La prima tappa del viaggio lungo il fiume Ebro viene archiviata come “giornata delle sorprese”. Ad aprirla un’ottima colazione in una caffetteria Specialty Coffee che da sola meriterebbe un viaggio di ritorno a Santander. Se amate il caffè, prendete nota: Primos de Origen.
Aprendo soltanto alle 10, ci costringe a iniziare più tardi del previsto il nostro viaggio. Arriviamo a Fontibre che mancano pochi minuti a mezzogiorno. La prima cosa che vediamo è il “plastico” che mostra la valle dell’Ebro con tutte le regioni che attraversa.
La fonte del fiume è in un boschetto incantevole, sistemato a parco con tanto di percorso e pannelli didattici (dovremmo prendere esempio dalla Spagna!). C’è una piccola colonna sormontata da una statuetta della Madonna col Bambino.
Uno dei pannelli sopra citati spiega ai visitatori che in realtà il fiume Ebro ha due fonti (come Dioniso, nasce due volte…). E un detto popolare riconosce che il fiume Hijar porta l’acqua e l’Ebro la fama. Lo Hijar è l’affluente che dà subito le sue acque al nascente Ebro.
Ho visto le fonti dei fiumi Tevere, Arno e Tago e in nessuna delle occasioni precedenti ho incontrato così tanta gente come oggi, anche parlo di una ventina di persone in tutto. A controllarci dall’alto c’era una cicogna.
Dopo una breve sosta ad ammirare l’esterno della chiesetta di San Cipriano, siamo arrivati all’embalse ovvero bacino dell’Ebro, una vasta e articolata distesa di acqua che abbiamo circumnavigato per buona parte. Un’iscrizione commemorativa posta all’imboccatura della diga ricorda “lo sforzo, il sacrificio e la sofferenza” dei lavoratori e dei prigionieri della Guerra Civile che resero possibile la realizzazione della gigantesca opera.
Qualche chilometro più avanti scorgiamo il campanile della chiesa di Villanueva de las Rozas, detta la “Cattedrale dei pesci” perché l’edificio è in gran parte sommerso proprio a causa del bacino. Purtroppo non troviamo alcun sentiero per raggiungere la passerella che intravediamo dalla strada e dobbiamo accontentarci di uno sguardo da lontano.
Impressionante è la vista del fiume dall’alto del Mirador del Cañón del Ebro. Il canyon è sorvolato da uccelli come avvoltoi e aquile reali a cui invidiamo la totale libertà di godersi uno scenario favoloso. La temperatura supera appena i 30 gradi ma il tasso di umidità è altissimo.
Anche la tappa successiva è sorprendente: il Monasterio de santa María de Rioseco, costruito nel XII secolo per ospitare monaci cistercensi. Al momento di massima fioritura ospitava un totale di circa 100 persone tra monaci, conversi, novizi e personale. Nell’Ottocento ebbe inizio la decadenza che portò piano piano, in diverse fasi, all’abbandono del sito. Lo scheletro del monastero con il chiostro e la chiesa lascia senza fiato per la bellezza del luogo che lo circonda.
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Saul Stucchi