Al Teatro Elfo Puccini di Milano si è tenuta ieri sera (giovedì 14 aprile 2022, ndr) l’ultima rappresentazione milanese – in prima nazionale – dello spettacolo “Edipo Re. Una favola nera” che Ferdinando Bruni e Francesco Frongia hanno tradotto e adattato dalla tragedia di Sofocle.
Al termine della recita sono stati calorosi gli applausi del pubblico che gremiva la Sala Shakespeare. Tiepidi invece i miei e quelli della ragazza sconosciuta che mi sedeva alla destra. “Non ti vedo convinta…” le ho detto rimettendo la giacca. “No, infatti” ha confermato. Ma non le ho chiesto il motivo, per evitare di sembrare importuno. Magari condivideva – senza conoscerli – i miei dubbi e le mie considerazioni su questo spettacolo, da cui mi aspettavo tanto e che in effetti tanto dà, ma forse non sempre nel modo migliore.
A questo punto invito il lettore a prendere le righe che seguono come noterelle a margine, più che come una tradizionale recensione.
C’è del Macbeth in Edipo
Due anni fa avevo assistito, sempre all’Elfo, allo spettacolo “Verso Tebe. Variazioni su Edipo”. In qualche modo quelle premesse mi hanno convinto più di queste conclusioni. In questo “Edipo Re” c’è tanto, forse addirittura troppo. C’è molto Macbeth, a cominciare dalla scena iniziale in cui i tre componenti del coro fanno la parte delle streghe che predicono il trono. Lo stesso Edipo (Valentino Mannias), al pari del generale scozzese, esclama tronfio “Sarò re!”, ignorando le tappe della via crucis che sta per intraprendere.

Il suo destino tragico di uomo che vuole sapere la verità a qualunque prezzo lo accomuna a Lear e ad Amleto. Riporto queste parole intense che ho letto nella brochure di presentazione dello spettacolo:
Anche se la tragedia ci arriva da un mondo lontano, è difficile immaginare qualcosa di più adatto alla nostra epoca di questa forma d’arte che descrive la transizione tra un vecchio mondo che sta scomparendo e un nuovo mondo di cui ancora sappiamo molto poco. Nella tragedia il tempo è sempre fuori sesto e anche noi che viviamo in questi anni incerti potremmo dire con Amleto: «maledetto destino essere nati perché quadri ancora».
Identico il gruppo di attori tra le “Variazioni” e questo “Edipo Re”: insieme a Mannias ci sono Ferdinando Bruni nei ruoli della Sfinge e di Tiresia (ma non solo), Mauro Lamantia come Giocasta ed Edoardo Barbone che si divide tra Creonte, Manto e il messaggero.
La Sfinge sboccata
Cosa ho apprezzato? Magnifici i costumi di Antonio Marras (il mantello di Edipo è stato decorato da Tonino Serra) realizzati da Elena Rossi e Ortensia Mazzei, e le maschere della stessa Rossi. In particolare i costumi di Edipo e Giocasta al momento dell’investitura regale mi hanno ricordato simili scene di pompa cerimoniale, viste nelle opere liriche “Gloriana” di Benjamin Britten al Teatro Real di Madrid e “Akhnaten” di Philip Glass all’English National Opera di Londra (a proposito, prendete nota: l’Akhnaten tornerà per la terza volta all’ENO, dall’11 marzo al 5 aprile del 2023).
La Giocasta di Lamantia mi è sembrata il personaggio più riuscito e la sua la recitazione più convincente ed emozionante. Mi ha lasciato invece perplesso la Sfinge di Bruni che manda a quel paese (in realtà più grossolanamente) il povero Edipo, a cui intima – senza perder tempo in enigmi – “Vai fuori dalle palle!”. Più sobri Tiresia e il pastore, nonostante quest’ultimo indossi un costume che lo affratella ai pastori Mamuthones sardi.

Prima che iniziasse la rappresentazione ho avuto il tempo di leggere qualche pagina de “Il fattore umano” di Graham Greene (Sellerio), quelle che chiudono la quinta parte. Il protagonista Castle, una spia, lascia l’hotel in cui ha trovato momentaneo rifugio travestito da cieco, con tanto di bastone. Un’anziana signora lo aiuta a prendere la navetta verso l’aeroporto. Riesce così a evitare di essere bloccato dal collega dei servizi segreti con cui ha conversato poco prima in albergo e che l’ha fermato per un momento, interdetto, credendo di riconoscerlo.
Quando furono seduti vicini sull’autobus, la donna osservò, guardando fuori dal finestrino: «deve proprio somigliare molto all’amico di quel tale: è ancora lì con gli occhi sgranati».
«Tutti, si dice, abbiamo il nostro doppio a questo mondo» rispose Castle.
Edipo è il nostro doppio.
Saul Stucchi
Foto di Lorenzo Palmieri
Edipo re. Una favola nera
da Sofocletraduzione e adattamento Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
uno spettacolo di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
con Edoardo Barbone, Ferdinando Bruni, Mauro Lamantia, Valentino Mannias
costumi di Antonio Marras
realizzati da Elena Rossi e Ortensia Mazzei
maschere Elena Rossi
luci Nando Frigerio
suono Giuseppe Marzoli
produzione Teatro dell’Elfo
Informazioni sullo spettacolo
Dove
Teatro Elfo PucciniCorso Buenos Aires 33, Milano
Quando
Dal 15 marzo al 14 aprile 2022Orari e prezzi
Orari: da martedì a sabato 20.30Domenica 16.00
Durata: 1 ora e 15 minuti senza intervallo
Biglietti: intero 33 €; ridotti 17,50/16,50 €