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Voi siete qui: Teatro & Cinema » “Il matrimonio di Maria Braun” di Rainer Werner Fassbinder

10 Novembre 2018

“Il matrimonio di Maria Braun” di Rainer Werner Fassbinder

Una scena del film "Il matrimonio di Maria Braun" di FassbinderOggi parleremo di un classico film melodrammatico: “Il matrimonio di Maria Braun” di Rainer Werner Fassbinder (1979).

Fassbinder melodrammatico

Spieghiamo subito il termine melodramma. Nell’Ottocento, in particolare, il vocabolo era utilizzato nell’ambito musicale per proporre una vicenda cantata con accompagnamento strumentale (ad esempio Metastasio, Monteverdi, Rossini…). In seguito la parola è entrata nel linguaggio comune, con un’accezione spesso peggiorativa: quindi melodrammatico è tutto quello che nei libri, nella scena o anche nella vita, si carica di un tono enfatico o esagerato.

Venendo al cinema, il melodramma (o mélo), è basato su recitazioni piuttosto calcate, su storie ricche di colpi di scena, sempre con l’intento di commuovere lo spettatore. Anche i personaggi sono raffigurati in modo schematico, con una netta divisione tra buoni e cattivi.

Dall’inizio del Novecento fu avviata una prima formalizzazione del genere che raggiunse i suoi migliori risultati qualche decennio dopo, con Douglas Sirk. Negli anni il mélo si è contaminato con altre tipologie e le sue caratteristiche si possono rintracciare in quasi tutti i film e in quasi tutte le cinematografie del mondo.

Rainer Werner Fassbinder è considerato il grande innovatore del mélo. Nelle sue opere, presenta un mondo in cui i sentimenti sono portati all’esasperazione, mentre l’architettura dei film diventa decisamente più complessa.

Il miracolo tedesco

Ne “Il matrimonio di Maria Braun” la vicenda che la protagonista vive è la chiara allegoria di quello che la nazione tedesca incontra a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. L’ascesa sociale di Maria, attraverso dure prove e difficili, corrisponde perfettamente alla ricostruzione operata dalla Germania.

Fassbinder ha, però, un atteggiamento critico tanto nei confronti del passato, quanto verso il nuovo perbenismo di matrice capitalistica. Il miracolo tedesco – secondo lui – altro non è che una riproposizione più sfaccettata di alcuni dei valori del Nazismo, truccati con una maschera di finta democrazia.

Non risparmia quindi né la sua ironia né il suo cinismo durante tutta la pellicola, fino a raggiungere il climax nelle scene finali: quando tutto sembra volgere verso l’happy end, arriva il colpo di scena inatteso.

“La gente critica i miei film perché sono pessimisti. Ci sono un sacco di ragioni per essere pessimisti, ma non considero tali i miei film. Essi si fondano sull’opinione che la rivoluzione non avviene sullo schermo del cinema ma fuori, nel mondo. Quando sullo schermo io mostro alla gente il modo in cui le cose peggiorano, il mio scopo è di avvertirli che così andranno le cose se non cambiano la loro esistenza. Non importa se un film finisce in modo pessimistico; se espone abbastanza chiaramente certi meccanismi così da mostrare alla gente come funzionano esattamente, allora l’effetto finale non è pessimistico. Non cerco mai di riprodurre la realtà in un film”.
[Fassbinder intervistato da C.B. Thomsen]

Inquadrature e luci

“Il matrimonio di Maria Braun” dimostra la piena maturità anche tecnica del regista tedesco. Alla rappresentazione desolante dei rapporti umani, basati sullo sfruttamento reciproco e sulla prevalenza del più forte, corrisponde un movimento della macchina da presa freddo e rigoroso.

Fassbinder sembra apparentemente distaccato e privo di partecipazione alla vicenda: alla parabola metaforico-sentimentale, si oppongono inquadrature dalla forte profondità, che schiacciano spesso i personaggi, costringendoli in spazi geometrici ristretti, come se fossero sovrastati da un mondo troppo grande per loro.

Anche la luce (grazie alla suggestiva fotografia di Michael Ballhaus), gioca un ruolo importante: all’inizio del film prevalgono i toni scuri, che diventano sempre più chiari man mano che ci avviciniamo al fatidico 1954 (momento in cui si conclude la storia).

La costruzione delle scene madri è decisamente di stampo teatrale e questo ci riporta al passato di Fassbinder, allorché militava nell’Action Theater di Berlino ( e poi nell’Antitheater). I primi passi nel campo artistico, il maestro tedesco li compie a ventun anni a Berlino, appunto, dove si era recato dalla nativa Baviera. Nella capitale, raccoglie attorno a sé un gruppo di attori e collaboratori che poi lo accompagneranno nell’approdo sul grande schermo.

Considerando che Fassbinder è morto a 37 anni, la sua produzione è stata notevole: dodici commedie teatrali, vari allestimenti anche di opere non sue, più di quaranta film per il cinema e diversi lavori per la televisione (bellissima la sua trasposizione per il piccolo schermo, in quattordici puntate, di “Berlin Alexanderplatz” tratta dall’opera di Alfred Döblin).

Purtroppo la sua grandezza è stata offuscata dall’ipocrita fama negativa che lo ha accompagnato: come nelle peggiori barzellette, il nostro era omosessuale, drogato e “comunista” (purtroppo non era negro…). La sua morte, come per molti artisti maledetti, arriva per una overdose di sonniferi e cocaina.

Note e curiosità

Ad accentuare la metafora Maria Braun/Germania, è utile anche sapere che nell’area tedesca, il cognome Braun è molto diffuso (come da noi Rossi o Bianchi).

Solitamente non parliamo degli attori, ma dobbiamo spendere qualche parola per la prova di Hanna Schygulla nel ruolo della protagonista. Premesso che l’attrice faceva parte del gruppo storico dei collaboratori di Fassbinder e che è presente in diverse altre pellicole, in questo lavoro si supera: riesce a incarnare l’ambiguità del carattere di Maria, appassionata e passionale a volte, ma anche cinica e fredda all’occasione.

Il montaggio del film è opera dello stesso Fassbinder, che utilizza lo pseudonimo di Franz Walsch. Il regista, inoltre, fa una breve comparsata nel ruolo di un trafficante del mercato nero, che offre a Maria Braun, l’opportunità di acquistare un libro di Heinrich von Kleist.
L S D

L’immagine è tratta da Wikipedia

Il matrimonio di Maria Braun

  • Regia: Rainer Werner Fassbinder
  • Interpreti: Hanna Schygulla, Klaus Löwitsch, Ivan Desny, Gisela Uhlen, Elisabeth Trissenaar, Gottfried John
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