Formula vincente non si cambia. Così arriva in libreria “La Sicilia degli dei” di Giulio Guidorizzi e Silvia Romani, per aggiungersi agli altri volumi di quella “collana” fuori collana che sta dando belle soddisfazioni a Raffaello Cortina Editore e soprattutto a noi lettori.
Dopo “In viaggio con gli dei”, dedicato alla Grecia, e “Il mare degli dei” sulle sue isole, ecco “una guida mitologica” che ha per tema l’isola più grande del Mediterraneo. Anche in questo caso i due autori si alternano nella scrittura dei capitoli, illustrati da Michele Tranquillini e da un ricco apparato iconografico ben curato.

Il richiamo dell’Isola
Il periplo prende avvio dalle Eolie per concludersi a Palermo, attraversando la Trinacria sulle tracce dei suoi miti, sì, ma anche delle sue storie. La strana famiglia di Eolo condivide le pagine con i “fratelli pii” di Catania, il misterioso Colapesce si prende il suo spazio come poi farà Eracle, ninfe e dei si rincorrono da un fiume all’altro.
Mitiche o storiche che siano, le vicende sono a volte allegre, altre drammatiche, altre ancora tragiche, come quella sulla terribile morte di Salvatore Gurreri: la trovate nel capitolo dedicato a Siracusa. Nell’antichità la città era celebre per la sua “dolce vita” (di cui, peraltro, sarebbe rimasta vittima), così come Taormina a partire dalla fine dell’Ottocento per artisti e benestanti del nord Europa.
Fin dall’introduzione “L’Isola chiama a raggiungerla, come una sirena plasmata nella terra, nella pietra, nel mare. È così dal tempo degli Immortali: la Sicilia da sempre è la tappa finale di uno splendido Grand Tour, l’approdo, il rifugio di divinità ed eroi. E, una volta lì giunti, in molti hanno deciso di restare”.
Sapori e profumi
Storie di Greci, di Siculi e di Sicani, ma anche di Tedeschi, Inglesi e altri Europei. Conoscete il poeta August von Platen? E cosa sapete dell’italianissimo Joseph Isaac Spadafora Whitaker, per gli amici “Pip”? Tra maschere teatrali greche (confesso che non conoscevo la storia di quelle conservate al Museo Bernabò Brea a Lipari) ed elmi etruschi fanno capolino gli arancini di Catania, da abbinare a “un calice di bianco, di quelli sapidi e fermi che sanno di mare anche solo all’olfatto”.

Il miele di Sant’Angelo Muxaro “è freschissimo, così come la ricotta dell’Epifania, e non è necessario alcuno sforzo di immaginazione per far finta di essere un antico Greco o un Sicano o persino un viaggiatore miceneo. La ricotta è la stessa dei tempi di Ulisse o di Eracle; il miele simile a quello ricavato dagli alveari dell’antichità”.
I formaggi di Siracusa, invece, “vanno assaggiati tutti, con una preferenza per la ricotta caura caura, appena sfornata di primo mattino. Chiudendo gli occhi, senza fatica ci si ritrova nella grotta oscura del Ciclope Polifemo intento a preparare i suoi formaggi e a mungere le sue pecore”.
Ma tra aneddoti e curiosità trovano posto anche il cous-cous, “cibo della pace”, il “Nelson’s Bloody Rum”, i “mitici” dolci della signora Grammatico di Erice e la muffuletta, antesignana dello street food alla siciliana.
Statue e naufragi
Non sfuggano, inoltre, le indicazioni ironiche che l’illustratore Tranquillini dissemina qua e là nelle sue tavole, mentre utili a proseguire il viaggio sono le indicazioni bibliografiche poste in calce a ogni capitolo (mi sento di aggiungere solo un paio di consigli: “La moneta di Akragas” di Andrea Camilleri, edito da Skira e “La pescatrice del Platani. E altri imprevisti siciliani” di Stefano Malatesta, da Neri Pozza).
E poi ancora storie di statue (su cui fin troppo spesso metteva gli occhi e le mani il rapace governatore Verre, meritandosi gli strali di Cicerone), di viaggi e di naufragi (alla larga dallo scoglio Skerki!), di bagni sotterranei per le donne (i miqweh di Siracusa) e di alberi (come l’immenso “castagno dei cento cavalli” di Catania).
Molti i “bei periodi” in cui i due autori lasciano scivolare la penna, ispirati da Apollo. Ne cito almeno uno, dedicato ad Agrigento, sognando di tornare nella Valle dei Templi:
Di primo mattino, seduti su una pietra a contemplare le colonne del tempio “dei Dioscuri”, si avverte forte il profumo di aranci, di limoni e il sentore amaro della mandorla che provengono da una piccola valle fra il tempio dei Dioscuri e quello di Vulcano dove si apre un vero e proprio paradiso terrestre, quello della Kolymbethra, la “piscina” che Terone aveva fatto costruire per portare acqua a tutta la città”.
Saul Stucchi
Giulio Guidorizzi, Silvia Romani
La Sicilia degli dei
Una guida mitologica
Fuori collana
Raffaello Cortina Editore
2022, 296 pagine
20 €