
Nada sucedió en Santa María aquel otoño hasta que llegó la hora – por qué maldita o fatal o determinada e ineludible -, hasta que llegó la hora feliz de la mentira.
Non successe nulla nella città di Santa Maria quell’autunno finché non giunse l’ora – perché maledetta o fatale o stabilita e inevitabile -, finché non giunse l’ora felice della menzogna.
Su queste parole si apre al Teatro Real di Madrid “La ciudad de las mentiras” (ovvero “La città delle menzogne”, l’opera di teatro musicale in 15 scene con musica della giovane compositrice Elena Mendoza (Siviglia, 1973) e libretto di Matthias Rebstock (classe 1970) che ha collaborato anche alla realizzazione della parte musicale.
La città inventata da Onetti
La storia è basata su quattro racconti dello scrittore uruguaiano Juan Carlos Onetti, trasferitosi proprio a Madrid nel 1975 per rimanervi fino alla morte, avvenuta nel 1994. Sono: “Un sueño realizado”, “El álbum”, “La novia robada” e “El infierno tan temido”.
“Perché proprio Onetti?” ha chiesto alla compositrice il direttore artistico del Teatro Real, Joan Matabosch Grifoll, per rompere il ghiaccio nell’incontro con alcuni giornalisti che ha preceduto la rappresentazione di venerdì 24 febbraio.
Mendoza ha esordito ricordando che l’opera è stata commissionata da Gerard Mortier, direttore artistico del Teatro Real dal 2010 fino alla morte nel marzo del 2014, e ha ringraziato tutto lo staff del teatro per supporto ricevuto durante le varie fasi della composizione e dell’allestimento.
Avere a che fare con la città di Santa Maria immaginata da Onetti ha significato per lei entrare in un nuovo mondo. Quando si legge un’opera di Onetti, ha spiegato, non ci si cala soltanto in un racconto, ma in un intero universo.
Quello che lei e Rebstock hanno realizzato è un lavoro polifonico che connette varie linee (interpretative e musicali), perfetto per la città inventata da Onetti, nelle cui opere si manifesta un rapporto davvero speciale tra realtà e finzione.
Musicisti – attori
Il librettista ha sottolineato che le opere di Onetti sono molto complesse perché si prestano a vari livelli di lettura e i personaggi sono oscuri, misteriosi, ideali per costruirvi attorno un universo musicale come hanno fatto loro con “La ciudad de las mentiras”.
L’opera richiede la partecipazione attiva degli ascoltatori, ha proseguito Mendoza, soffermandosi poi sulla componente ludica che ha tratti avvicinabili all’ironia leggera di Buster Keaton.
Sul palcoscenico i musicisti sono protagonisti, partecipano attivamente alle scene: recitano, non soltanto suonano. Anzi: recitano suonando o suonano recitando, compreso quando muovono le tessere del domino. Non ci sono distinzioni tra musicisti e attori, così come il testo di Onetti è allo stesso livello della musica (peraltro lo spagnolo di Onetti è particolarmente sonoro, ha notato la compositrice).
Un’opera complessa e stratificata
L’incontro con Mendoza e Rebstock ha permesso a chi scrive questa recensione di apprezzare con maggior cognizione lo spettacolo. Lo spettatore comune, se non ha dimestichezza con i lavori della compositrice e con le opere di Onetti, si trova forse in difficoltà di fronte alla complessità de “La ciudad de las mentiras”. Complessità di livelli, registri e ruoli scenici.
Già la scenografia (disegnata da Bettina Myer) annuncia la “stratificazione” dell’opera, disponendo su vari piani gli ambienti e i luoghi. Su tutti domina il bar che nelle opere di Onetti riveste un ruolo molto importante, carico com’è di simbolismo.
Sotto la direzione musicale del maestro Titus Engel e di quella scenica dello stesso Rebstock gli attori-musicisti ricreano le storie dei racconti di Onetti in una trama intessuta di menzogne, dove passato e presente s’incrociano e si sovrappongono, così come s’incrociano e si sovrappongono le parole, le parti cantate (queste sono piuttosto limitate) e la musica. Il racconto è trasformato in poesia, la poesia in musica.
Tra gli interpreti si segnalano in particolare il percussionista Tobias Dutschke nel ruolo del cameriere (cosa sa fare con delle comuni posate!), Graham Valentine nel ruolo del dottor Díaz Grey, personaggio che alcuni considerano l’alter ego di Onetti (molto bella e intensa la scena in cui parla e canta al pianoforte, anzi “nel” pianoforte…) e Anne Landa come Carmen.
Con una citazione abbiamo aperto, con un’altra chiudiamo, tratta dal racconto “El pozo”:
Se dice que hay varias maneras de mentir; pero la más repugnante de todas es decir la verdad, toda la verdad, ocultando el alma de los hechos. Porque los hechos son siempre vacíos, son recipientes que tomarán la forma del sentimiento que los llene.
Si dice che ci siano vari modi di mentire; però il più disgustoso di tutti è dire la verità, tutta la verità, nascondendo l’anima dei fatti. Perché i fatti sono sempre vuoti, sono recipienti che prenderanno la forma del sentimento che li riempiranno.
PS: cercate in internet l’articolo (in spagnolo) che Mario Vargas Llosa dedica alle affinità e divergenze tra Onetti e Faulkner e tra Onetti e Borges: è molto interessante.
Saul Stucchi
Foto: © Javier del Real | Teatro Real
Didascalie:
- Anna Spina (Moncha), viola / Tobias Dutschke (Tito / Camarero), percussion
- Michael Pflumm (Jorge), tenor / Anne Landa (Carmen), accordion / Tobias Dutschke (Tito / Camarero), percussion
- Graham Valentine (Díaz Grey), actor / Tobias Dutschke (Tito / Camarero), percussion / Matthias Jann (trombone)
La ciudad de las mentiras
di Elena Mendoza
libretto e collaborazione musicale di Matthias Rebstock
20, 21, 23, 24, 26 febbraio 2017
- Direzione musicale: Titus Engel
- Direzione di scena: Matthias Rebstock
- Collaborazione di scena: Elena Mendoza
- Scenografia: Bettina Meyer
- Figurines: Sabine Hilscher
- Luci: Urs Schönebaum
Suoni: SWR Experimentalstudio Freiburg
Gracia: Katia Guedes
Mujer de ‘El sueño realizado’: Laia Falcón
Carmen: Anne Landa
Moncha: Anna Spina
Díaz Grey: Graham Valentine
Risso: David Luque
Jorge: Michael Pflumm
Tito / Barman: Tobias Dutschke
Langmann: Guillermo Anzorena
Musicisti in scena:
- Piano: Íñigo Giner Miranda
- Clarinetto: Miguel Pérez Iñesta
- Sassofono: Martín Posegga
- Trombone: Matthias Jann
- Violino: Wojciech Garbowski
- Violoncello: Erik Borgir
Foto: Anna Spina (Moncha), viola / Tobias Dutschke (Tito / barman), percussion
© Javier del Real | Teatro Real
TEATRO REAL
Plaza de Isabel II
Madrid
Informazioni:
www.teatro-real.com