurro. La “presidiano” le figure degli evangelisti, rappresentati classicamente con sembianze di animali. La grande ricchezza dei colori è uno degli aspetti interessanti del mausoleo. L’altro è l’abilità dei mosaicisti di riuscire a trasmettere l’idea di volume, di profondità. Questo è stato ottenuto con una disposizione realistica nello spazio di corpi e figure, con l’uso di diversi piani che suggeriscono una prospettiva ante litteram.
Si potrebbe rimanere ore in questo mausoleo, con il naso in su, a guardare, a bearsi di queste composizioni. Un tesoro. Ecco cosa si trova al centro di Ravenna. E non per niente anche il mausoleo di Galla Placidia è stato iscritto tra i patrimoni tutelati dall’Unesco.