Seconda parte del reportage di Roberto M. Polce sulle città polacche dopo gli Europei di calcio di quest’anno; la prima parte potete leggerla qui.

Se prima l’italiano colto, della Polonia era a malapena in grado di citare Varsavia, Cracovia ed eventualmente Auschwitz e Częstochowa (e i meno colti spesso neanche quelle), ossia le località in genere toccate dai viaggi turistici organizzati, negli ultimi mesi, grazie alle partite di calcio, anche l’italiano in genere meno informato sa che esistono città dal nome esotico come Gdańsk e Wrocław, ovvero Danzica e Breslavia e… Poznań (che non ha un esonimo italiano, segno che per secoli era stata appena sfiorata da viaggiatori nostrani).

Non solo, ma grazie alle foto di corredo agli articoli sui giornali e alle immagini di contorno alle partite dei servizi televisivi, si è anche scoperto che si tratta di antichi centri, con nuclei storici di notevole interesse. E già che si era in ballo, si sono scoperti anche le regioni intorno, con i molti parchi naturali diversissimi da nord a sud e da est a ovest, riflesso di una natura ricca, variegata e, se non proprio incontaminata, senz’altro poco antropizzata, essendo la Polonia un paese grande poco più dell’Italia (312mila kmq) ma con 23 milioni di abitanti in meno (38 milioni contro quasi 61 milioni dell’Italia).
Perfino in Germania (357mila kmq e 82 milioni di abitanti), nonostante la vicinanza, sembra si sia scoperta la Polonia solo quest’anno, e oggi i maggiori tour operator la propongono come meta non più solo ai nostalgici delle zone ex tedesche (Breslavia, Danzica e la Masuria – l’ex Prussia orientale) ma anche alle giovani generazioni nate dopo la guerra che trovano nel Paese vicino un luogo ideale di vacanza fra natura, città d’arte e perfino benessere, grazie alle sue 320 stazioni termali di varia natura.
Insomma, pare che in tutta Europa stia per scoppiare una moda della Polonia, soprattutto in quei Paesi che nelle sue città hanno giocato le partite degli Europei, e che hanno perciò avuto la possibilità di conoscere quei luoghi direttamente sia in qualità di tifosi-turisti, sia attraverso i mass-media.
Riassumendo, la Polonia contro ogni previsione e timore della vigilia, ha dimostrato di essere in grado di organizzare e gestire al meglio un evento di tale portata, con tempi di realizzazione delle grandi opere che in Italia possiamo solo sognarci. Ricordate? Era il 2007, e dopo l’assegnazione degli Europei di calcio 2012 a Polonia e Ucraina, ci fu quasi una levata di scudi, soprattutto da parte di Italia e Germania, che chiedevano all’UEFA di tornare in sé e di ripensarci. Lo stato della Polonia allora lasciava molto a desiderare: stazioni cadenti e maleodoranti, stadi inadeguati, aeroporti piccoli e antiquati, strade in pessimo stato e autostrade inesistenti, una rete di alberghi insufficiente. In questi cinque anni, non tutto è stato fatto, è vero, ma molto, anzi moltissimo, sicuramente è stato realizzato.

Molti lavori sono ancora in corso, ma 1000 km di autostrade e superstrade sono già in funzione e addirittura gli economisti affermano che è un bene che non tutte le grandi opere siano state terminate in tempo, perché ciò permette di ritardare le ripercussioni della crisi globale in riva alla Vistola, che, grazie alle dotazioni europee e alle grandi opere legate agli Europei di calcio, finora sembra averla risparmiata. E negli ultimi mesi, i toni critici – quando non apertamente ostili – dei mass media occidentali e italiani in particolare si erano via via affievoliti, fino a tramutarsi dapprima in incredulità, e poi in stupore e in una sorta di ammirazione “obtorto collo” sia per i risultati raggiunti nella preparazione degli Europei, sia per il fatto che l’economia polacca, pur rallentando, continuava a crescere in un’Europa ormai in piena recessione.
Tuttavia il risultato più tangibile e duraturo di questi Europei, quello che continuerà a dispensare i suoi effetti benefici sulla Polonia ancora per diversi anni a venire, sarà il flusso turistico, stimolato e potenziato proprio grazie alle immagini positive che nell’anno degli Europei di calcio 2012 hanno fatto il giro del mondo.
Così il turista curioso ora sa che là esistono – a parte le solite Cracovia e Varsavia – anche città dai nomi esotici e intriganti come Danzica, Breslavia e Poznań. E il turista curioso ora probabilmente sa anche che Danzica è la città dove scoppiò la seconda guerra mondiale e dove un elettricista di nome Lech Wałęsa guidò il primo sindacato libero dei paesi comunisti che trasformò la Polonia un Paese pluralista e democratico provocando, con uno spettacolare “effetto domino”, la caduta della cortina di ferro e del muro di Berlino.

Oltre a questo, molti oggi sanno anche che Danzica possiede un centro storico di grande fascino con un antico porto affacciato sulla Motława e un tessuto architettonico nello stile della Lega Anseatica, di cui la città fece parte per secoli.
Passando all’altro capo della Polonia, oggi quasi nessuno confonde più la polacca Breslavia con Bratislava capitale della Slovacchia, e in tanti sanno che il nome polacco della città suona Wrocław. I suoi abitanti stanno facendo di tutto per imporre il nome originale a livello internazionale, scoraggiando l’esonimo italiano mutuato dal tedesco Breslau, che rimanda a un passato che si vuole dimenticare e far dimenticare.
In ogni caso, che la chiamiate Breslavia o Wrocław, non cambia la sostanza di una città di grande fascino, con una piazza del Mercato e un Municipio fra i più belli d’Europa. Peraltro Breslavia, che nel 2016 sarà Capitale europea della cultura, già da qualche anno conduce un’intelligente politica di promozione all’estero puntando non solo su un antico tessuto urbano posto su isole che lo fanno somigliare a una piccola Venezia disseminato di chiese gotiche e palazzetti rinascimentali e barocchi, ma anche sui suoi numerosi, importanti eventi culturali.
(fine seconda parte – segue)
Roberto Polce
DIDASCALIE:
– Danzica
© Roberto M. Polce
– Danzica
© Roberto M. Polce
– Danzica
© Roberto M. Polce
– Danzica
© Roberto M. Polce
– Danzica
© Roberto M. Polce
– Breslavia
© Roberto M. Polce
Giornalista e fotografo, Roberto M. Polce dal 2007 al 2011 è stato photoeditor e condirettore del web magazine fotografico di viaggi Vie dell’Est dedicato ai paesi dell’Europa centro-orientale, in particolare alla Polonia. È autore della guida turistica Polonia edita dal Touring Club Italiano. Con Morellini ha pubblicato Polonia. Usi, costumi e tradizioni, giunto alla terza edizione, e le guide Breslavia, Łódz e Danzica e la Pomerania. Nel 2012 è stato insignito della medaglia di Benemerito della Repubblica Polacca “per la sua attività volta a rafforzare la posizione della Polonia in campo internazionale”. Oggi vive stabilmente a Danzica, in Polonia.
Roberto è in questi giorni in Italia per presentare Polonia. Usi, costumi e tradizioni (Morellini). Ecco il programma delle prossime presentazioni:
17 novembre a Salerno
18 novembre ad Ancona
20 novembre a Firenze
23 novembre a Torino
24 novembre a Genova