Non avete mai visitato il Museo Jacquemart-André a Parigi? Male. Fino al 19 gennaio del 2015 avete un motivo in più per colmare quest’imperdonabile lacuna: la spettacolare mostra Il Perugino. Maestro di Raffaello. Non fate conto del sottotitolo, che come spesso succede anche con le esposizioni italiane, è perlomeno fuorviante. Quello che infatti viene affermato con ostentazione al di fuori dell’esposizione, viene proposto come interrogativo all’interno e precisamente nelle ultime due sale, in cui le opere sono state selezionate per tentare di dare una risposta al dubbio, che rimane però irrisolto.
Una cinquantina di opere raccontano la carriera di Pietro Vannucci (1450 circa – 1523), detto Il Perugino, attraverso un percorso organizzato in sei sezioni. Il sipario si solleva sui primi anni a Perugia e sul successivo trasferimento a Firenze verso la metà degli anni Sessanta del Quattrocento. Qui è esposta, per esempio, la piccola tavola de Il miracolo della neve (datata attorno al 1475), prestata dalla McEwan Collection di Polesden Lacey (nel Surrey), facente parte della predella di una perduta pala d’altare dedicata alla Vergine, a cui apparteneva anche la Nascita della Vergine concessa dalla Walker Art Gallery di Liverpool.
La seconda sezione è invece dedicata al tema della rappresentazione della Madonna. Il marmo della Vergine con Bambino realizzato dalla bottega del Verrocchio è messo a confronto con la tavola del Botticelli (uno dei capolavori della collezione del Museo Jacquemart-André) e le Madonne di Pinturicchio e dello stesso Perugino. Fate attenzione in particolare a quelle del Vannucci perché nel prosieguo del percorso, che si dipana seguendo le tappe della carriera del pittore, se ne incontreranno altre e la mutazione di stile apparirà evidente! I viaggi a Venezia, probabilmente tre tra il 1494 e il 1497, avranno una profonda influenza sulla sua arte, sollecitando il pittore a una più fine resa psicologica dei personaggi e a una maggiore attenzione ai giochi di luce. Per sincerarvene di persona sentitevi liberi di andare avanti e indietro tra le sale, soprattutto se non ci sono molti altri visitatori insieme a voi.
La terza tappa si focalizza sui successi romani, in primis la Cappella Sistina. Nel 1479, infatti, papa Sisto IV chiama a Roma il Perugino per fargli decorare la Cappella della Concezione (l’opera fu distrutta nel 1609) e poi, appunto, la Cappella Sistina. Al cantiere parteciparono i migliori pennelli fiorentini dell’epoca, da Botticelli a Cosimo Rosselli, passando per il Ghirlandaio. Le opere qui esposte sono però ritratti, come lo straordinario ritratto di Francesco delle Opere, conservato agli Uffizi.
Le sale 4 e 5 ospitano la quarta sezione, dedicata agli anni della maturità dell’artista, “rigenerato” dopo aver bagnato i pennelli nella Laguna. Dal 1493 risiede a Firenze, dove il suo stile che esalta la bellezza armoniosa e serena incontra il gusto di un pubblico che cerca nell’arte raccoglimento e pace. È la città del Savonarola, in cui il clima è teso dopo la morte di Lorenzo il Magnifico e le tensioni sociali covano sotto la cenere. Qui sono esposte le due versioni del San Gerolamo penitente, prestate rispettivamente da sua Maestà la Regina Elisabetta II e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, mentre il bell’allestimento della mostra riprende (se non andiamo errati) i riquadri raffigurati dietro la colonna a cui è legato il San Sebastiano in arrivo dalla Galleria Borghese.
C’è ancora spazio per concentrarsi su alcune opere di carattere profano, piuttosto rare nella produzione del Perugino (come per esempio la tavola di Apollo e Dafni prestata dal Louvre) e per affrontare il problema dell’apprendistato di Raffaello presso il Vannucci. Che l’Urbinate conoscesse bene le opere del Perugino nessuno lo mette in dubbio, ma gli storici dell’arte si dividono tra quelli che lo vogliono allievo diretto e quelli che pensano piuttosto a un’influenza indiretta. Al visitatore il tema, crediamo, interessa fino a un certo punto. Molto meglio godere delle opere qui esposte, come la splendida Annunciazione prestata da un collezionista privato (!) e il Polittico di San Pietro. Chiude il percorso una citazione del banchiere Agostino Chigi: “Io vi dico che il Perugino è il meglio maestro d’Italia”. Ma era il 1500 e Raffaello stava ancora muovendo i primi passi nel mondo dell’arte.
Saul Stucchi
Didascalie:
Pietro Vannucci, detto Il Perugino
Madonna con il Bambino (1500 circa)
Olio su tavola, 70,2 x 50 cm
Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress Collection
© Courtesy National Gallery of Art, Washington
Pietro Vannucci, detto Il Perugino
Francesco delle Opere (1494)
Olio su tavola, 52 x 44 cm
Firenze, Istituti museali della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino – Galleria degli Uffizi
© Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Firenze
IL PERUGINO
Maestro di Raffaello
Fino al 19 gennaio 2015
Orari: tutti i giorni 10.00 – 18.00; lunedì e sabato fino alle 20.30
Biglietti: intero 12 €; ridotto 10 €
Musée Jacquemart-André
158, boulevard Haussmann
Parigi
www.musee-jacquemart-andre.com