Brian Eno: una storia musicale fra le più seducenti degli ultimi quarant’anni. E non solo: pitture, installazioni, progetti di varia specie in cui la musica non è detto sia la componente principale.
Before and After Eno lo scrive Marco Calloni per Meridiano Zero, con molta, esibita partecipazione e gran mole di informazioni su un’attività, quella di Eno, multiforme, spesso geniale, a suo modo sentimentale anche quando ha voluto riaccostare teorie in apparenza asettiche e assai moderniste quali quella di una “musique d’ameublement” di satiana memoria (di Erik Satie, ndr) – laddove segna a credito di John Cage l’interesse del musicista del Suffolk verso il materiale sonoro di qualsiasi tipo integrabile nell’opera.
Nel libro si documentano momenti biografici importanti e la pressoché totale attività artistica del “non musicista” inglese – che così a un certo punto della sua carriera iniziò a definirsi per indicare un approccio al fare musicale privo di competenze strumentali.
Una storia che passa attraverso fasi diverse, una ricerca estranea alla tradizione culta o accademica (ma a essa contigua) che comincia con la giovanile passione per nastri e registratori e l’esplorazione delle loro possibilità espressive, e trova un primo approdo straniante nel glam-rock degli esordi (la fase Roxy Music).
C’era però già stata l’esperienza con la Scratch Orchestra e Cornelius Cardew, marxista militante lontanissimo da Eno ma convergente verso l’idea di una musica assai libera dalle gerarchie classiche.
E un proteiforme impegno in più direzioni – solo per citare i passaggi più cari a chi scrive: il meraviglioso periodo delle collaborazioni tedesche (Moebius e l’amabilissimo Roedelius, Cluster o Harmonia che fossero), l’incontro coevo con il chitarrista Robert Fripp, il successivo My life in the bush of ghosts con David Byrne (difficile immaginare lo sconfinato crossover che ne è seguito senza questo splendido disco, peraltro insuperato), l’invenzione dell’etichetta Obscure, di cui ricordiamo ancora le copertine nere che racchiudevano le musiche discrete dello stesso Eno e quelle di Gavin Bryars o di un M. Nyman ancora ascoltabile.
C’è l’Eno insomma che vola alto con i minimalisti più aperti, con Harold Budd o il grandissimo Jon Hassell – uno dei maggiori musicisti viventi – delle possible musics, e c’è lo straordinario produttore e magister di “marchingegni elettronici” che cambia il segno di un numero considerevole di dischi, gruppi e progetti, dai Talking Heads al compianto David Bowie del periodo berlinese ai Coldplay.
L’elenco sarebbe davvero troppo lungo (ci pensa Calloni a farlo); testimonia comunque una disponibilità del nostro all’invenzione aerea, fluida, immaginosa anche attraverso approcci bizzarri, come quello delle “strategie oblique”: affidarsi all’alea (idea, questa sì, cageana) di proposizioni in apparenza incongrue che risolvono un’impasse creativa – sempre tenendo a mente, con la stessa saggezza che definiremmo orientale, la vitalità dell’errore.
Che gli consente di lavorare a cose sempre nuove pensate in proprio e a incrociare in maniera imprevista lavori altrui – spesso imprimendo direzioni inaspettate.
Direttamente o meno, Eno, specie attraverso l’ambient ha contrassegnato molta della musica di questi anni, e lo dimostra la discografia inappuntabile del volume, comprensiva delle innumerevoli collaborazioni (cospicuo anche l’archivio fotografico).
Il libro di Calloni dimostra come Eno, a differenza di molti musicisti colti troppo preoccupati dell’Avant-garde, abbia saputo intraprendere una ricerca sul suono senza abdicare al fattore emozionale. Non ci pare poco.
Michele Lupo
- Before and after Eno. Una biografia di Brian Eno
- Autore: Marco Calloni
- Copertina flessibile: 331 pagine
- Editore: Meridiano Zero (17 dicembre 2015)
- Lingua: Italiano