Attraversando gli oceani a remi ha avuto tempo e modo di scandagliare dentro se stesso. E ha scoperto quello che probabilmente già sapeva prima di buttarsi nell’impresa: può rinunciare a tutto tranne che al tiramisù, di cui è ghiottissimo. Purtroppo questo dolce iper-calorico non era nel menù del Ristorante Vineria Perbacco di Pinerolo e Alex Bellini ha dovuto ripiegare sul bunet, prelibatezza tradizionale piemontese. Ne è rimasto tuttavia soddisfatto, come del resto il sottoscritto. Dobbiamo ringraziare Carola del Gruppo del Cerchio, l’associazione culturale che ha organizzato il ciclo di incontri Per sentieri e naviganti. For travellers only, per avercelo caldamente consigliato. Probabilmente non potevano scegliere giornalista più agli antipodi di me rispetto ad Alex, ma credo – anche se non dovrei essere io a dirlo – che l’accoppiata abbia ben funzionato sul palco del Cinema Italia di Pinerolo.

Ma facciamo un passo indietro e torniamo alla prima delle due cene (ebbene sì: abbiamo cenato due volte!) che ho avuto il piacere di condividere con il navigatore degli oceani venuto dalla montagna (Bellini abita infatti ad Aprica). Per una fortunata incomprensione ci è stato riservato un tavolo per tre anche prima della presentazione e non solo per dopo. Alex ed io non opponiamo alcuna resistenza e seguiamo Carola per i portici della cittadina fino alla Piazza San Donato. Poche ore prima, in hotel, avevo terminato il libro Mi chiamavano montanaro (edito da Longanesi), appassionante resoconto della traversata in solitario dell’oceano Atlantico, compiuta in otto mesi nel 2006. Quello che più mi aveva colpito era il rapporto problematico che Alex aveva avuto con l’alimentazione durante i lunghi mesi della traversata. Nel libro confessa diverse volte di essersela vista davvero brutta per aver consumato in modo inappropriato le riserve che aveva stivato a bordo. 
A cena ne parla con tranquillità, anzi con uno dei suoi sorrisi contagiosi che si spalancano sotto due occhi di un azzurro che abbacina. Solo la lunga barba e il fisico asciutto (nonostante i tiramisù a cui non rinuncia) sono indizi che possono svelare la sua attività di viaggiatore “estremo”. Alex sceglie una tartare di carne cruda che accompagna con un’insalata, mentre il giornalista di ALIBI opta per degli agnolotti al brasato, tra le specialità della casa.
Inevitabilmente parlare di fame e privazioni mentre si è a tavola ha tutto un altro sapore (e significato) che seduti sulla dura panca di una barca a remi alla deriva, ma il tono della chiacchierata è volutamente informale e anche quando sfioriamo temi di attualità, conserviamo la leggerezza che ci siamo tacitamente imposti.

Bellini non si sente un eroe e spiega che ciascuno deve trovare la propria strada, tanto che nel libro elogia la sorella Barbara perché riesce a fare della vita quotidiana la propria personale avventura. Prima d’incontrarlo mi ero ripromesso di non chiedergli il “perché” delle sue imprese temerarie. Ma mi precede ammettendo che è la domanda che si sente porre più spesso e alla quale, in realtà, non sa bene come rispondere. A volte se la cava con un “perché no?”, altre dicendo che l’ha fatto per mettersi alla prova e per scavare in profondità alla ricerca del se stesso più genuino (arrivando a confessare, però, che quello che ha visto dritto negli occhi – se così si può dire – non gli ha fatto molto piacere: l’impresa più dura è davvero riconoscere fino in fondo i propri difetti).
Mi hanno emozionato anche le pagine che dedica al ricordo della madre, scomparsa quando lui aveva ventuno anni. Una tale perdita a quell’età – credo – lascia inevitabilmente un vuoto che non si può colmare con tutta l’acqua dell’oceano. Nei momenti più bui delle due traversate, quando la disperazione era la seconda passeggera a bordo, Alex ha trovato conforto nel suo ricordo, così come nel pensiero della moglie che lo assiste nell’organizzazione e nella preparazione, novella Penelope legata a doppio filo al suo Ulisse dagli occhi azzurri. A tavola tutti gli inconvenienti e le paure dei lunghi mesi in solitaria appaiono – soprattutto a me e a Carola – lontanissimi e gli incontri che ha fatto curiosi più che pericolosi (a cominciare dall’uccello che gli ha fatto la cacca sulla testa, mentre il misero pacco di cibo ricevuto da una nave di passaggio mi ricorda il sacchetto che Fantozzi acquista da un ambulante sui binari della stazione: ci mancava solo la banana di plastica!).
La prima cena, come anticipavo, si conclude con il bunet. E mi torna alla mente una sentenza che forse sintetizza la lezione della sua prima traversata oceanica: il viaggio comincia dove finiscono le certezze. Vale anche a tavola.

Alla seconda cena hanno partecipato i componenti del Gruppo del Cerchio e assistere al dibattito sorto al momento della scelta dei piatti mi ha fatto immaginare le lunghe discussioni a cui si saranno abbandonati in fase di organizzazione degli incontri. Ma come sempre, è il risultato che conta. E più del modesto giornalista culturale testimoniano della qualità degli appuntamenti i numerosi spettatori che vi hanno partecipato.
Saul Stucchi


Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?
C. Kavafis, Itaca
Perbacco Ristorante Vineria
Piazza San Donato 8
Pinerolo (TO)
Tel. 0121.397487
Orario: 18.30-24.00 dal martedì al sabato
ALIBI Online ringrazia:
Grand Hotel Relais Barrage
Stradale San Secondo 100
Pinerolo (TO)
Tel. 0121.040500
Conto: cena offerta dall’Associazione Culturale Gruppo del Cerchio
Postfazione a mo’ di premessa
“ALMUERZO CON…” è un aperto omaggio all’omonima rubrica che appare quotidianamente (tranne la domenica) sull’ultima pagina del quotidiano spagnolo El País. A sua volta quest’ultima è nata su “ispirazione” della rubrica “Lunch with the FT”, pubblicata sull’inserto culturale del Financial Times. Scopo di tutte queste rubriche, compresa la nostra, è quello di conoscere meglio una persona (non necessariamente un personaggio) attraverso un’intervista condotta in modo informale durante un pranzo o una colazione.