Bisogna attraversare gran parte del piano nobile della spettacolare residenza dei fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi per approdare alla sala che ospita (fino al prossimo 28 ottobre) la mostra Rinascimento. Il trittico di Antonello da Messina ricomposto. Lo si fa con estremo piacere, ammirando quadri di antichi maestri, raffinate suppellettili (a volte, invero, un poco inquietanti), mobili di squisita fattura (su tutti lo spettacolare Letto Valtellinese in legno intagliato con la Salita di Cristo al Calvario e una scena di battaglia), incuriositi e un poco agitati per le frequenti ammonizioni che si leggono su camini, porte, pareti e soffitti: è un continuo dispensare consigli, ammaestramenti e avvertimenti, con la concentrazione massima registrata nella biblioteca.
Entrati nella camera da letto di Giuseppe, detta anche Camera Verde, ci si sofferma sul ricco arredamento, pensierosi dopo aver letto
“Bramo assai, poco spero e nulla chiedo”
sulla cornice del camino. A questo punto è bene fare un profondo respiro prima di immergersi in uno spazio magico, un vero museo in miniatura. L’ospite d’onore è il trittico di Antonello da Messina che appare in tutta la sua magnificenza appena varcata la soglia della piccola sala dedicata alle esposizioni temporanee. La tavola di sinistra e quella al centro appartengono alla Galleria degli Uffizi, mentre il pannello di destra è di proprietà della Regione Lombardia che ne ha concesso il deposito al Museo del Castello Sforzesco di Milano.
Il trittico è qui ricomposto grazie agli sforzi di Antonio Natali (che cura l’esposizione insieme a Tommaso Mozzati) e di Vittorio Sgarbi: quest’ultimo ricostruisce nel saggio a catalogo la complessa vicenda del lascito Bardini e dell’Antonello conteso, tra mercanti d’arte, storici, amministratori e funzionari.
Finita la mostra (“una piccola mostra miracolosa” l’ha definita Sgarbi), i tre pannelli non torneranno a separarsi. Per i prossimi quindici (o venti?) anni rimarranno infatti insieme agli Uffizi, grazie a un accordo siglato tra le parti secondo il quale in contropartita il Castello Sforzesco accoglierà nella sua raccolta la Madonna con Bambino di Vincenzo Foppa. Impossibile valutare uno scambio del genere sul piano della fredda matematica. Il pannello del San Benedetto di Antonello (quello di destra) vale esattamente quanto la Madonna del Foppa? Probabilmente no, anche perché dei tre comparti del trittico è quello conservato meglio. Va anche riconosciuto, però, il sacrificio degli Uffizi che rinunciano, seppur temporaneamente, all’unica opera dell’artista lombardo presente nella propria raccolta (ma vi è arrivata tardi, poco meno di quarant’anni fa).
Alle due opere che si fronteggiano, lungo un immaginario asse geografico che unisce l’Italia da nord a sud, si affiancano le piccole tavole con l’Annunciazione di Piero della Francesca, dal Polittico della Misericordia (prestate dal Museo Civico di Sansepolcro) e il Cristo in pietà del Perugino, dalla “Pala dei Decemviri” (arrivato dalla Galleria Nazionale dell’Umbria). Se volessimo disporle in ordine cronologico, dovremmo collocare in senso orario il dittico pierfrancescano, riconducibile alla metà del Quattrocento, seguito dalla Vergine del Foppa, realizzata attorno al 1460-65, e al trittico di Antonello, successivo di una decina d’anni (ma prima del suo viaggio a Venezia); il tour italiano si concluderebbe con l’opera del Perugino, realizzata allo scadere del XV secolo.
Da non perdere, nella Camera Rossa che immediatamente precede quella Verde, la Santa Giustina di Giovanni Bellini, idealmente il quinto elemento dell’esposizione.
Saul Stucchi
foto di Tomas Nogueira
RINASCIMENTO. IL TRITTICO DI ANTONELLO DA MESSINA RICOMPOSTO
Fino al 28 ottobre 2015
Orari: da martedì a domenica 13:00 – 18.00; giovedì 13:00 – 21.00
Ultimo accesso 30 minuti prima della chiusura
Lunedì chiuso
Biglietti: intero 9 €; ridotto 6 €
Informazioni:
www.museobagattivalsecchi.org