Figlio di un appassionato di ciclismo, per me il nome di Liegi fa da sempre parte di quella formula mantrica che recita: Liegi – Bastogne – Liegi.
È stata però la Formula 1, con il Gran Premio del Belgio che si corre sul circuito della vicina Spa, a farmi scoprire questa sorprendente città della Vallonia, partendo proprio dallo splendido biglietto da visita con cui si presenta al mondo: la nuova stazione ferroviaria disegnata da Santiago Calatrava.
Sceso dal treno non ho potuto fare a meno di stupirmi di fronte all’eleganza e al senso di “quieta potenza” che emette la sua struttura (le stesse sensazioni che suscitano le opere della scultura classica e il richiamo è tutt’altro che casuale: si legga la recensione alla mostra che il museo Grand Curtius dedica a Calatrava fino al 27 settembre).
L’architetto spagnolo ha spostato in avanti di 150 metri la stazione rispetto a quella vecchia che è stata demolita per lasciare spazio alla nuova struttura; Calatrava si è visto costretto a prendere questa decisione per imporre una curvatura ai binari che servisse a rallentare i treni ad alta velocità in arrivo: all’epoca della realizzazione della stazione, infatti, i convogli non potevano entrare a una velocità superiore a 45 chilometri orari, mentre oggi arrivano anche a 100 Km. La Gare des Guillemins deve il suo nome al convento dell’ordine religioso che si trovava qui dal XIII fino al XVIII secolo, quello dei Guglielmiti, fondato dal successore dall’eremita (e poi santo) Guglielmo da Malavalle e soppresso in conseguenza della rivoluzione di Liegi (1789-1791).
Calatrava aveva progettato un piano di riqualificazione di tutta l’area tra la stazione e il fiume Mosa, ma la sua proposta non è stata accettata perché troppo costosa. Se ne occuperà uno studio milanese già impegnato in progetti legati alla moda: in questo modo (perdonate il bisticccio) la città intende sottolineare il rapporto con una delle capitali del fashion.

La stazione di Calatrava non è soltanto affascinante (le sue forme ricordano quelle di una palpebra o le sinuosità di un corpo femminile), è anche pratica: mette infatti a disposizione di pendolari e turisti centinaia di posti auto al coperto ed è direttamente collegata con l’autostrada. In dieci anni di lavori la circolazione dei treni non è mai stata interrotta, soltanto il primo binario è stato “requisito” per servire da deposito dei materiali di costruzione, fatti arrivare dalla Spagna. Il vento proveniente dal fiume è stato il principale problema da risolvere: Calatrava ha fatto realizzare dei test in laboratorio per verificare la tenuta della struttura. Il secondo problema era la pietra su cui poggia la stazione, uno scisto molto fragile. L’architetto l’ha risolto piantando dei pali che sostenessero l’intera stazione. La prima cosa che colpisce è che si tratta di una stazione aperta. Dal punto di vista estetico è bellissima, ma è sufficiente visitarla in un giorno di brutto tempo per convenire con gli abitanti di Liegi secondo i quali Calatrava l’ha progettata avendo in mente il clima di Barcellona!
Ma è ora di andare in centro, raggiungibile utilizzando i mezzi pubblici o con una breve corsa in taxi. Qui il primo edificio che attira l’attenzione è l’enorme Palazzo dei Principi-Vescovi. È il caso però di soffermarsi prima sull’ampia piazza antistante, perché è qui che comincia la storia di Liegi e comincia male perché prende avvio da un omicidio. In quest’area, infatti, venne costruita una piccola chiesa in onore di Lamberto, vescovo assassinato con un colpo di freccia su ordine di mandanti rimasti ignoti (ancora oggi non si sa se il motivo fosse l’opposizione di Lamberto all’adulterio di un signorotto locale, tale Alboino, o malumori dovuti all’esazione di tasse per i beni ecclesiastici). L’incessante pellegrinaggio di fedeli che venivano a pregare sulla sua tomba rese necessaria la costruzione di una grande cattedrale con due cori, uno dedicato al santo, l’altro alla Madonna. A distruggerla furono però gli stessi abitanti di Liegi, lontani discendenti di quelli che avevano contribuito ad elevarla, ispirati dai venti dell’Illuminismo che sul finire del XVIII secolo soffiavano anche su questa regione.

Nel sottosuolo della piazza è stato ricavato l’Archeoforum, il museo che conserva i resti della città romana e documenta la storia di Liegi fino ai tempi della Rivoluzione. L’attenzione può ora tornare all’immenso Palazzo dei Principi-Vescovi, sulla cui facciata principale (ricostruita però in seguito a un incendio che l’aveva distrutta) svetta lo stemma con la corona che sovrasta la spada del potere civile e il pastorale, simbolo di quello religioso. Il Palazzo non è accesibile al pubblico (anche se si parla di una sua trasformazione in meta turistica a tutti gli effetti): soltanto il cortile interno, peraltro utilizzato come parcheggio secondo una brutta abitudine molto diffusa in Italia, può essere visitato. Qui lo sguardo si posa sulle colonne di pietra grigia, dai rilievi molto originali: si incontrano infatti frutti tropicali, motivi floreali e figure antropomorfiche.
Il più curioso è senza dubbio però quello che raffigura l’incorreggibile Tchantchés (si pronuncia Ciancé ed equivale al nostro “Ciccio”, diminutivo di Francesco): è lui il personaggio più celebre di Liegi. Raccolto come trovatello, diede subito motivi di apprensione ai genitori adottivi, cominciando con lo sputare il latte del biberon. Secondo il racconto popolare non andò meglio con l’acqua e le altre bevande che la madre gli porgeva, finché il marito non propose di provare con il peket (acquavite a base di ginepro) ed ebbe ragione: il bimbo non si staccava più dal biberon! Tchantchés si spaccò il naso cadendo a terra durante il battesimo, mentre quando era già più grandicello gli venne una voce metallica perché doveva bere acqua e ferro per curare la rosolia. In realtà Tchantchés non è altri che la personificazione del carattere cittadino, il rappresentante dell’amore per la festa e dell’indole forte e testarda, ma dal cuore grande e dall’ospitalità sincera. Un altro simbolo di Liegi è il Perron, emblema delle libertà private di cui i cittadini erano particolarmente gelosi.
Testimonianze delle storie “ufficiali” che hanno avuto Liegi come palcoscenico si trovano raccolte nel Grand Curtius, il museo più importante della città. Avendo avuto a disposizione poco tempo, questa volta ho preferito concentrarmi sulla mostra di Calatrava, rimandando alla prossima occasione la visita accurata delle collezioni. Dal piccolo cortile ho potuto comunque ammirare l’esterno della Casa di Jean de Corte (che volle latinizzarsi in Curtius), ricchissimo mercante che aveva fatto fortuna commerciando polvere da sparo per gli Spagnoli. Realizzata tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, la residenza vanta un’altezza di 44 metri e quindi risulta più elevata del Palazzo dei Principi-Vescovi che non presero bene quest’ostentazione di opulenza. I visitatori invece non provano che piacere ad ammirare i mattoni rossi, il calcare grigio e la pietra gialla, e cercano di comprendere dal basso il significato delle favolette medievali rappresentate sulla facciata. Tornando verso la stazione ferroviaria in taxi è possibile avvistare il ponte degli Angeli, che ricorda immediatamente quello parigino di Alessandro III, dalle parti de Les Invalides. Gli abitanti di Liegi nascosero nel fiume le statue bronzee che lo adornano per sottrarle alla fame di metallo degli invasori tedeschi. Solo negli anni Cinquanta furono ripescate e rimesse al loro posto dopo un restauro.
L’impressione che ho avuto dopo questa breve visita è che Liegi merita almeno un weekend per essere apprezzata come merita.
Saul Stucchi
ALIBI consiglia:
Hotel
Husa de la Couronne
Place des Guillemins 11
Liegi
Tel. +32 (0)4 3403000
www.hotelhusadelacouronne.be
Ristoranti
Le Labo 4
Quai van Beneden 22
Liegi
Tel. +32 (0)4 3442404
www.lelabo4.be
Chez Massimo
Quai du Halage 78
Tilleur (appena fuori Liegi)
Tel: +32 (0)4 2336927
www.chezmassimo.be
Per chi non vuole rinunciare ai piaceri della buona cucina italiana
Bar
La Maison Du Peket
Rue de l’Epée 4
Liegi
Tel. +32 (0)4 2506783
www.maisondupeket.be
Aperto tutti i giorni dalle 10 all’alba
Informazioni:
Ufficio Belga per il Turismo Bruxelles-Vallonia
Via Soperga 20
Milano
Tel. 02.860566
www.belgioturismo.it
Didascalie:
Battelli sulla Mosa
© Marc Verpoorten
La Gare des Guillemins
Foto di Saul Stucchi
Palazzo dei Principi Vescovi
© Marc Verpoorten
Tchantchés raffigurato su una colonna del cortile interno del Palazzo dei Principi-Vescovi
Foto di Saul Stucchi