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Voi siete qui: Mondo » Viaggio in Iran. Kashan: Casa Tabatabaei e il Giardino Fin

27 Novembre 2020 Scritto da Laura Baldo

Viaggio in Iran. Kashan: Casa Tabatabaei e il Giardino Fin

Con la quindicesima puntata si chiude il reportage di Laura Baldo sull’Iran.

La partenza da Isfahan è un po’ triste, perché è l’ultimo giorno di viaggio. Dopo alcune ore di pullman, più o meno a metà strada da Teheran, ci fermiamo a Kashan. La città possiede un grazioso e caratteristico centro storico, e numerose case tradizionali convertite in musei.

Casa Tabatabaei

Noi purtroppo riusciremo a vederne solo una: casa Tabatabaei. È una residenza molto lussuosa, fatta costruire a fine Ottocento da un ricco mercante di tappeti. È anche molto grande, perché comprende numerosi cortili interni e zone separate per la famiglia e per la servitù.

Casa Tabatabaei a Kashan

Le sue caratteristiche più impressionanti sono gli alti soffitti a volta, gli intricati stucchi decorativi, gli specchi e le vetrate colorate. Poi ci sono le curiosità, come i gabinetti (alcuni bagni pubblici odierni sono ancora così: un fessura nel pavimento, dove bisogna fare attenzione a non caderci dentro) il sistema idraulico, le torri del vento per rinfrescare, le cucine, le stalle.

Un cortile a Kashan

Si può insomma farsi un’idea precisa di come vivevano i ricchi qui un paio di secoli fa. Tutta la casa è un labirinto di ripide scale che salgono e scendono, di terrazzini e di cortili. In uno di essi c’è un’installazione curiosa: sembra una gigantesca rastrelliera con appesi un centinaio di oggetti vagamente cilindrici di terracotta dipinta. Non c’è alcuna targhetta e Alì non ha idea di cosa sia, quindi mi tengo la curiosità, forse è solo di bellezza, o forse sono sonagli e suonano quando c’è vento.

Kashan: oggetti in terracotta

Usciti dalla casa ci fermiamo in un negozietto che vende prodotti a base di rose. La regione di Kashan è infatti famosa per alcuni importanti festival dedicati alla rosa. Si trova di tutto: dai cosmetici, come creme e saponi, alle essenze, ai boccioli secchi da mettere nel tè, all’acqua di rose commestibile, da usare in cucina. Il profumo è buonissimo e tanto forte da stordire, ed esco con la mia piccola scorta di creme da regalare e acqua di rose.

Kashan: distillatore per le rose

Per il pranzo ci fermiamo in un ristorante piuttosto moderno, che possiede un cortile dove è esposto un antico distillatore per le rose, molto interessante da vedere.

Il giardino di Fin

Dopo pranzo ci spostiamo di poco per visitare il giardino di Fin — o Bagh-e Fin — il più antico giardino iraniano e di certo uno dei più belli. Costruito alla fine del 1500, e nel corso dei secoli più volte rimaneggiato e ampliato, oggi fa parte dei giardini persiani protetti dall’UNESCO. L’esterno è cinto da mura e l’interno è enorme e spettacolare.

Kashan: ingresso del giardino Fin

Una serie di strette vasche e di fontane collegate tra loro e pavimentate d’azzurro percorre tutti i lunghi viali del giardino e l’effetto complessivo è magnifico. All’interno ci sono antichi bagni e altri edifici con splendide volte decorate. Fuori dai bagni c’è una vasca dove sul fondo si intravedono diverse banconote, gettate probabilmente come noi facciamo con le monete. È vero che qui ci sono banconote che valgono poco o niente, ma una volta bagnate non si possono recuperare, mi sembra una cosa molto strana da fare.

Giardino Fin di Kashan

All’interno dell’edificio c’è anche un piccolo museo dedicato a un antico primo ministro persiano, fatto assassinare qui dallo Scià. I viali sono ombreggiati da alti cipressi, alcuni dei quali vecchi di secoli. Un bellissimo posto dove passeggiare.

Antichi bagni del Giardino Fin a Kashan

Fuori dal giardino c’è un uomo con un carretto che vende fichi, e sembrano davvero freschissimi. Qualcuno ne compra un sacchetto e riesco ad assaggiarne uno: sono dolci e buonissimi, e mi pento di non averne presi un pochi. Purtroppo è difficile conservarli.

Ritorno a Teheran

Risaliamo sul pullman con destinazione Teheran. Lungo la strada Alì ci dà un modulo da compilare per conto dell’agenzia, con la valutazione del viaggio. Il foglio è in inglese, quindi le mie risposte sono abbastanza semplici, e ci consultiamo anche l’uno con l’altro, come a scuola: “Tu cos’hai risposto qui?”.

In ogni caso sono felice di poter dare quasi tutte valutazioni positive. Il tour è stato bellissimo, abbiamo visitato non solo i luoghi turistici più famosi ma anche altri che non avrei mai sentito nominare, e che pure valeva davvero la pena di vedere. Alì è stato una guida fantastica, preparato su tutto (o quasi), sempre pronto a rispondere con pazienza alle richieste, e anche a parlarci di cose che esulavano dai suoi obblighi.

Ho aggiunto solo un paio di idee se si volesse prolungare il tour, come una gita fino al Golfo Persico (siamo passati a meno di cento chilometri) o un’escursione nel deserto, oltre naturalmente a più tempo da passare a Yazd. Comunque il giudizio finale, per il poco tempo a disposizione, è ottimo.

Rientro in Italia

Il pullman ci lascia in un hotel di fronte all’aeroporto e non appena riparte mi assale un senso di vuoto e malinconia. Non vorrei tornare. Mi succede sempre alla fine di un viaggio, ma stavolta la sensazione è più forte che mai. Ci sono davvero troppe cose che non ho visto e troppe domande a cui ancora non ho trovato una risposta soddisfacente su questo Paese così straordinario e così pieno di contraddizioni.

Il ritorno è lungo e stancante quanto l’andata. Sveglia alle cinque, cambio aereo a Istanbul, atterraggio a Venezia sotto un cielo grigio e piovigginoso (le nuvole sono una delle cose che proprio non mi erano mancate), più di un’ora di fila per uscire dall’aeroporto, poi il treno. Ho ricollegato il telefono e subito iniziano ad arrivare messaggi e notifiche, e mi rendo conto di quanto è stato rilassante passare intere giornate senza linea telefonica. Solo l’orizzonte infinito degli altopiani riarsi dal sole e un mondo nuovo tutto da esplorare.

La voglia di buttare il telefono dal finestrino si affaccia con prepotenza, ma purtroppo sono quei finestrini che non si aprono, e sono costretta a rassegnarmi e rientrare con uno scossone nei rigidi binari del quotidiano.
Mi consolo pensando che non torno identica a quando sono partita: porto con me i ricordi di luoghi e persone straordinari e le tante cose che ho imparato durante questo bellissimo viaggio.

Laura Baldo

Quindicesima puntata – fine.

Di Laura Baldo è appena uscito da Alcheringa Edizioni il romanzo giallo “La salvatrice di libri orfani”.

Didascalie:

  • Casa Tabatabaei, il cortile principale
  • Un altro piccolo cortile
  • I misteriosi oggetti di terracotta
  • Un vecchio distillatore per le rose
  • Ingresso del giardino Fin
  • Le fontane e i cipressi del giardino
  • Le volte degli antichi bagni
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