Un giorno ti dirò tutto (HarperCollins, 2024) è il romanzo d’esordio di Laura Buffoni. Il testo è un monologo della protagonista a sua figlia, che oggi ha la stessa età che aveva lei quando, nel 1984, si traferì con la famiglia dalla ricca via romana Corso Francia nel quartiere popolare Laurentino 38 ‒ un quartiere nato con l’idea di aggregare e migliorare la società e finito nel degrado più assoluto ‒ ma che secondo la protagonista «venne concepito come un ghetto».
«Per venire su forti bisogna misurarsi con la vita vera», sostiene il padre. E come farlo meglio se non trasferendosi in quartiere nuovo come il Laurentino 38? Per il padre la scelta è giusta perché è anche una scelta morale, nata in un mondo fatto di scelte politiche tese a cambiare (e migliorare) il mondo. Senza però considerare che il quartiere, progettato per diventare il simbolo dell’edilizia popolare, ben presto è diventato un luogo malfamato, in cui criminali, tossici, gang, ex galeotti convivono tutti insieme.
Il perché i due giovani genitori, istruiti e affettuosi, abbiano deciso, consapevolmente, di portarvi i loro figli piccoli e farli crescere lì, nel romanzo non si dice mai chiaramente.
«Ancora oggi minimizzano», afferma a un certo punto la protagonista, e sottolinea anche che «la mia era una famiglia di sinistra con un’ideologia molto chiara e radicalizzata. Mio padre ha inveito per 40 anni dietro a Berlusconi».
In un momento esilarante del romanzo si racconta come, durante il discorso della discesa in campo di Berlusconi, la ragazza sia rimasta chiusa nell’ascensore sola ad attendere i pompieri, perché il padre era troppo occupato a inveire contro la televisione e Berlusconi, per aiutare la figlia.
Se la casa della protagonista è un luogo confortevole, sotto casa, però, ci sono molte siringhe (siamo sempre negli anni Ottanta) e troppi tossici che si fanno e spacciano, molti dei quali stanno morendo di Aids, «senza più carne addosso» e neanche più le vene. Per non parlare della criminalità che al Laurentino 38 è ai massimi livelli. I negozi, previsti dal progetto, vengono dati alle fiamme.
La protagonista e la sua famiglia si trovano presto a vivere nella «versione romana del Bronx dei Guerrieri della notte, dove a farla da padrona era la terribile famiglia W. in cui tutti – pure i bambini – avevano in eredità un dente d’oro e gli occhi strabici per guardarsi le spalle».
Ben presto la ragazzina si sente estranea a tutto il resto. A scuola, più vessato di lei, ma solo accennato nel libro, è il fratello, «che era un bambino grasso, quindi immaginiamoci. È diventato fortissimo. Il più forte di tutti. Oggi è un magistrato».
La protagonista, a un certo punto, viene pesantemente aggredita, «una mia ex compagna di scuola, era pure brava ‒ seppi dopo che aveva trovato da poco suo padre appeso al lampadario per questioni di droga ‒ era quella che si era accanita di più». Prima le impongono di: «bacia[re] la svastica» e quando lei dice di no, c’è solo una valanga di colpi che la colpiscono in faccia. Così la sua vita da giovane adulta paga per scelte non sue. Da tutto ciò riesce a salvarsi grazie all’amore ricevuto che la rende in grado di realizzare se stessa.
Un giorno ti dirò tutto si rivela fin dalle prime pagine il folgorante esordio di Laura Buffoni che racconta come la scelta, fatta in buona fede dai genitori, abbia poi finito per condizionarle tutta la vita. «Perché eravamo lì? Ci ero finita per caso. O per errore? Passavo ore alla finestra, a disegnare con il fiato caldo i ghirigori del caos che avevo dentro e che regnava fuori, nonostante sapessi che poi me la sarei dovuta vedere con mia madre e la squisita disperazione in cui l’avrei gettata per colpa di quegli scarabocchi che sarebbero riemersi per sempre. Indelebili».
Fingere, per vivere tranquilla e non farsi notare, serve solo fino a un certo punto. Per quanto possibile si atteggia a maledetta, tiene lo sguardo basso, parla poco e mastica compulsivamente gomme Big Babol.
Ma crescendo le differenze emergono. La ragazza è sempre figlia di due insegnanti che sono contro il consumismo, contro i prodotti commerciali che fanno solo la spesa alla Coop. Questo non la rende simile agli altri, agli emarginati veri che rubano o si bucano perché non possono fare altro. E non hanno altre armi se non le siringhe per difendersi da quel mondo.
NOTA: questo libro fa parte dei primi dieci titoli presentati dagli Amici della domenica per l’edizione 2024 del Premio Strega. Il romanzo è stato proposto da Serena Dandini.
Claudio Cherin
Laura Buffoni
Un giorno ti dirò tutto
HarperCollins Italia
2024, 220 pagine
17,50 €