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Voi siete qui: Europa » Una gita a Braga in Portogallo per visitare la Fonte dell’Idolo

8 Aprile 2018

Una gita a Braga in Portogallo per visitare la Fonte dell’Idolo

Il reportage di Marco Grassano sulla città di Porto continua con la terza parte della gita a Braga.

La chiesa di Nostra Signora La Bianca a Braga, in PortogalloLasciato lo slargo con la chiesetta di Nostra Signora la Bianca torniamo indietro costeggiando una riga di casette che esordisce con una farmacia e prosegue in portoncini sobri e in altrettanto essenziali vetrine. Qualche perplessità ce la lascia, però, il piccolo negozio di abbigliamento sull’angolo con Rua do Sardoal, che sbandiera l’insegna Kazzo. Magari è un vocabolo tupi-guarani importato dal Brasile.

Un paio di case piastrellate, lucide come leccalecca: menta e lampone. Abitazioni vuote, finestre superiori rotte o divelte, cartelli di Compracasa o Vende prédio. Il bianco Convento das Conversas. Il laido inserto anni Ottanta del Centro Commerciale Lafayette. Un altro irritante centro commerciale, con cinema incluso. Di fronte, nei giardini, un piccolo palco coperto, sopraelevato, in stile liberty, e la rampa di un sottopasso. Nuova piastrellatura fucsia. Due solidi e solenni edifici finanziari: la Cassa Generale Depositi e la Banca del Portogallo. Subito dopo ricompare la piazzetta della torre antica.

Siamo tornati alla fontana, dalla quale operai del Comune stanno ora facendo scaturire alti zampilli vaporosi, forse per provare l’impianto in vista di qualche manifestazione. Un lungo portico nel cui centro troneggia la facciata di una cappella che culmina in pinnacoli svettanti, simili a pedine degli scacchi.

Una fontana di Braga, in PortogalloSulla sinistra, un edificio in ristrutturazione ricoperto da un telo rosso con l’enorme scritta A mudança não vai parar / Ricardo Rio por Braga. “Il cambiamento non si ferma”. Ricardo Rio è il sindaco uscente, ricandidatosi. File copiose di tavolini protetti da ombrelloni. L’interno della chiesetta è crepuscolare, con fiammelle di candele che non riverberano a sufficienza per dare rilievo alle decorazioni barocche.

Il navigatore ci consiglia di tirare dritti, nel tratto pedonale dell’Avenida da Liberdade: larga, con due filari di alberi di media grandezza alternati a lampioni, a staccare gli ampi marciapiedi – pavimentati nel consueto abbinamento geometrico di sampietrini avorio e neri – da una doppia schiera di aiuole a sagoma irregolare, vivaci di fitte file di fiori, in mezzo ai cui bordi zigzaganti ondeggia, scandito da panchine di marmo, il camminamento lastricato.

Edifici di epoca e valore estetico assai mutevoli. La torretta dotata di orologio sull’angolo tondo del banalmente ministeriale Ufficio del Turismo precede un minuscolo condominio anni Settanta con le rifiniture scrostate. Di fronte, una coppia di palazzotti dalle bianche finestre inglesi, piastrellati in lampone e in blu. Su entrambi i lati, edifici contraddistinti da elementi modernisti nei balconi, cornicioni, porte o finestre. La raffinata architettura liberty del negozio Zara al cui fianco domina il neoclassico Theatro circo. Poco distante, dalla parte opposta, il prédio razionalista che reca sul frontone la scritta A nacional MCMVI si appoggia al piccolo, sgradevole centro commerciale Gold center.

Ci ritroviamo quindi, sulla destra, un lato del Centro tutto vetri – con incastonata la parete residua di un palazzo ottocentesco, come in una vignetta di Giuseppe Novello – che ci aveva negativamente sorpresi in Largo Carlos Amarante. Occupa l’intero vasto isolato, ricordandomi l’inquietante romanzo di José Saramago La caverna. A sinistra, brutte costruzioni spigolose da cui è preferibile distogliere gli occhi.

Appena svoltati in Rua do Raio, immediatamente dopo un malconcio palazzotto con curve e balconi dal piglio fascista che lo rendono simile a una sede dell’Opera Dopolavoro, troviamo il basso prefabbricato marrone-rossastro posato a protezione della Fonte do Ídolo. Sul lato opposto della strada, sempre all’interno del mostro di vetro le cui lastre ora riflettono anche noi, la locale libreria Bertrand.

La Fonte dell'Idolo a Braga, in PortogalloDal marciapiede selciato scendiamo una piccola rampa di cemento ed entriamo. Lo sportello della biglietteria è subito a destra. L’impiegata, sulla quarantina, mora, coi capelli corti, ci informa cortesemente che gli studenti beneficiano di una tariffa ridotta – per ottenere la quale esibisco la carta d’identità di mia figlia – e che lo stesso vale per gli insegnanti.

“Lei è professore?” mi domanda. Rispondo di no, scuotendo la testa: “sono dipendente pubblico”, aggiungo, “ma non credo serva”. “Anch’io sono dipendente pubblica…” commenta la donna sorridendo. Ci spiega inoltre che il biglietto (3 euro e 10 per me, 1 e 90 per Ester) comprende la visita alle Terme Romane, e trascrive sul retro del talloncino i relativi orari di apertura.

Un usciere tracagnotto, di mezza età, ci conduce, svoltando prima a destra e poi a sinistra, lungo il corridoio, dai muri di cartongesso bianco e dall’impiantito di legno chiaro, elastico ai passi. Durante il tragitto, ci segnala che il video illustrativo, della durata di una decina di minuti, può essere proiettato sia in portoghese che in inglese. Gli dico che finiremo per ascoltarlo nelle due versioni: per mia figlia in inglese e per me in portoghese, molto più comprensibile.

Arriviamo, divallando leggermente, in un locale ampio, con a sinistra un parapetto di metallo che consente di scendere ancora e di affacciarsi sulle due pareti angolari di pietre a secco che abbracciano e sovrastano l’affioramento naturale di granito grigio in cui è scolpita la fonte vera e propria.

Mi commuove, questo insieme di forme consunte, abrase dallo strofinio spietato dei secoli: una persona in toga che regge una possibile cornucopia e, più a destra, un busto inquadrato in una nicchia dall’impianto classico, nel cui timpano campeggia un profilo di colomba. Ancor più mi commuove l’avanzo di arcaiche lettere maiuscole, incise a fatica proprio per vincere il “tempo divoratore”: ‹CELI›CVS FRONTO ARCOBRIGENSIS AMBIMOGIDVS FECIT e, ancora, CELICVS FECIT, poi FRO‹NTO› e quindi TONGONABIAGOI.

Ci installiamo su un lungo sedile di legno imbottito da cuscini in pelle sintetica marrone, di fronte a un grande schermo piatto appeso al muro. L’addetto fa partire il filmato, prima in una lingua e poi nell’altra.

La Fonte dell’Idolo si trova musealizzata dal 2004. Nel periodo romano si collocava fuori dal perimetro dell’antica città di Bracara Augusta (= Braga), in una zona di sobborghi, a sud della Via XVII che si dirigeva ad Asturica Augusta (= Astorga, in Spagna) e nei pressi di una necropoli. Si tratta di un santuario rupestre con figure scolpite e iscrizioni incise, funzionante come lavatoio. Tutto indica che ebbe origine preromana, e che fu consacrato a Tongus Nabiagus (= divinità maschile iberica) da un immigrante, originario della città di Arcobriga (= nella zona di Saragozza), chiamato Celicus Fronto Ambimogidus

spiega, tra varie altre cose, l’audiovisivo, passando poi a mostrare una ricostruzione, animata al computer, di quello che si presume fosse l’aspetto originario del monumento.

Al custode, che mi interpella su come è andata la proiezione, replico che in portoghese è stato molto meglio, e lui assente ridacchiando.

Prima di tornare alla biglietteria e uscire, sostiamo, a sinistra, in uno spazio espositivo contenente una mostra fotografica intitolata Lacus in Bracara Augusta, serie di scatti in bianco e nero realizzati da Miguel Louro sulle varie fontane della città, storiche o moderne: “L’acqua è uno di quei motivi totali che sorregge il principio e la fine di ogni narrazione, la partenza e l’arrivo di ogni itinerario mentale, suggestione dello sguardo aldilà di ciò che la nostra vista coglie nell’immediato (…) Con la proposta che ora ci viene fatta, ci sorprendiamo per la diversità di forme che l’acqua assume, o suggerisce, nello spazio pubblico…” recita il testo introduttivo, firmato da Miguel Melo Bandeira.

Osserviamo una per una le sapienti immagini, riconoscendo alcuni dei soggetti: per esempio, il drago alato vicino al grattacielo, o i putti di Largo do Paço.

Il Palazzo del Fulmine a Braga in PortogalloRiprendendo a seguire la via e oltrepassando un piccolo Infantário bianco addossato, a sinistra, al Museo del Vestito, ci troviamo di traverso, a sbarrarci il cammino, la grande bomboniera barocca di Palácio do Raio, “Palazzo del Fulmine”. Lo associo, istintivamente, ai fiori del giardino di Santa Barbara. Penso che le differenti tonalità lavanda delle piastrelle, dei portoni e della crespa balconata in ferro ne costituirebbero degna integrazione, perché sono l’unica varietà cromatica che non vi abbiamo notato.

Il navigatore ci fa svoltare a destra, in Rua de S. Lázaro, per tornare in Largo Carlos Amarante. Qui passiamo di fronte all’estesa facciata – pietra grigia e intonaco bianco – della Chiesa di S. Marcos, fino a infilarci, al termine di questa, in un vicolo dall’aria sciupata, che esordisce con la Casa das Velinhas, o Casa delle Candeline, e si trasforma, sul retro del tempio, nella stretta Rua dos Falcões.

Pochi metri dopo, gli opprimenti paretoni ecclesiastici bianchi lasciano il campo a edifici più bassi: un altro infantário dall’inelegante architettura moderna, intitolato a Sant’Anna; casette semplici; la lineare Caritas Arcidiocesana; un ampio cortile-parcheggio, chiazzato da chiome di alberi e cinto da una cancellata, preludio alla classica, candida caserma della Polizia di Sicurezza Pubblica.

Ci troviamo nel vasto Largo de Santiago, orlato a sinistra da casette paesane in tinte pastello e a destra dalla parentesi quadra del bianco Seminario: che termina, dopo l’arco di accesso a un’altra piazza, in una slanciata torre gotica, racchiudendo un doppio filare di alberelli.

Rua do Alcaide, selciata di grigio, non presenta elementi significativi nel suo ripetersi variabile di portoncini, finestre e balconi, tranne che per i due edifici massicci che affiancano gli ultimi metri prima di Largo Paulo Orósio. Qui siamo costretti a svoltare a sinistra, sull’angolo col Centro di Salute e la sua Unità Mobile di Mammografia.
Ventiquattresima parte – Segue.
Marco Grassano
Foto di M. Ester Grassano

Didascalie:

        • Nostra Signora La Bianca
        • La fontana attivata dal Comune
        • La Fonte dell’Idolo
        • Il Palazzo del Fulmine
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