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Voi siete qui: Teatro & Cinema » Un film inguardabile: “Viaggio all’inizio del mondo” di de Oliveira

15 Ottobre 2018

Un film inguardabile: “Viaggio all’inizio del mondo” di de Oliveira

C’è un gioco di parole nel titolo. “Inguardabile”, in questa occasione, significa soltanto che è molto, molto difficile riuscire a vedere “Viaggio all’inizio del mondo” di Manoel de Oliveira (1997).

Marcello Mastroianni in "Viaggio all'inizio del mondo" di Manoel De OliveiraSe qualcuno – tra i miei venticinque lettori – fosse mosso dalla curiosità di guardarlo, scoprirebbe che a Milano ne esiste solo una copia (nella Biblioteca Sormani e non è ammessa al prestito, ma solo alla visione in loco) e non lo si trova su nessuna delle televisioni gratuite o a pagamento, né tanto meno su YouTube. [P.S.: se qualcuno lo rintraccia, me lo faccia sapere…].

La saudade

Ma veniamo alla pellicola. Questa è la mia cinquantesima recensione pubblicata su ALIBI Online: è il momento giusto per volgere lo sguardo all’indietro, con un pizzico di nostalgia e con un curioso senso di inquietudine verso il futuro. È un sentimento che in portoghese ha un termine preciso: saudade * (pron.: saudasgi). In italiano, e in molte altre lingue, non esiste una parola corrispondente.

Perché ho introdotto questo concetto? Perché la saudade è il filo conduttore del film di de Oliveira. La trama si limita a un viaggio in auto attraverso il Portogallo. Uno dei passeggeri è l’anziano regista Manoel (interpretato da Marcello Mastroianni, per il quale vedi in nota), accompagnato da un attore francese e da altri due personaggi, tutti appartenenti alla stessa troupe cinematografica.

Manoel vuole rivedere alcuni luoghi della sua adolescenza e giovinezza; Alfonso (l’attore francese) vuole conoscere le proprie radici: suo padre era originario di un paesino lusitano e in gioventù ne era scappato via, fino a che non si era stabilito in Francia.
Tutta la pellicola è una riflessione sullo scorrere del tempo, sulla memoria e sui ricordi.

“La gioventù cerca la gioventù e, che se ne renda conto o no, si allontana dai vecchi, come la strada su cui viaggiamo si allontana da noi.”

L’inquadratura che ricorre più spesso è la strada percorsa dall’auto, vista dal lunotto posteriore: metafora, sin troppo scoperta, di quanto ci lasciamo alle spalle. Ma, al regista portoghese, viene in soccorso la saudade. Grazie ad essa, anche la nostalgia “più canaglia”, anche i raffronti più duri con il presente vengono velati da un sorriso di gratitudine e la malinconia si arricchisce di un’ironia mai banale. L’argomento del film e molte delle atmosfere possono ricordare anche “Il posto delle fragole” di Ingmar Bergman.

De Oliveira firma il soggetto, la sceneggiatura e la regia. Ma voglio ricordare, almeno, la fotografia di Renato Berta. C’è un momento del film, in cui Alfonso incontra nel suo casolare di pietra, la zia: i bagliori che provengono dal camino acceso, fanno risaltare i volti immersi nell’oscurità, esattamente come nei dipinti del Caravaggio.

“Viaggio all’inizio del mondo” è stato presentato fuori concorso alla cinquantesima edizione del Festival di Cannes, dove ha ottenuto il premio FIPRESCI (Federazione Internazionale della Stampa Cinematografica).

Una vita da film

Non posso chiudere senza accennare alla straordinaria vita di Manoel de Oliveira. Detto che ci ha lasciato nel 2015 alla veneranda età di 106 anni compiuti, quello che più colpisce è la sua intatta capacità, fino all’ultimo, di lavorare nel cinema, come un giovinetto.

Anche dopo i cento anni, ha continuato a sfornare quasi un film all’anno, lasciandoci alla fine diversi documentari e più di trenta lungometraggi. E dire che in un certo senso il lavoro di regista l’aveva cominciato oltre i cinquant’anni, perché durante la dittatura di Salazar in Portogallo si era ritirato a curare i possedimenti agricoli del padre. (In gioventù era stato anche campione di automobilismo).

Il suo modo di fare cinema è molto particolare. Ricco di riferimenti letterari, intelligente e poco incline a seguire le mode, ha sempre affrontato nei suoi lavori il rapporto con la memoria e con la Storia. Ho trovato scritto che i suoi film somigliano a un saggio di filosofia, che va letto poco alla volta e senza la pretesa di voler capire tutto subito. Concordo pienamente.

Oltre vari premi e riconoscimenti, i due più importanti festival del cinema (Cannes e Venezia) gli hanno entrambi tributato la Palma d’Oro (2008) e il Leone d’Oro (2004) alla carriera.

* Cito direttamente dall’Enciclopedia Treccani on line: [dal lat. solitas-atis (solitudine)] ” la saudade è un sentimento di nostalgico rimpianto, di malinconia, di gusto romantico della solitudine, accompagnato da un intenso desiderio di qualcosa di assente, in quanto perduto o non ancora raggiunto”.

Note e curiosità

Marcello Mastroianni è stato l’attore feticcio di Federico Fellini. Ha lavorato anche con quasi tutti i grandi registi del suo tempo (solo per citarne qualcuno: Monicelli, Ferreri, Germi, De Sica, Visconti, Scola, Michalkov, Wenders, Ruiz…).

Non molti sanno che questo è l’ultimo film che ha girato. L’attore è morto pochi mesi prima della presentazione della pellicola a Cannes. Il regista portoghese ha poi dedicato a Mastroianni “Viaggio all’inizio del mondo”.

Quando l’auto su cui viaggiano i vari protagonisti si ferma ai margini di un bosco, ne scende un agile autista che si intravede in controluce: è l’autentico de Oliveira che si sgranchisce le gambe, si accosta a un albero e guarda i quattro da lontano. L’agile regista aveva, in quel momento, 88 anni, 16 anni più di Mastroianni.
L S D
L’immagine è presa da Wikipedia

Viaggio all’inizio del mondo

  • Regia: Manoel de Oliveira
  • Interpreti: Marcello Mastroianni, Jean-Yves Gautier, Leonor Silveira, Diogo Dória, Isabel de Castro, Cécile Sanz de Alba
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