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Voi siete qui: Biblioteca » Bertelli si muove a suo agio tra Piero e i suoi amici-nemici

11 Febbraio 2013

Bertelli si muove a suo agio tra Piero e i suoi amici-nemici

L’ultima volta che sono stato al Louvre mi sono portato Piero. Un pittore per due nemici di Carlo Bertelli (edito da Skira nell’agilecollana SMS). Mi sono fermato di fronte al Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta di Piero della Francesca e ho fissato il profilo del signore di Rimini. Alle spalle, nella Grande Galerie, avevo i Mantegna, mentre girando la testa a destra potevo vedere le tavole di predella con le storie del martirio di Cristo, opera di Niccolò di Liberatore, detto l’Alunno, le cui figure patetiche e agitate riflettono la doppia influenza di Carlo Crivelli e Luca Signorelli: che contrasto con l’atteggiamento di immota sospensione dell’opera pierfrancescana! Lo sgherro dai tratti demoniaci che nella tavola dell’Alunno appoggia il piede alla colonna per stringere la corda che lega il Cristo mai avrebbe trovato ospitalità nella Flagellazione di Piero.
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Anche nelle più recenti visite alla Pinacoteca di Brera avevo con me il libretto di Bertelli, per rileggere alcune pagine, seduto nella sala che ospita la Madonna col Bambino, sei santi, quattro angeli e il duca Federico II da Montefeltro (chiamata da tutti per brevità Pala di Brera).
Qualche anno fa la soprintendente Sandrina Bandera propose di organizzare una mostra attorno a queste due opere capitali di Piero, ma il progetto rimase sulla carta. Da quell’idea ha preso spunto il testo di Bertelli che rievoca le tappe principali della biografia di Piero, collegandole ai suoi capolavori.
La natia Borgo era possedimento dei Malatesta, quando l’artista vi nacque nel 1413, ma meno di trent’anni dopo (per la precisione nel 1441) Sansepolcro passava ai Fiorentini. Umanista completo e versatile, Piero non aveva problemi (o almeno non dimostrò scrupoli) nel lavorare per clienti che erano tra loro acerrimi nemici.
Dipinse il Battesimo di Cristo (ora alla National Gallery di Londra) per i Graziani guelfi e compose un trattato d’abaco per i Pichi ghibellini, così come ritrasse il Malatesta e Federico da Montefeltro. Poté farlo perché aveva una “propria, intangibile autonomia” ed era ben consapevole del proprio valore.
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Centrale, nell’economia del libro (ma anche nell’opera di Piero) è la Flagellazione, la cui realizzazione Bertelli data attorno al 1452, quando prese avvio il ciclo aretino della Storia della Vera Croce. La professoressa Ronchey, sostenitrice della tesi “bizantina” che vede nella tavola un monito alla difesa di Costantinopoli, non condividerebbe l’affermazione secondo cui “la Flagellazione contiene un solo ritratto”, quello dell’uomo con il broccato.
Come decine di studiosi prima di lei, si è impegnata nel tentativo di individuare l’identità dei personaggi dipinti in primo piano (ma non solo). Ma su questo tema rimando allo speciale dedicato alla Flagellazione.

Bertelli_cover

Come uno stesso cartone servì all’artista per dipingere i ritratti del Malatesta nell’affresco riminese e sulla tavola oggi al Louvre, così uno stesso cartone fu utilizzato per realizzare quelli di Federico nella Pala di Brera e nel dittico degli Uffizi, mentre nell’architettura della Pala i riferimenti al palazzo urbinate sono tali e tanti da spingere Bertelli a scrivere: “(…) la pala è in simbiosi con il palazzo. È quasi un pezzo del palazzo”.
Incasellando le date in un’ipotetica griglia cronologica, Bertelli ripercorre la carriera di Piero con il suo peregrinare per l’Italia centrale, mai troppo lontano dalla patria e dalla famiglia a cui era legatissimo, e ha modo di ricordare in poche righe eventi bellici che fecero la storia, come la sconfitta definitiva del Malatesta al fiume Cesano. Per quanto riguarda il rapporto con la pittura fiamminga, ribadisce la distanza di Piero e della sua “pittura di luce” dalla “magia dell’ombra” di Van Eyck. Contrasto che possiamo constatare confrontando le rudi e artritiche mani del Duca (ridipinte da Pedro Berruguete, spagnolo di formazione nordica) con il suo volto melancolico, opera di Piero.
È davvero un peccato che la mostra di Piero a Brera non si sia potuta fare. Che il progetto venga riproposto in occasione della presentazione del libro di Bertelli nella stessa Brera, il prossimo 13 febbraio? Vi saprò dire…
Saul Stucchi

Didascalie:

  • Piero della Francesca
    Ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta, 1450-1451
    Olio e tempera su tavola, cm 44,5 × 34,5
    Parigi, Musée du Louvre
  • Piero della Francesca
    Dittico dei duchi di Urbino. Ritratto di Federico da Montefeltro, 1474 circa
    Olio su tavola, cm 47 × 33
    Firenze, Galleria Nazionale degli Uffizi

Carlo Bertelli
Piero. Un pittore per due nemici
Skira
2012, 48 pagine, 9 €

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