“Qu’en pensez-vous, sommes-nous en plein siège de Troie ?” domandava in una lettera Auguste Salzmann all’amico archeologo Félix de Saulcy – uno dei fondatori dell’archeologia biblica – , riferendogli il rinvenimento di un piatto in ceramica con la rappresentazione di un combattimento: Menelao ed Ettore si affrontano sul corpo a terra di Euforbo, come racconta Omero nel XVII libro dell’Iliade. Lettera e piatto (conservato al British Museum) sono esposti alla mostra Rodi, un’isola greca alle porte d’Oriente visitabile al Museo del Louvre fino al prossimo 9 febbraio. Centrale per la storia della Grecia antica, Rodi ha avuto anche influenze sulla cultura europea in epoche ben più vicine alla nostra, come dimostra un piccolo dettaglio di cui danno conto gli organizzatori. Nel settimo capitolo del romanzo Salammbô di Gustave Flaubert la protagonista indossa una veste per la cui ideazione lo scrittore si ispirò a una placchetta in lega d’argento e oro rinvenuta a Camiros da Salzmann e da questi donata all’amico che la mostrò a Flaubert. La placchetta raffigura una Potnia Theron, ovvero una Signora degli Animali.
La collezione rodia del Louvre proviene in gran parte dagli scavi di Salzmann, effettuati tra il 1859 e il 1868, e attualmente è suddivisa nei tre dipartimenti di antichità (egiziane; greche, romane ed etrusche; orientali) e nella nuova sezione dedicata alle arti dell’Islam. Figura davvero poliedrica quella di Salzmann! Pittore (di cui però non rimangono opere), architetto, fotografo, poeta e archeologo, fu il primo a individuare il sito di Camiros e a procedere al suo scavo.
Nell’antichità Rodi era un vero e proprio crocevia nel Mediterraneo orientale, terra di scambi e incontri, scalo fondamentale di numerose rotte marine. Nelle teche della piccola mostra sono esposti vasi e vasetti, coppe (spettacolari il rython conico con l’immagine di un polipo, datato al periodo elladico recente e la coppa dal piede alto), scarabei, rosette in oro, placchette e pendenti che consentono di farsi un’idea della straordinaria abilità tecnica degli orefici rodii, mentre riproduzioni di foto d’epoca, piantine delle aree archeologiche e giornali di scavo raccontano le campagne franco-britanniche del XIX secolo, a cui seguirono quelle danesi a inizio XX secolo e poi quelle compiute dagli Italiani tra il 1912 e il 1945, quando il Dodecaneso era una nostra colonia. Durante una di queste campagne, per esempio, venne riportata alla luce un’hydria, ovvero un vaso per il trasporto dell’acqua, con la raffigurazione di un duello che ricorda quella dello splendido piatto di Euforbo. Fu rinvenuta a Ialysos, ma venne realizzata in Laconia attorno al 550 avanti Cristo. Le ultime campagne di scavo sono state quelle organizzate dagli stessi Greci. Due cartine invece illustrano la provenienza delle importazioni a Rodi dalle altre località del mondo greco e da orizzonti ancora più lontani, come l’Etruria, la Siria e la Persia. Una bella vetrina ne riepiloga una parte squadernando oggetti egizi, “egittizzanti” e orientali trovati nei santuari di Atena presenti sull’isola, rispettivamente a Camiros, Ialysos e Lindos.
Saul Stucchi
Didascalie:
Piatto di Euforbo – Combattimento di Ettore e Menelao sul cadavere di Euforbo
Argilla, diametro 38,5 cm
Rinvenuto a Camiros; prodotto a Cos
610-590 a.C.
Scavi di Salzmann e Biliotti, 1860
Londra, British Museum
© The Trustees of the British Museum
Sette placchette doppie con pendenti – teste femminili in rilievo
Lega d’oro e d’argento, altezza media delle placche 3 cm
Produzione: Rodi
Seconda metà del VII secolo a.C.
© The Trustees of the British Museum
Conchiglia a motivi incisi – Tridacna squamosa (mollusco bivalve che vive nel Mar Rosso)
larghezza 21 cm
Rinvenuta sull’acropoli di Lindos, “grande deposito di ex-voto”
Circa 650 – 600-575 a.C.
Acquistato nel 1942, dono della Fondazione Carlsberg
© Copenaghen, Museo Nazionale della Danimarca
RODI
Un’isola greca alle porte d’Oriente
Fino al 9 febbraio 2015
Museo del Louvre
Parigi
Info: www.louvre.fr
Ente Turismo Francese
www.rendezvousenfrance.com